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 2016  marzo 18 Venerdì calendario

Riparte il motomondiale. Lorenzo primo, Rossi secondo... E la storia che si ripete

Ecco il Mondiale 2016: misterioso, indecifrabile, ogni segno è il suo contrario. Le nuove regole, per esempio. Le gomme Michelin al posto delle Bridgestone sembrano un chiaro vantaggio per Lorenzo e il suo guidare dipingendo, ma le indossa bene anche Rossi perché lui storicamente va bene su tutto, e persino le Ducati – che secoli fa, quando c’era ancora mercato libero, le disdegnarono preferendo le Bridgestone – sembra si siano adattate alla grande. E la nuova elettronica? Buona per Yamaha e Ducati, indigesta per la Honda. Possibile? Possibile, se è vero che i cambiamenti nella centralina sono un ritorno al passato («Sembra il 2008», dice Rossi) e un colosso tecnologico, per definizione, è bravo a progredire, non a regredire.
E poi i piloti. Lorenzo è il favorito, sostiene il paddock unanime. Lui frena: «Sul giro secco sì, ma il passo gara nessuno lo conosce ancora. Se sono favorito è solo perché sono campione del mondo». Può essere. Intanto ieri, pronti via, prime prove, li ha già messi in fila tutti senza pietà. È solo l’alba di una stagione, poco indicativa, ma tant’è: al momento solo Jorge sembra potere limitare Jorge, che comunque sembra diventato solidissimo anche di cabeza. E Marquez? Nei test ha faticato; ieri al via il primo era lui; alla fine ha chiuso solo ottavo dietro persino a Pedrosa. Alti, bassi, luci, ombre, e i dubbi rimangono: come sta il Guardaspalle, e soprattutto come reagirà alle conseguenze della famosa storiaccia del 2015? Davvero gli scivoleranno come acqua sul marmo?
Se poi parliamo di misteri, chi lo è più delle Ducati? Dal 2010 non vincono un Gran premio, perdute nell’inseguimento e nella delusione. Ora finalmente vedono luci in fondo alla curva, e non solo perché qui si corre sotto i lampioni. Iannone è reattivo, ambizioso. «Voglio vincere la mia prima gara», dice in giro da un po’. Nel frattempo, con la Desmo jet, è terzo e il più veloce del gruppo: 346,9 km/h. Un flash nella notte. Di pochissimo più lento con i suoi 344,3 km/h Dovizioso, che però è solo settimo. Ci sta: l’Andrea abruzzese è uno che aggredisce, l’Andrea di Forlì è uno che riflette. Va atteso, tempo c’è. E questa pista piace sia a lui che alla Desmosedici: un anno fa Dovi fu secondo dietro Rossi davanti proprio a Iannone.
Infine Valentino. Anche con lui la lettura dei segni fallisce, perché stavolta il suo famoso sorriso si è trasformato in un enigma. Dietro la diplomazia, c’è una memoria che lavora e forse logora. «Non dimentico», ha raccontato durante l’inverno, e giovedì in conferenza stampa, diviso da Marquez solo da Lorenzo – pacchi di dinamite pronti a esplodere – ha ricordato al mondo che «l’anno scorso è successo qualcosa di anomalo». Ora serve equilibrio. La cura ieri se l’è prescritta così: in mattinata si è rilassato giocando a calcio con Xavi, l’ex del Barcellona che sverna nel deserto; a sera ha chiuso secondo, già tonico, concentrato, l’unico capace di tenere Lorenzo a portata di sguardo: «Sono soddisfatto – ha raccontato poi nella notte di Losail —. Il secondo posto è buono, ma soprattutto è buono il tempo. Come modo per affrontare il campionato non c’è male, ma adesso bisogna stare concentrati». Il viaggio è appena iniziato.