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 2016  marzo 18 Venerdì calendario

Sull’olio di Tunisi

Il Parlamento europeo ha votato a favore dell’aumento delle importazioni senza dazi di olio tunisino per i prossimi due anni. In un Paese a forte vocazione agricola e con la crisi economica che non accenna ad allentare la morsa un provvedimento del genere non potrà non provocare danni per i nostri produttori. Perché l’Europa non tutela il «made in Italy»?
Gabriele Salini

Caro Salini,
La Tunisia è il primo dei Paesi in cui le rivolte arabe hanno avuto per effetto il crollo del vecchio regime e la precipitosa fuga dell’uomo che ne era diventato il dittatore. Ed è anche l’unico in cui il partito ispirato dalla Fratellanza mussulmana ha collaborato con i partiti laici alla scrittura di una costituzione democratica. Ma è anche, malauguratamente, minacciato da gruppi jihadisti, teleguidati da Al Qaeda nel Sahara che hanno fatto della Tunisia un campo di reclutamento per le milizie dello Stato Islamico in Iraq e in Siria. E viene periodicamente colpito da attentati che hanno avuto conseguenze disastrose sul numero dei turisti stranieri che visitano il Paese.
L’Europa ha quindi un evidente interesse a favorire lo sviluppo civile ed economico della nuova Tunisia. Per l’Italia questa è una esigenza doppiamente vitale. Dobbiamo evitare, per quanto possibile, che i giovani tunisini siano costretti a cercare lavoro nel più vicino dei Paesi europei. Dobbiamo aiutare le piccole e medie imprese italiane in Tunisia (alcune centinaia) a restare dove sono straordinariamente utili, contemporaneamente, al Paese da cui provengono e a quello che le accoglie.
Come possiamo aiutare la Tunisia? Questa rubrica riceve spesso lettere in cui si afferma che il miglior modo per fare fronte all’esodo di giovani provenienti dai Paesi della fascia meridionale del Mediterraneo è quello di aiutarli a crescere economicamente. Quanto più produrranno e quanto più rapidamente crescerà il volume dei loro scambi commerciali, tanto più facilmente i loro giovani riusciranno a trovare un lavoro in patria. Ma quando l’Europa cerca di fare esattamente quello che le viene spesso consigliato, altri lettori (forse gli stessi) sembrano convinti che gli aiuti alle esportazioni di un Paese dell’area mediterranea siano una forma di disfattismo economico.
Aggiungo, caro Salini, un altro dato. La misura adottata dal Parlamento europeo prevede l’aumento di 35 mila tonnellate alla quota di 55.000 in esenzione di dazio già prevista dall’accordo di associazione fra la Tunisia e l’Unione. Come ricorda Ugo Tramballi su un blog del Sole 24 Ore, Italia e Spagna hanno insistito perché questo aumento restasse in vigore soltanto per due anni.