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 2016  marzo 17 Giovedì calendario

Le banche tedesche stanno peggio di quelle italiane. Ecco i dati

Le banche tedesche «hanno bisogno di 6,6 miliardi di euro per far salire il tasso di copertura sui crediti deteriorati fino alla media europea del 43%». Lo ha scritto ieri Moody’s, sulla base di dati Eba relativi a giugno 2015. La copertura media in Germania è del 35%. In Italia è al 45%, in Francia al 51%, in Spagna al 46%.
Le banche dei Paesi del Nord Europa sono sotto la media Ue: nei Paesi Bassi sono al 37% e in Finlandia al 34% (si veda tabella in pagina). Di conseguenza, se si guarda ai tassi di copertura, lo scenario europeo sulla qualità del credito si ribalta. I prestiti deteriorati lordi, cioè senza considerare le svalutazioni fatte negli anni, sono più elevati nei Paesi del Sud Europa, che hanno vissuto una recessione più profonda. In Italia la percentuale di esposizioni non performing è pari al 17% del totale contro il 3% in Germania. Le banche in Italia e Spagna hanno però fatto maggiori accantonamenti sulle esposizioni deteriorate. «Anche se la qualità del credito in Germania è migliore rispetto alla media europea, un confronto degli indici di copertura tra i sistemi bancari europei evidenzia il livello relativamente basso di riserve per i prestiti problematici in Germania», ha scritto Moody’s. La cifra di 6,6 miliardi di euro corrisponde al 27% del margine prima degli accantonamenti delle banche tedesche.
Alcuni banchieri, tra cui il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo  Carlo Messina, hanno osservato in più occasioni che il dato più importante sulle sofferenze è quello netto, poiché rappresenta il rischio che rimane ancora in bilancio per la banca. Inoltre, per valutare la reale rischiosità dell’attivo, bisogna considerare anche le garanzie e il recupero potenziale dei crediti nel tempo (40% entro cinque anni nelle liquidazioni, secondo un recente studio della Banca d’Italia). Nonostante ciò, alcuni analisti e soprattutto i supervisori Bce si concentrano sui dati lordi. Secondo le indiscrezioni di stampa, è quanto sta avvenendo anche nel caso della fusione tra Bpm  e Banco popolare. Francoforte sta chiedendo ai due istituti di ridurre i crediti lordi. Su questi prestiti, tuttavia, Bpm  ha un tasso di copertura del 40% e Banco Popolare  del 32%: la banca derivante dalla fusione avrebbe una percentuale in linea con il 35% medio delle banche tedesche. Quanto a Mps, l’istituto senese ha crediti deteriorati lordi tra i più elevati (35% del totale), ma anche un alto livello di coperture (49%), ben superiore alla media degli istituti tedeschi. I dati di Eba e Moody’s dicono che in Germania ci sono banche con tassi di copertura del 16% (Hypo Real Estate), del 24% (DekaBank), del 26% (Helaba), del 27% (Aareal), del 31% (Hsh Nordbank). Tutte queste banche hanno superato il comprehensive assessment sotto la vigilanza della Bce.
I bassi tassi di copertura non sono peraltro il principale punto di debolezza del sistema bancario tedesco, che è vulnerabile soprattutto per l’alta leva (con un multiplo di 19, contro 13 in Italia), l’esposizione verso derivati (21% del patrimonio contro 9% in Italia) e i rischi dell’attività finanziaria (anche legati alle possibili multe). Proprio ieri John Cryan, co-ceo di Deutsche Bank, ha detto che il primo trimestre è stato «non molto positivo» e che il 2016 «non sarà un anno profittevole» per la banca: «Potremo registrare un piccolo utile o una piccola perdita, non sappiamo. Abbiamo molto da fare quest’anno». Cryan ha annunciato nelle scorse settimane un piano per aumentare redditività e capitale attraverso il taglio di posti e la vendita di asset. Deutsche Bank  (-5,2% ieri in borsa) ha capitale oltre le richieste Srep, anche se «il Cet1 ratio obiettivo del 12,5% entro il 2018 comporta un cuscinetto di soli 25 punti base rispetto ai requisiti del 2019», ha rilevato Fitch a fine gennaio. Il raggiungimento della soglia, ha osservato l’agenzia, dipenderà anche dalla capacità di fare utili nei prossimi anni dopo la perdita di 6,7 miliardi del 2015.