la Repubblica, 17 marzo 2016
Il commento a Bayern-Juve di Gianni Mura
Così brucia davvero, così è troppo per una squadra, la Juve, che per settanta minuti ha giocato in modo quasi perfetto. Sembrava di rivedere, a parti invertite, la partita dell’andata. La squadra di casa annichilita, incapace di proporre un’azione decente, e quella ospite a fare tutti i comodi suoi. Nel primo tempo, una Juve immensa, tanto più tenendo conto delle assenze: Chiellini, Marchisio, Dybala, un pilastro per ogni settore, non tre giocatori qualunque. Aggiungiamoci Mandzukic in panchina piuttosto acciaccato. Essenziale, veloce, con una concentrazione feroce, la Juve dalle parti di Neuer sfonda che è una bellezza. Due gol, bellissimo quello di Cuadrado, il possibile 2-0 annullato a Morata per un fuorigioco inesistente, un’altra grande occasione sciupata in chiusura da Cuadrado. Solo Juve. Il guaio è che per bloccare il Bayern bisogna correre molto e alla lunga ci si ritrova col fiato corto. Così, si può dire che la differenza l’ha fatta la panchina. Determinante con Coman, ex Juve, e Alcantara quella del Bayern. Ininfluenti (Mandzukic, Pereyra, Sturaro) i cambi quasi obbligati per Allegri. È un 4-2 bugiardo, la Juve è stata raggiunta a 3 minuti da un traguardo che, sul piano del gioco, avrebbe meritato di raggiungere. Il terzo gol ha determinato un’esclusione su cui si potrà discutere a lungo, ma raramente, in tempi recenti, una squadra italiana si è espressa su un campo di un’avversaria molto forte con la personalità della Juve. Non è bastato, per un pelo. Resta la soddisfazione, amara, di aver segnato due gol su azione manovrata, rasoterra, mentre i gol del Bayern, i primi due, sono arrivati su colpi di testa, là dove doveva essere il punto debole del Bayern. Qui è la fine, diceva un tweet poco spiritoso del Bayern. Effettivamente, per quest’anno qui è la fine, per la Juve, ma c’è modo e modo di essere eliminati. La Juve esce a testa alta, e anche per questo è una sconfitta che brucia.