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 2016  marzo 17 Giovedì calendario

Garko con in tasca un Ventolin contro l’asma

Ecco l’ennesima «lositata» (dal nome dello sceneggiatore Teodosio Losito) o «tarallata» (il produttore è Alberto Tarallo). Si chiama «Non è stato mio figlio» e va in onda su Canale 5 (martedì, 21.30).
La «lositata» ha alcune regole fisse. Rubare la trama a un vecchio «Grand Hotel» o a un «Bolero film»; modernizzarla con ampio uso di tecnologie moderne, prevedere la presenza di un hacker che fa tanto teleromanzo 2.0, sostenere però in sede critica che ci si rifà a Raffaelo Matarazzo. Mandare Gabriel Garko al Festival di Sanremo (a spese della Rai), mostrare a tutti che non sa recitare ma intanto consolidarlo come personaggio. Basta e avanza. Per dare un minimo di spessore a Garko, costruirgli una doppia vita, come se una non fosse già più che sufficiente: di giorno è un uomo d’affari che ha preso in mano le redini del pastificio di famiglia, di notte un frequentatore di locali «trasgressivi».
Per dargli un tocco di umanità, mettergli in tasca un Ventolin contro l’asma (o l’ansia?). Creare un universo queer (quasi tutta la tv generalista di prima serata è queer), striato da paure ancestrali (la nipote Barbara si è suicidata dopo un rapporto incestuoso con lo zio Garko?) e da misteriosi ricatti. Fregarsene della trama, inzeppare e inzuppare il racconto di molte sottotrame in modo da stordire lo spettatore. I dettagli non contano, meglio l’inverosimile: la ragazza si suicida perché nell’armeria c’è un fucile storico (da guerra del Risorgimento) ma carico! Umiliare una brava attrice come Stefania Sandrelli (Germi, Pietrangeli, Bertolucci, Monicelli, Comencini, Scola…) per farle scontare non si sa quale colpa.
Di solito, la «lositata» prevede che il mondo sia diviso fra buoni e cattivi (solitamente i buoni sono poveri e i cattivi ricchi) ma non le dispiace tratteggiare una zona grigia dove infilare cognate sfuggenti, zii ambigui, ricattatori senza volto. Le incertezze di Losito sono le certezze di Garko.