Corriere della Sera, 17 marzo 2016
Ci siamo scordati del giorno di nascita dell’Italia unita
Quanti italiani sanno che il 17 marzo è il giorno in cui, 155 anni fa, è nato il nostro Paese? Per un secolo e mezzo l’abbiamo semplicemente ignorato. Con il risultato che l’Italia è uno dei pochissimi Paesi al mondo che non celebra come si dovrebbe il giorno della propria nascita. Festeggiamo la liberazione dal nazifascismo e la nascita della Repubblica; festeggiavamo anche la vittoria nella Prima guerra mondiale; ma non abbiamo mai festeggiato l’unità proclamata dal parlamento di Torino il 17 marzo 1861. E continuiamo a non farlo. Di sicuro la maggior parte dei nostri connazionali ha appreso dell’esistenza di quella data solo cinque anni fa. In occasione dei 150 anni dello stato unitario ci fu chi voleva farne finalmente una festa nazionale, ma al governo c’era la Lega e pareva brutto. Il dibattito che ne seguì si concluse con una celebrazione «una tantum» nel 2011 e la proclamazione, il 23 novembre 2012, del 17 marzo come «Giornata dell’unità nazionale, della Costituzione (che sarebbe però arrivata ben 87 anni dopo il 1861), dell’inno e della bandiera». Quanto a farne una festa nazionale, nemmeno a parlarne: sebbene quando la legge fu approvata la Lega non avesse più alcun potere di interdizione. Da allora, a dimostrazione che i veti leghisti erano solo una frazione del problema, il 17 marzo ce lo siamo dimenticato di nuovo. Celebrazioni ufficiali? Zero carbonella. Ho faticato per trovare in rete la notizia che l’ha ricordato il Comune di Udine. Mentre la richiesta al ministero dell’Istruzione circa le iniziative programmate nelle scuole non ha avuto risposta. In compenso, al Sud, c’è chi in questi giorni celebra i 300 anni della nascita di Carlo di Borbone e i 200 del Regno delle Due Sicilie. Inutile chiedersi come mai i disegni di legge per istituire la festa nazionale, fra cui quello presentato un anno fa da Giorgia Meloni, ammuffiscano nei cassetti della Camera.