La Nazione, 16 marzo 2016
A proposito del recepimento delle norme europee, per lo più assurde
La parola chiave è «recepimento», brutta abbastanza per dimostrarsi inesauribile fonte dei nostri guai normativi. Viene sfoderata, ormai con sempre maggiore frequenza, dai politici nostrani, quando si trovano a dover – appunto – «recepire» qualche legge europea nel nostro ordinamento. Il problema è che dentro questo flusso di norme, ci si trova un po’ di tutto. Anche cose inutili o, peggio, assolutamente ridicole. Che dire, per esempio, della legge del 2000 che regola i decibel dei tosaerba per limitare l’inquinamento acustico? E di quell’altra direttiva bizzarra, del 1989, che fissa la definizione della camicia da notte? Perché l’hanno scritta? Per evitare «adulterazioni» dei tessuti. Ne sentivamo la mancanza. Il fatto è che se non si ubbidisce scattano le sanzioni. Nel 2015 l’Italia ha pagato 150 milioni di multe europee. E per fortuna siamo riusciti a evitare la procedura d’infrazione per le gabbie delle galline, troppo strette secondo le regole di Bruxelles. Ovviamente ci si deve adeguare, con costi enormi per le aziende.
Così una direttiva Ue impone che i ramoscelli di mimose abbiano almeno l’80% dei glomeruli di colore giallo, per evitare la messa in vendita di mazzolini troppo sguarniti. E val la pena anche conoscere la ragione per cui, se si rompe un elettrodomestico, è impossibile trovare sul mercato viti uguali a quelle dell’attrezzo originario: la Ue ha imposto stringenti regole di sicurezza su tutto ciò che ha un voltaggio 220 di corrente – quindi tritatutto, ferri da stiro, frullatori, phon – considerato «pericoloso». Le viti particolari fanno sì che la gente non possa aprire il prodotto senza sapere cosa fare, riducendo così gli incidenti.
Finita? No. Nessuno si sarà mai posto il problema, ma bisogna sapere che non possono (potrebbero) entrare in commercio banane lunghe meno di 14 cm, albicocche con diametro inferiore ai 3 cm, baccelli con meno di 3 piselli dentro. Per finire con le vongole che devono avere un diametro minimo di 2,5 cm, mentre la curvatura del cetriolo deve essere di 1 cm. Ma quello su cui l’Unione Europea picchia duro, mettendo a serio rischio alcune prelibatezze culinarie nazionali è proprio la questione «cibo». Il rapporto scientifico della Commissione Europea del 16 dicembre 1998 ha stabilito, senza appello, che «il foie gras è il fegato malato di un volatile affetto da steatosi epatica», dunque soggetto a pesanti restrizioni perché considerato un prodotto ottenuto attraverso un maltrattamento dell’oca, vietato in molti Paesi. Ma se questa può essere considerata una norma di buon senso, non lo sono altre che minano i nostri preziosi prodotti locali. Come il casu marzu, formaggio pecorino (sardo) colonizzato dalle larve della mosca casearia. C’è il sospetto che mangiarlo sia dannoso per la salute, ma non è vero perché – dicono gli esperti – le uova della mosca casearia, potenzialmente nociva, non possono sopravvivere nello stomaco e quindi non possono riprodursi. Eppure per la Ue è potenzialmente pericoloso, dunque ne ha vietata la commercializzazione.
Invece – ed ecco la contraddizione – ci sono cibi che forse dovrebbero essere proibiti, come il brodo di mirauda, Coluber viridiflavus, il serpente più diffuso in Italia e usato nel risotto nel biellese; la paiata romana, quella parte dell’intestino di manzo denominato «duodeno»; in Maremma si usa il merdocchio (nei Paesi nordici Schnepfedreck), ossia le feci della beccaccia, come principale ingrediente del patè; in Sicilia il lattume, ricavato dalle gonadi del tonno; in Francia il retto di maiale ripieno, in Spagna le rabo de toro al vino con cui si fa anche la cima alla genovese e altre specialità italiche e, infine, in Lapponia si fa l’estratto in brodo dall’organo di renna, che dicono sia afrodisiaco. Le vie del palato, insomma, sono infinite, ma per gli insetti, per dire, ci sono – anche lì – regole di importazione molto rigide così come sono davvero pesanti quelle che riguardano, alla dogana, il latte in polvere quando viene esportato in Cina. La spedizione a privati di latte in polvere in Cina è limitata a sei confezioni, ciascuna di massimo 900 grammi, per uso personale. In ultimo, sappiate che: è proibito importare gomma da masticare a Singapore e farsi inviare cerniere lampo dall’India. A meno che non mettiate nero su bianco la lunghezza, il materiale dei dentini e il colore delle zip che devono essere «conformi». Se sapete di che si parla, chiaramente.