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 2016  marzo 16 Mercoledì calendario

Se per gli Usa la Francia è il paese delle «Ascelle puzzolenti» e la Germania lo stato del «Porno spinto». L’atlante di Tsvetkov spiega come vediamo il mondo (e come ci guardano gli altri)

Yanko Tsvetkov è uno che di mestiere ridisegna i confini per abbattere i muri, culturali innanzitutto, proprio lui che è nato in Bulgaria ai tempi della cortina di ferro. Da sempre appassionato di cartografia, dal 2009, quasi per gioco, Yanko ha iniziato a mappare gli stereotipi più diffusi sul Pianeta Terra, i luoghi comuni razzisti, etnici, religiosi, politici eccetera, radicati in ogni paese e a ogni latitudine. E anche in Italia è finalmente approdato il suo Atlante dei pregiudizi: un giro del mondo con gli occhi di chi ha il paraocchi, di chi traccia nuove barriere in virtù di presunte bandiere, di chi spaccia preconcetti e superstizioni, di chi specula per tornaconto o pigrizia mentale.
Gli italiani, ad esempio, sono “Pizza e Musei” per la Germania, “Centro commerciale” per la Russia, “Padrini” per gli Usa, “Plagiari” per la Grecia, “Terzo mondo” per la Svizzera, “Stato pontificio” per il Vaticano. Il Belpaese, viceversa, si considera una nazione solo fino a Roma, poiché dopo il Lazio inizia già l’Etiopia (Stato pirata di Napoli a parte), la Sicilia è la Somalia e la Sardegna Berlusconia. Spassosissima è la mappa che l’autore bulgaro ha dedicato all’inventore dell’Editto bulgaro: nell’Europa vista da Berlusconi, la patria è “Mamma mia”, la Francia è “La bravissima Carla”, l’Est è “Gnocche facili”, i Balcani “Gnocche criminali”, la Spagna “Gnocche in calore”.
In questa tragicomica guida agli stereotipi globali, si cita pure la famosa storiella sulla sifilide, metafora eloquente della costruzione del pregiudizio a fini propagandistici: Fracastoro battezzò questa malattia venerea morbus gallicus, mentre i francesi la chiamarono “mal Napolitain”, i turchi “mal dei cristiani”, i polacchi “mal dei tedeschi” e i russi “mal dei polacchi”. Tutti, insomma, ne attribuirono la paternità agli odiati nemici perché, screditando l’altro e il diverso, si cementava l’identità nazionale o locale o tribale. Non a caso, le critiche a Tsvetkov sono arrivate perlopiù dai nazionalisti e da coloro “che hanno l’incrollabile convinzione che il loro Paese sia il più grande, e che nessuno abbia il diritto di prenderlo in giro”.
Tra i bersagli facili c’è la zotica America, che considera la Francia il paese delle “Ascelle puzzolenti” e la Germania lo stato del “Porno spinto”. Laggiù i repubblicani credono ancora che il mondo sia piatto e, al di là della Terra promessa (gli Stati centrali), vedono solo Lesbiche (a Nord), Gay (a Ovest), Effeminati (a New York e dintorni) e Droga (a Sud), mentre nel resto del pianeta collocano Atei, Diavoli, Evoluzionisti, Aborti, Anticristiani, Streghe e Comunisti. Altrettanto apocalittico fu il Medioevo, l’epoca per eccellenza di “frivole allucinazioni”, come i Succhiasangue russi, gli Ermafroditi africani e i Bisonti sparamerda mediorientali. Tuttavia, alla superstizione non furono immuni nemmeno le grandi e antiche civiltà, come quella greca o cinese, mentre le mappe più recenti (su Trump o sui paesi arabi) sono consultabili sul sito atlasofprejudice.com.
Per lo spavaldo e spregiudicato (ovvero senza pregiudizi) autore, gli stereotipi nascono dalla scarsa umiltà e dall’eccessivo egocentrismo: Orgoglio è Pregiudizio, insomma. “Alcuni si aggrappano alle loro divinità e tradizioni con la pretesa che siano universali. Altri si identificano con i marchi che indossano. Altri ancora si definiscono in base al loro orientamento sessuale. Non ultimi, ci sono quelli che si attengono rigorosamente alla loro dieta preferita”, così come il primo essere umano divideva il mondo in “Animali che mi mangerei volentieri” e “Animali che vogliono mangiarmi”.
Tra le cartine dell’odio passato e futuro spiccano quelle sull’impero cinquecentesco di Carlo V e sulla raccapricciante distopia del 2022, anno in cui il Vecchio Continente sarà monopolizzato dal Merkelreich centrale (compresa mezza Italia) e il Vaticano sarà costretto a traslocare in Spagna; la Bce avrà sede in Svizzera; la Sicilia sarà come Alcatraz; l’Ue comprenderà solo i paesi ex Urss e la Grecia sarà di proprietà cinese.
Proprio in Cina è stato stampato l’Atlante in edizione italiana: lì il governo ha vietato la pubblicazione del libro, garantendone però la versione nostrana. Così, per i paradossi della delocalizzazione, si è esportato il lavoro e si è rischiato di importare la censura. L’Italia ringrazia quindi il clementissimo Xi Jinping per averci permesso di stampare, e di leggere, questo delizioso libello.