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 2016  marzo 16 Mercoledì calendario

L’orto sul tetto: è bello, fa bene e a Torino costa meno

Se uno legge l’articolo così com’è passato ieri in giunta comunale, nudo e crudo, non sogna. Si tratta di una modifica del regolamento edilizio comunale che incentiva (articolo 39, comma 8) la realizzazione dei «tetti verdi». Poi approfondisci un po’ e capisci che Torino ieri mattina ha compiuto un altro grande passo nella direzione della città del futuro: verde, eco-sostenibile, bella e smart. Come ha spiegato infatti il suo promotore, l’assessore all’Urbanistica Stefano Lo Russo, questa piccola modifica farà sì che in città si moltiplichino gli orti urbani ovvero appezzamenti agricoli o giardini realizzati in piena terra sulle coperture piane degli edifici: così come succede a New York e a Shangai. Come piace ad architetti come Renzo Piano e Norman Foster, ma anche ai bambini di cinque anni che non hanno mai avuto il piacere di innaffiare un cespuglio verde per vederne nascere carote, o semplicemente mangiare un minestrone con i frutti raccolti sul tetto di casa. 
Costo zero
La piccola grande rivoluzione voluta dal Comune sta nel fatto che per la prima volta i cittadini che vorranno trasformare la zona-roof della propria (ma più banalmente il tetto di una garage o un cortile) in un orto urbano potranno usufruire dell’esonero totale del costo di costruzione, il contributo che si deve al Comune per gli interventi residenziali. 
«Il tetto verde – come ha spiegato ieri Stefano Lo Russo – oltre a garantire vantaggi per l’ambiente in termini di abbassamento della temperatura, riduzione dei livelli di anidride carbonica e di polveri sottili, consente anche di modulare il deflusso dell’acqua piovana verso la rete fognaria in caso di forti precipitazioni». Insomma, è una soluzione che fa parecchio bene agli occhi e al cuore della città.
Il boom all’estero
E se al momento a Torino gli esempi di orti urbani si contano sulle dita di una mano, a Londra sono 100 mila le persone attendono di avere un pezzo di terra in comodato. Mentre New York ha dispensato 1 milione di dollari di sussidi agli agricoltori urbani. Era dunque arrivato il momento per incentivare al massimo anche in Italia questa buona pratica. 
Altra svolta «smart»
Un’altra eco-misura, passata ieri in giunta nello stesso «pacchetto», riguarda la mobilità elettrica: nell’ambito di nuove ristrutturazioni edilizie e negli edifici di nuova costruzione non residenziali e con superficie superiore ai 500 metri quadrati, ci sarà l’obbligo di prevedere l’installazione di apposite colonnine per la ricarica dei veicoli. Questa possibilità dovrà permettere la connessione di almeno il 5% dei posti auto previsti. É attraverso queste piccole, grandi novità che si indirizza sul serio l’eco- futuro della città.

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Elena Carmagnani è una delle massime esperte italiane di architettura verde. Specialista in «orti urbani» al punto da crearne un’associazione e un sito (www.ortialti.com) dedica tutte le sue energie a convertire i tetti di Torino in prati da frutto.
Architetto, ma quanti sono i tetti piani a Torino sui quali può nascere un orto?
«Oltre il 20 per cento delle superfici urbane sono tetti piani coperti di catrame, non utilizzati e poco accessibili. E si presterebbero benissimo a diventare “orti d’altura”: autorimesse e magazzini, edilizia pubblica e residenziale, capannoni industriali e centri commerciali. Migliaia di tetti piani in centro e in periferia possono essere riconvertiti in nuovi spazi di rigenerazione urbana, in luoghi di socialità collettiva, in aree di produzione alimentare».
Come riuscite «a trasformare il cemento in erba»?
«Usiamo una serie di materiali tessili e plastici che rendono impermeabili i tetti e permettono all’acqua di essere trattenuta e allo stesso tempo scorrere via. Poi ci posiamo sopra un terriccio speciale e leggero. Per fare un orto ne bastano 15 o 20 centimetri». 
Benefici?
«Un tetto piano trasformato in giardino aumenta di oltre il 15% il valore dell’edificio. Lo isola, riducendo dal 10 al 30% il suo consumo energetico; permette di controllare il flusso dell’acqua piovana assorbendone oltre il 35%. Contribuisce a ridurre l’effetto delle isole di calore e le emissioni di CO2 e a mitigare l’inquinamento acustico. Può produrre quantità di vegetali freschi tutto l’anno per i suoi abitanti e si possono riciclare i rifiuti domestici trasformandoli in compost».