la Repubblica, 16 marzo 2016
Fare politica con pancioni e bebè, come funziona in Europa
Da noi, sia nelle amministrazioni locali che in Parlamento, le donne che fanno politica devono perlopiù sbrigarsela da sole. Alla Camera esiste solo uno “Spazio bimbi” allestito meno di un anno fa dopo una lunga fase istruttoria. Poco più di cento metri quadrati nel piano seminterrato del Palazzo con giochi, fasciatoi, scaldapappe e lettini, dove però non esiste personale dedicato. Possono accedervi solo i figli di deputati con meno di sei anni, accompagnati dal genitore o dalla baby sitter delegata. In tutto non più di 20 persone.
«Uno spazio costato 17 mila euro che alla fine non usa quasi nessuno» polemizza Claudia Mannino, deputata 5Stelle tra le più attive nella battaglia per il nido. «Se devo far stare mio figlio con la tata allora lo lascio a casa o lo mando al parco. Abbiamo proposto, anche come intergruppo di donne, sia alla presidente Laura Boldrini che alla vice Marina Sereni, di assumere personale anche a spese nostre e di aprire il servizio ai dipendenti, ma finora non abbiamo avuto risposte». Dalla Camera ci si limita a precisare che quella attuale è una fase di sperimentazione, dopo la quale si discuterà il da farsi.
Vicende alterne anche per l’asilo nido della presidenza del Consiglio, voluto 13 anni fa dall’allora ministro Stefania Prestigiacomo, che giurò col pancione (come è accaduto anche a Marianna Madia). Il”micronido” è stato chiuso per un periodo e poi riaperto: l’ultimo bando per la gestione è stato assegnato nel dicembre scorso. La Lorenzin però i gemelli se li porta al ministero, accuditi da una tata o dalla zia in una stanza attigua al suo ufficio.
In Francia c’è un nido all’Assemblèe Nationale e uno anche all’Eliseo. Ma fece scalpore il caso della ministra della Giustizia Rachida Dati, che tornò a lavorare otto giorni dopo il parto. Prima di lei ebbe un figlio mentre era in carica anche Sègoléne Royal.
In Spagna, oltre al caso Chacon, si ricorda quello della presidente andalusa Susana Dìaz che nel 2015 svolse tutta la campagna elettorale regionale in gravidanza. La Camera bassa spagnola (Congreso de los Diputatos) già dal 2006 offre a parlamentari e dipendenti un nido per bimbi da 0 a 3 anni, con un costo di 150 euro al mese.
Più cara (350 euro) la nursery del Parlamento britannico, a disposizione di tutti i membri della camera dei Comuni, della camera dei Lord, dei dipendenti e dei giornalisti accreditati. Ma per la deputata laburista, e madre di un figlio undicenne, Rupa Huq, la politica è ancora discriminante. E così ha proposto di cambiare orari e periodi di lavoro, per farli coincidere con le vacanze scolastiche.
Anche l’Europarlamento di Strasburgo ha un efficiente asilo, aperto anche ai dipendenti e utilizzato con soddisfazione da Licia Ronzulli, la deputata europea del Pdl che nel 2010 si presentò in aula con la figlia Vittoria di appena 44 giorni appesa al collo. La sua foto fece il giro del mondo. «Perché quel gesto? PerchE – spiega oggi – non volevo rinunciare ad allattare mia figlia e neanche al mio lavoro, per il quale ero stata eletta. Meloni? Ogni donna conosce i suoi limiti, non si può giudicare. La maternità dà un’energia inimmaginabile».
Ma non esiste solo il Parlamento, si fa politica anche nei Comuni e nelle Regioni, con orari spesso impossibili. Anche qui però, tranne qualche caso, i servizi per le consigliere madri lasciano molto a desiderare. Non esistono nidi nel Comune a Milano, Genova, Firenze, Napoli. A Bologna c’è una convenzione per i dipendenti, a Torino sono state avanzate proposte per permettere alle consigliere mamme (tra cui la candidata sindaco dei 5Stelle Chiara Appendino) di entrare con i figli in aula per l’allattamento.
In Lombardia, al Pirellone, ma anche nella Regione Campania, c’è un nido per i figli dei dipendenti e dei politici. In Puglia e in Liguria non c’è traccia di nulla. Ma è anche vero che le consigliere regionali sono rispettivamente 4 su 50 e 3 su 30. Non si sa se perché mancano gli asili nido o perché la discriminazione passa anche per tante altre strade.