Corriere della Sera, 16 marzo 2016
La disuguaglianza ingiustificata tra Bayern e Juve
Se si pensa a tutto quello che è la Juve, a cosa rappresenti da un secolo in Italia e nel calcio, è impressionante sapere che il marchio del Bayern vale sul mercato 707 milioni e quello della Juve 265 (fonte Brand Finance/Gazzetta). Così come fanno pensare le dimensioni dell’Allianz Arena, 75 mila spettatori comodi, quasi il doppio dello Stadium di Torino, con lo stesso tipo di perfezione. Si ha l’impressione di entrare dentro una disuguaglianza ingiustificata, mai fino in fondo capita, a cui però da un po’ di anni ci stiamo tutti rassegnando: c’è una grande differenza anche tra ricchi e, a seconda della direzione, trascina in alto tutto il movimento o gli fa da confine. Il modo stesso di giocare del Bayern ha l’arroganza della grande azienda. Quello della Juve ha la forza e la grazia dell’artigiano. Nessuna partita uguale all’altra, tutti prodotti imperfetti ma unici. Anche questo dà l’idea dell’impresa che deve compiere stasera la Juve, perché l’avversario è davvero grande, una delle prime tre squadre al mondo. Sarebbe grave non avere Mandzukic, non per la fase di attacco, ma per quando l’azione ricomincia. Morata non ha la forza adeguata nel tenere il pallone a centrocampo, spalle alla porta. Mandzukic sì. E perdere il pallone subito significa farsi solo pressare dal controllo del Bayern. Io non sono ottimista, penso a non più di 15-20% di possibilità per la Juve, ma il Bayern è come Guardiola, giustamente vanesio, un po’ tanto fenomeno, qualche spazio lo lascia. Morata può far male se trova spazio di lato, nella profondità. Dybala sarebbe stato il migliore dei 22 in campo. Pogba è un giocatore che Guardiola vorrebbe allenare per il gusto di redimerlo e farne il centrocampista più completo d’Europa, finalmente un giocatore tattico. Nell’attesa purtroppo è tutto il Bayern a essere più forte della Juve, c’è una macchina che produce buon calcio a velocità quasi costante. Non si può per batterla usare i suoi mezzi, bisogna riaprire la bottega, affidarsi ai maestri artigiani, trovare il momento dell’ingegno alla luce di una candela. Aspettare, capire, colpire. Forse il calcio migliore è anche questo.