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 2016  marzo 12 Sabato calendario

Sulle primarie

La storia delle primarie all’italiana ha conosciuto due fasi. Nella prima, quella della “ditta” bersaniana, il Pd le organizzava e poi il suo candidato regolarmente le perdeva (Boccia battuto da Vendola in Puglia, Boeri da Pisapia a Milano, la Vincenzi e la Pinotti da Doria a Genova…), oppure le vinceva col trucco e dunque le perdeva lo stesso perché all’epoca, se si scopriva il trucco, venivano annullate (Cozzolino e i suoi cinesi contro Ranieri a Napoli) e vinceva un altro (De Magistris). Nella seconda fase, quella della “rottamazione” renziana, il Pd non c’è più: c’è solo Renzi, che candida un suo clone e lo lancia sulla roulette truccata dove il banco vince sempre. Il modello perfetto sarebbe quello di FI a Roma: primarie con Bertolaso candidato unico, vedi mai che le vinca. Ma gli elettori di un partito che si ostina a chiamarsi “democratico” non sono ancora pronti, bisogna lavorarci un altro po’. E poi – come dicono Ficarra e Picone – “A furia di farsi le primarie da soli, si diventa ciechi”. Dunque le opzioni sono tre, a seconda della situazione sul campo.
1) Il candidato renziano si sceglie alcuni outsider sfigati, per simulare un finto scontro e giocare una partita già segnata in partenza, grazie anche alla ritirata della sinistra del partito (Giachetti contro alcuni carneadi a Roma): difficile che la gente si appassioni e vada a votare, infatti l’affluenza precipita a un terzo in tre anni, ma a quel punto una gelida manina aggiunge 4 mila schede bianche e nulle per far dire all’astuto Orfini: “Siamo 50 mila”. Dopodichè viene difficile spiegare perché 4 mila romani avrebbero sfidato la pioggia e il freddo di domenica e sborsato 2 euro per levarsi la soddisfazione di andare al gazebo e lasciare la scheda in bianco o annullarla con una frase a piacere. A quel punto lo staff del volpino Orfini dice che, ops, le bianche non c’erano, è stato un disguido. Siccome la vittoria di Giachetti era già stata proclamata, con i complimenti del premier, prima che iniziasse il conteggio delle schede, chiunque abbia un cervello capisce che chi ha infilato migliaia di bianche e nulle retrattili può avere aggiunto anche schede precompilate. Ma nessuno ricorre e morta lì. Segue il mantra “Comunque abbiamo più votanti dei clic 5Stelle”che ha sostituito il vecchio refrain berlusconiano “E Stalin? E Pol Pot? E Mao? E Castro? E le foibe?”.
2) La partita è vera perché, oltre al candidato renziano, decide di giocarla anche la sinistra, che ha pure i numeri per vincere, ma niente paura: presenta due candidati. Così disperde i voti e fa vincere il renziano, che altrimenti avrebbe perso (Sala contro il duo Balzani & Majorino a Milano). Siccome però non si sa mai, si arruola un esercito di cinesi che non sanno neppure come si chiama Sala, però lo votano con grande trasporto.
3) La partita è vera perché, sebbene la sinistra interna si sia preventivamente arresa, contro il debolissimo candidato renziano si presenta un renziano che risponde a se stesso anziché a Renzi e nei sondaggi è testa a testa col renziano Doc (Bassolino contro la Valente): a quel punto l’apparato mette mano al portafogli e arruola verdiniani, cosentiniani, italoforzuti e, specie nei quartieri a maggior tasso di camorra e dunque di voto di scambio, gente a caso arpionata per strada e portata ai seggi da appositi buttadentro che pagano tutte le spese e guidano anche la mano dell’elettore affinchè voti il candidato giusto, quello che deve vincere, quello renziano. Che infatti vince, ma con distacco talmente minimo (450 voti) che basta contestare in un pugno di seggi per ribaltare il risultato. Sfortuna vuole che alcuni giovani videomaker immortalino la compravendita all’ingresso di sei gazebo. Bassolino vede i video e fa ricorso, che però gli viene respinto in quanto inammissibile. Motivo: è arrivato ben “24 ore dopo le primarie”.
Già, perché le primarie senza regole, dove può votare chiunque si presenti con 2 euro (suoi o preferibilmente altrui), hanno questa regola precisa e inflessibile: i brogli si prescrivono in 24 ore. Almeno quando fanno vincere il banco. E pazienza se sono stati scoperti, con tanto di prova televisiva, dopo 24 ore. L’ha stabilito una cosiddetta Commissione di Garanzia, con un verdetto già preannunciato dal vertice del partito, cioè da Renzi (“L’Italia deve correre, non ricorrere”, dice il premier, candidandosi al Guinness della frase più cretina dell’anno). Se domani, per dire, affiorassero i cadaveri di alcuni aspiranti elettori di Bassolino assassinati e gettati nel tombino sotto il gazebo di Scampia, il ricorso sarebbe irricevibile perché sono passati ben sei giorni.
A quel punto Bassolino, sconfitto col trucco, medita di candidarsi lo stesso. Ma ecco intervenire i mejo commentatori dei giornaloni, che prescindono totalmente dai fatti dimostrati dai filmati e ripubblicano sempre lo stesso articolo sul malvezzo storico della sinistra italiana di dividersi e farsi del male, ieri “facendo il gioco della destra” e oggi del “populismo” e dell’“antipolitica”. C’è anche l’illuminato parere di Dario Nardella, sindaco di Firenze per grazia renziana ricevuta, che sul Foglio si propone per la frase più cretina del decennio: “Assurdo strumentalizzare le primarie per delegittimare uno strumento democratico che frena l’antipolitica”. Quindi a delegittimare le primarie non sono quelli che fanno i brogli, ma quelli che li denunciano.
Un recente studio di un gruppo di criminologi sostiene che almeno il 10% dei colletti bianchi sono psicopatici. Gli altri, invece, sono idioti.