la Repubblica, 12 marzo 2016
In cerca di appassionati di scienze per analizzare le onde di Einstein
Partita da un angolo remoto dell’universo, la prossima onda gravitazionale potrebbe sbarcare in salotto. E trasformarci senza troppi sforzi da comuni cittadini in scopritori di uno dei fenomeni più appassionanti fra quelli descritti da Einstein. Nulla potrebbero, infatti, i rivelatori che l’11 febbraio hanno annunciato l’osservazione della prima onda gravitazionale (Ligo negli Stati Uniti e Virgo in Italia) di fronte alla valanga di dati che gli strumenti riversano in continuazione. Per analizzare tutte queste informazioni occorre una potenza di calcolo enorme. E a fornirla spesso sono normali cittadini appassionati di scienza. I volontari del progetto Einstein@Home, partito tre giorni fa con una nuova stagione di analisi, studieranno in particolare i dati ottenuti da Ligo tra settembre e dicembre 2015: proprio quelli che contenevano la sorpresa dell’onda gravitazionale. Per partecipare alla caccia nell’universo basta lasciare acceso il computer quando si smette di usarlo. Un software scaricato dal sito di Einstein@Home permetterà ai ricercatori di sfruttare la capacità di calcolo dell’apparecchio, per setacciare i dati prodotti dai rivelatori e rintracciarvi eventualmente una nuova bella sorpresa. «Mentre l’onda annunciata l’11 febbraio era un segnale breve e intenso, quel che noi chiamiamo un fenomeno transiente, ai collaboratori di Einstein@Home chiediamo di osservare segnali deboli e continui» spiega Maria Alessandra Papa, responsabile dell’analisi dati all’Istituto Max Planck di Hannover. Qui arriva e viene “digerita” parte delle informazioni di Ligo. Virgo, l’osservatorio gemello che si trova a Cascina (Pisa) ed è gestito dall’Istituto nazionale di fisica nucleare, riprenderà la sua stagione di caccia in autunno.
Mentre il segnale breve (appena 10 millisecondi) annunciato a febbraio nasceva dalla fusione di una coppia di buchi neri a 11,3 miliardi di anni luce da noi, le onde gravitazionali inseguite dai cittadini-scienziati ( citizen scientist è il nome coniato negli Usa nel 1994 per questa categoria di appassionati) verrebbero prodotte da un tipo molto peculiare di stelle dette pulsar. Essendo meno intensi, questi segnali hanno bisogno di essere separati dal normale rumore di fondo dell’universo con algoritmi molto complessi. Da qui l’idea, nata nel 2005, di Einstein@Home. Il progetto si ispira a quello storico Seti@Home che dall’universo spera di estrarre la voce degli extraterrestri, trasmessa (forse) sotto forma di segnale radio.
Seti@Home, lanciato nel 1999 dall’università di Berkeley, conta oggi su tre milioni di utenti, mentre alla ricerca delle onde gravitazionali contribuiscono 100mila cittadini-scienziati. La maggioranza, 70mila, sono americani. Poco più di 300 gli appassionati italiani. «Molti si sono aggiunti dopo l’11 febbraio» dice la Papa. «L’annuncio ha generato un grande entusiasmo. Trovare un’onda gravitazionale proveniente da una pulsar non sarebbe una scoperta meno importante rispetto a quella dei buchi neri. E in questo caso potremmo citare il contributo dei nostri volontari».
Secondo un sondaggio condotto dalla rivista Plos, lo scorso gennaio sono state 402 le pubblicazioni scientifiche dell’anno precedente che si sono avvalse dell’aiuto dei citizen scientist (erano una nel 1982 e 11 nel 2001). Più di 400 i progetti avviati in tutto il mondo, la maggior parte con un taglio ecologico e ambientale. Lungi dal limitarsi a sfruttare un computer, molti richiedono ai loro volontari un contributo attivo. Wikiplantbase per esempio coinvolge gli appassionati di natura ed escursioni per censire la flora di Toscana e Sardegna. «Chiunque veda una specie interessante ce lo segnala. Con il tempo abbiamo creato una vera e propria enciclopedia della flora locale» spiega Lorenzo Peruzzi, professore di botanica all’università di Pisa, uno dei fondatori del progetto.