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 2016  marzo 12 Sabato calendario

La storia della cicala Draghi, che sperpera denari, e delle formichine tedesche, dedite al risparmio

Ieri, in Germania, pareva in certi momenti di vivere in una favola di vecchie formiche e moderne cicale. Dove la prudenza e la saggezza sta dalla parte dei risparmiatori tedeschi messi in grande difficoltà dallo scialare di Mario Draghi. Le decisioni prese giovedì dal Consiglio dei Governatori della Bce – tassi d’interesse negativi, dosi massicce di acquisti di titoli sui mercati, finanziamenti generosi alle banche affinché prestino all’economia – sono state salutate in modo positivo quasi ovunque, ma non in Germania. Il governo di Berlino non ha ufficialmente detto nulla. Ma organizzazioni degli imprenditori, delle banche, dei consumatori, le camere di commercio e un rosario di economisti hanno raggiunto livelli di indignazione. I media hanno registrato: Draghi mina l’euro, Draghi sposta denaro dal Nord Europa al Sud, Draghi salva le banche zombie. La reazione è esagerata. Ma la questione è seria: fare politica monetaria nell’eurozona con la Germania all’opposizione sarebbe una complicazione enorme per l’Europa, già divisa su quasi tutto il resto.
Succede che i tedeschi sono grandi risparmiatori e tendono a tenere il loro denaro in conti correnti e conti di risparmio nelle banche. Si calcola che in questi conti ci siano duemila miliardi di euro, un terzo del totale dell’area euro. È più che comprensibile che con i tassi a zero o negativi i cittadini si sentano penalizzati e non sappiano dove investire: l’80% delle obbligazioni pubbliche tedesche, 880 miliardi, danno rendimenti negativi. Il gestore di patrimoni Union Investment ha calcolato che nei prossimi cinque anni i tedeschi perderanno 224 miliardi di rendite rispetto a quanto avrebbero incassato con tassi alla media storica.
Preoccupazioni comprensibili che si sentono spesso nelle conversazioni dei cittadini.
Le reazioni pubbliche sono però state spesso poco fondate e slegate dalla realtà. Il presidente dell’Associazione del Commercio Estero Anton Börner ha sostenuto che «per la popolazione tedesca è una catastrofe, i risparmiatori sono espropriati: questo è un gigantesco esproprio dal Nord al Sud». L’accusa, molto ripetuta, è che l’intera politica monetaria della Bce è finalizzata a salvare Stati e banche dell’Europa meridionale gravati da debiti, a scapito della solidità dell’euro e dei Paesi del Nord che non hanno bisogno di tassi sotto zero.
La Dz Bank ha pubblicato un’analisi nella quale calcola che, dal 2012, l’”effetto Draghi” avrebbe fatto risparmiare 53 miliardi alle casse dello Stato italiano, contro i 9,5 di quelle tedesche. Il presidente dell’influente centro di ricerca Ifo, Hans-Werner Sinn, ha detto che siamo di fronte a «sussidi di banche zombie e di Stati a rischio di bancarotta».
Altri economisti, ad esempio il presidente del berlinese Diw, Marcel Fratzscher, più sobriamente ritengono che la politica monetaria della Bce non funzionerà. In privato, lo stesso ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble avrebbe detto nelle settimane scorse di essere a disagio con la politica della banca centrale.
Ci sono però almeno tre realtà che la “ribellione” non considera. Draghi ha indicato che i tassi negativi sono vicini al limite minimo: concetto ribadito ieri dal suo vice, Vítor Constâncio. Secondo, i tassi bassissimi sono imposti dall’inflazione che rischia di diventare deflazione, non da una scelta della Bce. Terzo, se Draghi non avesse fatto nulla – ha detto egli stesso – oggi saremmo in una deflazione drammatica. I timori delle formiche hanno spesso toni esagerati. Ma sono comprensibili: i tedeschi andranno rassicurati.