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 2016  marzo 12 Sabato calendario

«Alla mia età, devo avere a che fare con questi ragazzotti». Lo sprezzo di Berlusconi

Sentendosi accerchiato e avendo ormai piena consapevolezza del complotto, nella sua mente Berlusconi ha cercato una via di fuga: «Ci sarebbe solo da ripensare al Nazareno». Ma quell’idea, confidata sottovoce, deve essergli subito parsa ciò che in effetti è: un moto di disperazione più che un abile gioco di spariglio o di strategia politica. Perché la vecchia strada, clamorosamente abbandonata, non è più percorribile. E se ha voluto ripetere il concetto, deve averlo fatto per cercare di convincere se stesso prima che l’interlocutore, come a darsi coraggio, immaginando che la parola «Nazareno» potesse fermare la mano di quelli che considera complottardi.
Invece Salvini ha affondato il colpo, e dietro di lui si prepara a farlo la Meloni, pronta ormai a candidarsi a Roma. Entrambi certi che Berlusconi non abbia più margini per ripristinare l’intesa con Renzi, siccome Renzi non può né vuole ripristinarla. Quanti rimpianti nel mondo che davvero vuole bene al Cavaliere. Perché «io ti sono amico e continuerò a votare Forza Italia», gli ha detto Confalonieri con la sincerità che è tipica degli amici di una vita: «Però Silvio, diciamoci la verità, quel ragazzo lì è riuscito a fare cose che non sei riuscito a fare tu. Ha fatto fuori i comunisti».
«Alla mia età, devo avere a che fare con questi ragazzotti», ha commentato con sprezzo Berlusconi, prendendo di mira però solo Salvini e Meloni: «Se penso a come mi sono impegnato per tenere unito il centrodestra... Ecco la ricompensa». In realtà deve fronteggiare la ferrea e brutale logica della politica, che non ammette passi falsi ed è scandita dal tic-tac del tempo. E non c’è dubbio che – a causa dei suoi errori – in tre anni di legislatura Berlusconi ha perso ruolo e centralità, ed è stato posto ai margini da una nuova generazione: quella dei Renzi, dei Salvini e dei Di Maio.
È inimmaginabile riconquistare il primato, e c’era un misto di nostalgia e disperazione nella battuta pronunciata sere fa da Casini alla cena della fondazione Tatarella. Quando ha visto Fini gli si è avvicinato, e tra il faceto e il serio si è lanciato: «Ascolta Gianfranco, pigliamo il vecchietto, mettiamolo in mezzo, chiamiamo anche Bossi e facciamo un grande appello al Paese. Almeno così ci salviamo il c...». A dire il vero ancora ieri mattina «il vecchietto» ha cercato di opporre resistenza a Salvini, che ormai detta legge anche a Roma, mentre un tempo Bossi poteva imporsi solo entro i confini del Nord.
L’efferatezza mostrata da come il nuovo capo del Carroccio si è mosso, il modo in cui ha delegittimato la candidatura di Bertolaso al Campidoglio, evidenzia intenzioni che peraltro non nasconde: fare «una cosa nuova», con «nuovi leader», con una strategia che taglia fuori Berlusconi e prefigura un blocco populista da schierare contro Renzi. Si vedrà se e come si svilupperà il dialogo con i grillini, ai quali ha intanto lanciato espliciti messaggi.
Prima però Salvini deve normalizzare ciò che resta del centrodestra, e le Amministrative saranno uno snodo cruciale perché – in vista delle Politiche – rappresenteranno l’ultimo test per saggiare il peso di ogni partito. Ecco come vuole regolare i conti con il Cavaliere, ecco il motivo per cui l’alleanza è fortemente compromessa, «destinata a saltare» secondo autorevoli dirigenti azzurri, anche se a Roma i due trovassero un’intesa.
Storicamente, infatti, alle Amministrative Forza Italia ha sempre dimezzato i propri consensi: ma un conto in passato era la metà del 30%, un conto oggi è la metà del 10-12%. Se Forza Italia dovesse ridursi a dimensioni di cespuglio, cosa accadrebbe alle trattative per i seggi nella lista unica? Berlusconi potrebbe mai accettare solo qualche strapuntino? La lista unica è a rischio. «Avanti così la lista unica non si può fare», ha detto a Berlusconi l’ex ministro Matteoli, che i tavoli per le trattative elettorali li ha fatti tutti.
Ora sono chiari i contorni dell’Opa salviniana, ed è evidente la difficoltà del fondatore del centrodestra, che pur di resistere al centro della scena ha fatto concessioni a tutti. Persino a Milano ha assecondato Parisi, che per accettare la candidatura a sindaco ha imposto a Berlusconi di togliere il suo nome dal simbolo di Forza Italia. Nella ridotta politica dove gli errori e lo scorrere del tempo lo hanno confinato, l’ex premier è costretto ad assistere alle scorribande, proprio nei giorni in cui sulla politica monetaria europea e sulla crisi libica, Draghi e Obama gli danno postuma ragione.
Se a ciò si aggiunge quella che Gianni Letta definisce «la lesione psicologica per l’incandidabilità, non ancora superata», si capisce il dramma di chi ha fatto la storia per un ventennio, di chi non vorrebbe assoggettarsi «a questi ragazzotti», e annuncia di voler promuovere il suo Bertolaso – in procinto di capitolare – a coordinatore nazionale di Forza Italia. Ma Berlusconi sa che questo non basterebbe per riscattarsi, perciò davanti al complotto che si sta per consumare ha evocato il «Nazareno». L’ultimo grande colpo da un mattatore.