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 2016  marzo 12 Sabato calendario

«Il diffuso marciume nell’Anas». Arrestati altri 19 corteggiatori della Dama nera

Ilaria Sacchettoni per il Corriere della Sera
Dal piccolo imprenditore al costruttore apprezzato: tutti corteggiavano la Dama nera. Il secondo capitolo dell’inchiesta che, a ottobre 2015, aveva fatto finire in carcere la dirigente Anas Antonella Accroglianò, ha portato a 19 nuovi arresti. Alcuni dei quali effettuati ancora una volta in casa della maggiore stazione appaltante d’Italia. Come la dirigente Elisabetta Parise scortata in cella dai finanzieri del Gico e dal Nucleo tributario. Parise è accusata di alcuni episodi di corruzione, agevolati, stando agli investigatori, «dalle relazioni da lei vantate con il mondo della politica».
In effetti fanno capolino qui e là, nell’ordinanza di custodia cautelare della gip Giulia Proto, enti e deputati che, agganciati per collocare un presidente di commissione di gara gradito o almeno sensibilizzato, si rivelano in seguito comprensivi. Nel sottolineare il «marciume diffuso all’interno di uno degli enti pubblici più in vista» la gip invita ad approfondire «l’intreccio di rapporti con il mondo della politica». È stata la Accroglianò nei vari interrogatori con i pm Calabretta e Loy a spiegare il ruolo svolto dal deputato di Forza Italia Marco Martinelli destinatario di 10 mila euro di tangenti, quota parte dei 30 mila in tutto versati dall’imprenditore Giuseppe Ricciardello per ottenere lavori sulla superstrada centrale sicula e relativi svincoli. Con la Dama l’imprenditore self made si fa in quattro, mettendole a disposizione l’autista per gli spostamenti nel traffico romano. Una sorta di equipe che faceva riferimento alla Dama si sarebbe mossa all’Anas fra il 2013 e il 2015 per agevolare i privati in modi diversi e con metodi spesso illeciti, come si ricava dal verbale di una funzionaria dell’ufficio legale ascoltata dai magistrati. In cambio di somme e favori la Accroglianò si sarebbe prodigata sbloccando bonifici per lo stato di avanzamento lavori, facendo sconti sulle penali dovute, pilotando gare e spingendo su apparati istituzionali per far convergere finanziamenti pubblici sulle imprese gradite (anche qui il gruppo Ricciardello era fra i più sponsorizzati).
Stando alle indagini la dirigente si sarebbe fatta carico perfino di allestire una corsia di sorpasso per il costruttore romano Emiliano Cerasi, già fra le ditte che lavorarono alla ricostruzione dell’Aquila, contro i suoi concorrenti nella realizzazione della dorsale Amatrice-Montereale-L’Aquila. Siamo ad aprile 2015. Alcune conversazioni intercettate «confermavano la determinazione dell’indagata a condizionare l’esito della gara estromettendo le prime due classificate, Astaldi e Toto al fine di favorire la Research Consorzio stabile e per il suo tramite le società riferibili a Emiliano Cerasi». La stessa Dama al telefono con un interlocutore spiegava: «In tutto quello che devo fare al mio primo posto ci sono i Cerasi». La Accroglianò arriva a proporre una rescissione degli impegni con la Toto, bloccata dal presidente Anas Pietro Armani. Proficuo secondo le pm anche il rapporto con l’architetto Vito Rossi, rappresentante legale della Sammichele che ospita quote del Gruppo Marcegaglia: avrebbe consegnato 200 mila euro in cambio di lavori lungo il tronco Bari-Gravina. Con gli arresti è stato eseguito un sequestro preventivo di 800 mila euro sulle imprese. In tutto ciò Anas (che ha precisato: «Gli arresti coinvolgono solo un dipendente») è oggetto anche di una truffa: la Dama avrebbe utilizzato un interno per scortare la figlia in giro o altre faccende personali.
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Fiorenza Sarzanini per il Corriere della Sera

Il sospetto di essere finita sotto controllo Antonella Accroglianò lo aveva già molti mesi prima dell’arresto di ottobre. E infatti con gli imprenditori «amici» che le elargivano «mazzette» da migliaia di euro era sbrigativa: «Lei viene a Roma e ne parliamo, ma si parla a voce...». Una cautela che evidentemente non è servita a salvarla e pochi giorni dopo essere stata portata in cella, la Dama nera dell’Anas ha scelto la strada della collaborazione, forse sperando di poter salvare almeno una parte del denaro accumulato. Ora è agli arresti domiciliari, distante da quella vita segnata da vacanze con autista, cene ed eventi mondani a spese dei titolari delle aziende che favoriva eliminando le «penali» oppure accelerando i pagamenti. Per tutti aveva una soluzione, a tutti chiedeva almeno 10 mila euro in contanti. E quando non riusciva a raggiungere subito il risultato faceva «pesare» il nome di svariati politici. Tre mesi sono bastati agli investigatori guidati dai colonnelli del Nucleo tributario e del Gico della Guardia di Finanza Cosimo Di Gesù e Gerardo Mastrodomenico per riscontrare quanto emergeva dalle intercettazioni telefoniche. Il resto lo hanno fatto gli interrogatori della stessa Accroglianò di fronte ai pubblici ministeri.
«Devi contare i giorni di pioggia»
Per aiutare chi era disposto a versare tangenti, la Dama nera aveva trovato mille trucchetti. Compreso quello di conteggiare i giorni di pioggia per far abbassare il prezzo di una «penale». Accade con la «Aleandri spa», azienda «specializzata nella costruzione di strade, autostrade e piste aeroportuali». Nel settembre 2015 il legale rappresentante Vito Rossi chiede al funzionario Giovanni Parlato – incaricato da Accroglianò di gestire la pratica – di ridurre il costo della sanzione e lui si mette a disposizione, naturalmente in cambio di soldi: «Invece di 384 giorni diventerà 150, 180». Una delle dipendenti, Emilia Forgione, chiede conto della riduzione e Parlato si mostra sicuro: «È inferiore perché se consideriamo i giorni di pioggia». Lei non si dà per vinta: «Ma da dove risultano ‘sti giorni di pioggia? Il direttore dei lavori e il responsabile del procedimento non ne fanno cenno! Lo so perché ho le relazioni qua davanti». Parlato cerca di tagliare corto: «Li abbiamo chiesti ufficialmente alla Lombardia e c’è tutta la lista... Non ne fanno cenno perché hanno omesso di fare questa valutazione che deve essere comunque fatta! Abbiamo recuperato tutti i giorni di pioggia dal sito della Regione Lombardia dall’Arpa, sono i dati ufficiali, è una cosa che abbiamo».
In vacanza con l’autista
Dall’impresa «Ricciardello costruzioni srl» la donna ottiene invece una macchina sempre a disposizione per gli spostamenti a Roma anche della figlia, ma soprattutto per andare in montagna. I finanzieri lo scoprono quando la segretaria del titolare le contesta «1.600 chilometri per andare a Les Deux Alpes». Accroglianò non si scompone, anzi contatta il gestore delle vetture e lo redarguisce: «Tu non devi giustificare niente e glielo mandi così, poi la prossima settimana appena arriva lei a Roma ci parlo io così poi glielo dico». Durante la perquisizione a casa dell’uomo vengono trovate fatture per il noleggio di auto relative agli anni che vanno dal 2011 al 2015 per un totale di 94 mila e 500 euro. Il 3 novembre 2015, di fronte al magistrato la Dama nera ammette: «Ricciardello ha tantissimi contenziosi. Lui mi permette di usufruire di un noleggio con conducente, circa 5 volte al mese e per lunghi viaggi, ad esempio quando vado in montagna». Forse anche molto più frequentemente, visti i conti addebitati.
Politici amici e imprenditori
Nei suoi interrogatori Accroglianò parla a lungo del ruolo di Alberto Brandani, responsabile dell’organismo di vigilanza di Anas. «Il professor Brandani della Fondazione Formiche, quando lavorava in Anas aveva la delega al Personale. In un’occasione mi aveva chiesto di far vincere la gara ad “Aleandri srl”. Il coinvolgimento di Brandani nei favoritismi alla “Aleandri” risiedeva nella sua creatura politica, nel senso di persona di partito, vicina all’onorevole Cesa, ovvero di un soggetto che avrebbe potuto operare un intervento politicamente favorevole all’interno di Anas. Con il tempo gli avrò dato circa 60 mila euro. Non era stato stabilito preventivamente alcun quantum, si accontentava di quello che gli consegnavo man mano. Potevano essere quote di 5, 10 mila euro per volta». Tra i politici sui quali poteva contare Accroglianò cita l’ex ministro Altero Matteoli e il senatore Maurizio Gasparri. Poi fa l’elenco delle «mazzette» ricevute dagli imprenditori: «Ho seguito per due anni nei pagamenti e in tutte le impugnazioni con Anas l’imprenditore Claudio Salini, che è venuto a mancare lo scorso mese di agosto. Veniva seguito anche dall’avvocato Musenga che mi consegnò 10 mila euro a piazza Verbano come ringraziamento da parte di Salini. Spinosa è invece un imprenditore napoletano che aveva rapporti con l’ex presidente Ciucci per la nuova sede di Anas a Campobasso. Mi ha dato 10 mila euro in 5 anni per quella ma anche per altre gare».