Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  marzo 13 Domenica calendario

La rinascita dei mattoncini Lego è passata anche per l’arte

Videogame e giochi on line sono roba vecchia, a giudicare dalle “nuove” passioni dell’infanzia. Oltre cento milioni di bimbi, lo scorso anno, infatti, hanno giocato con i mattoncini Lego. Ossia con le stesse costruzioni di mamma e papà, e, probabilmente, nonno e nonna. Forte di oltre ottant’anni di storia, come marchio, e quasi sessanta, come mattoncino – ideato nel 1958, è ancora compatibile con i pezzi dell’epoca – Lego sta godendo di una seconda giovinezza. A farsi conquistare dalle regole-non-regole del suo gioco, che lascia libero spazio alla fantasia, sono sia i giocatori di ieri, cresciuti e diventati collezionisti, sia i giovanissimi. 
Un mercato ampio, trasversale e “dialogante”, che, visti i grandi numeri, ha portato all’annuncio dell’apertura di monomarca anche nel nostro Paese, già prima dell’estate. Il primo, ad Arese. A contribuire al rilancio dei mattoncini, sicuramente, è stata la capacità di riconvertirne il linguaggio. Basti pensare allo “sbarco” degli omini in versione animata, in “Lego-The Movie”, e poi sui social, con adesivi per Facebook. Più della virtualizzazione, però, a far sopravvivere il gioco nel tempo è stata la rilettura “intellettuale”. 
LA FORMULA«La Lego è riuscita a imporsi in tanti contesti a partire da quello educativo – spiega Mario Pireddu, mediologo Dipartimento Scienze della Formazione Roma Tre – I mattoncini consentono di far lavorare bimbi e adulti su problem solving e ragionamento. Si valorizza la logica del pensiero creativo, sempre più importante nel mondo del coding». Un grande contributo a questa seconda vita è arrivato dagli artisti che, con un “incastro” di fantasia e gioco, hanno saputo affascinare la platea internazionale. L’americano Nathan Sawaya, ex-avvocato, con le sue sculture tridimensionali, è diventato uno dei nomi più amati dal web e non solo. La sua prima mostra italiana, “The Art of The Brick”, ospitata a Roma, ha superato i sessantamila visitatori in due mesi, spingendo gli organizzatori a prorogarla fino al 3 aprile. «Credo – spiega – che le mie opere conquistino il pubblico perché i Lego sono giocattoli familiari: propongo un’arte democratica e accessibile a tutti». 
Ai mattoncini guarda anche l’arte vera e propria. Dopo il braccio di ferro tra Ai Weiwei e il gruppo danese, che si era rifiutato di vendergli un gran quantitativo di scatole nel timore di un’opera politica, l’azienda ha dovuto rivedere le sue regole, accettando di spedire a chiunque e ovunque le proprie confezioni senza chiedere rassicurazioni sull’uso. La ribellione di intellettuali e appassionati di fronte all’inatteso rigore della “madre” del mattoncino simbolo della libera espressione, ha impedito al brand ogni forma di censura. 
L’UTILIZZOAi Weiwei non era nuovo all’uso dei Lego per i suoi lavori: li aveva impiegati, nel 2014, per 176 ritratti di imprigionati o esiliati in una mostra nell’ex-prigione di Alcatraz, in Usa. L’olandese Leon Keer affascina con la sua street art 3d, scegliendo gli omini del marchio per regalare nuove profondità alla pavimentazione urbana. Il suo connazionale Jan Vormann, in più Paesi, Italia inclusa, usa gli incastri per riempire e “riparare” crepe di palazzi, avallamenti e buche dei marciapiedi. Il tedesco Martin Heuwold, in arte MegX, ha usato la pittura stile Lego, per “animare” ponti, regalando ai passanti l’emozione di sentirsi in una sorta di piattaforma giocattolo. L’italiano Stefano Bolcato dipinge soggetti di cronaca con gli omini. «Prima costruisco i modelli con i mattoncini come fossero set – spiega – poi li fotografo e dipingo la scena. Sembra un gioco ma è un lavoro tecnico». 
Non solo artisti. Aumentano raduni e contest per “costruttori” e si moltiplicano le opere extralarge. La scorsa estate la torre di mattoncini realizzata a Milano, alta 35,05 metri per oltre mezzo milione di pezzi, è entrata nel Guinness dei Primati. A settembre, il reverendo americano Bob Simon ha realizzato la Basilica di San Pietro, in scala, con turisti in piazza e Papa affacciato, per un totale di dieci mesi di lavoro e anche qui circa mezzo milione di mattoncini. Il “classico” non tramonta mai. Lo dimostra Lego, lo confermano alcuni noti “colleghi”, come Barbie, Monopoli e Scarabeo. Sempre nel cuore dei baby-giocatori.