Libero, 13 marzo 2016
Come investimento una copia antica della Divina Commedia è meglio dei Bot
Non è un libro antico, ma si trova difficilmente. È un volumetto pubblicato da Bompiani nei primi anni 70, Come farsi una cultura mostruosa, firmato da Paolo Villaggio. Che sicuramente ci avrà messo del suo, però da sempre si mormora che il vero autore sia stato Umberto Eco, che allora lavorava per la Bompiani.
Il mormorio diventa certezza quando in quei divertenti quiz a risposta multipla ci si imbatte nel nome di Athanasius Kircher, un gesuita del Seicento vissuto a Roma per 40 anni, che scrisse diversi libri pieni di notizie scientifiche e geografiche spesso inventate. Vere bufale che vanno dalla mappa di Atlantide a una immaginifica traduzione dei geroglifici.
Eco era da sempre un appassionato bibliofilo e un fan di Kircher in particolare. Aveva quasi tutti i libri del gesuita, tranne due. Lo affascinava proprio il misto di verità e falsità. Diceva «Se uno si occupa del falso è perché è convinto che qualche cosa di vero c’è… Non ho volumi di Galileo, ma di Tolomeo. Mi piace indagare sulle bizzarrie dell’intelletto umano». Avrebbe trovato bizzarrie a iosa nell’asta di libri antichi che si è tenuta ieri, sabato 12 marzo, presso l’Hotel Westin Palace in piazza della Repubblica a Milano, organizzata da Philobibilon di Filippo Rotundo, uno dei maggiori protagonisti dell’antiquariato librario a livello internazionale. L’asta è uno degli appuntamenti che in questi giorni hanno trasformato Milano in un punto focale per gli amanti dell’antiquariato librario attratti dalla Mostra internazionale dei libri antichi e di pregio organizzata dall’Alai (Associazione Librai Antiquari d’Italia) a Palazzo dei Tessuti. «Siamo addolorati per la scomparsa di Eco, grande collezionista di libri antichi e grande amico» ricorda Filippo Rotundo. «Umberto, con molto spirito, aveva persino accettato di fare da battitore per il primo lotto di questa asta. Ma lui era così: nel 2013 ci fece un grandissimo favore aprendo la galleria Philobiblon di New York con uno speech incredibile».
Rotundo è l’uomo che sta cambiando faccia al mondo dei collezionisti bibliofili. Quello che immagini fatto solo di anziani signori che scrutano pergamene. E invece ti trovi a parlare con questo giovane uomo molto dinamico che non ha paura di usare strumenti moderni per diffondere la conoscenza del suo grande amore, quei tomi che appaiono così fragili da intimorire.
«Trattando anche libri del Novecento posso dire che, per quando possa sembrare assurdo, un tomo del Cinquecento è più resistente di uno del 1950. Perché in epoca moderna si è cominciato a stampare su carta contenente cellulosa che tende a sgretolarsi anche sotto l’azione degli inchiostri acidi. In antichità, e fino al Settecento, la carta era ricavata dagli stracci, quindi contengono fibre di cotone o lino che la rendono più resistente». Sono molte le idee preconcette che Rotundo sfata mentre si visita la sede milanese di Philobiblon dove sono esposti questi volumi meravigliosi.
«Una delle cose contro cui mi batto per svecchiare il mondo della bibliofilia è legata al costo di questi capolavori. Basta sfogliare il programma della manifestazione per rendersi conto che la base d’asta parte spesso da 2000 euro. Naturalmente una prima edizione di Dante varrebbe milioni. Alla mostra in corso a Milano noi presentiamo una preziosa copia della Divina Commedia che risale al 1491 e che era appartenuta a un membro della società segreta dei Rosacroce. Ma già una quarta edizione di un grande autore, stampata ai primi del XVI secolo, con gli interventi di abili miniatori, figure e fondi oro, si può acquistare per poche migliaia di euro».
Philobiblon, la creatura di Rotundo, era partita a Roma come semplice corner di antiquariato dentro la libreria Arion di via Veneto. Da allora è stata una crescita continua, con apertura di diverse sedi a Milano e New York, fino a diventare franchisee italiana della casa d’aste londinese Bloomsbury. Ma il libro antico può essere un bene rifugio? «Scegliendo i grandi autori e le edizioni migliori, sì» specifica Rotundo. «E può essere un investimento che offre anche un piacere estetico. Quanto più sterile e senza fascino è una cedola bancaria?»