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 2016  marzo 13 Domenica calendario

Latte, la crisi dell’oro bianco

A quasi un anno dalla cancellazione delle quote latte la crisi dell’oro bianco, determinata anche dall’embargo nei confronti della Russia per la crisi dell’Ucraina a Bruxelles, le grandi organizzazioni agricole europee e anche a livello di governi tornano a ipotizzare il contingentamento della produzione. Il motivo? L’anno scorso la produzione è aumentata di oltre 3,5 milioni di tonnellate rispetto al 2014 mentre il prezzo pagato alla stalla continua a calare, non solo in Italia ma anche nei grandi Paesi produttori del Nord Europa. Nei giorni scorsi la questione è stata affrontata all’interno del Copa-Cogeca (il coordinamento europeo delle organizzazioni agricole e delle cooperative del settore), però non è stata raggiunta una posizione chiara e univoca su un eventuale riduzione volontaria. E domani la questione sarà discussa nel Consiglio straordinario dei ministri dell’Agricoltura dove si parlerà anche di olio e di ortofrutta. «Ci aspettiamo un salto di qualità nell’approccio alle crisi da parte della Commissione europea. Servono certamente nuovi interventi subito efficaci, ma dobbiamo anche fare una riflessione strategica sugli strumenti di tutela del reddito di allevatori e agricoltori».
Un Ocm per il latte?
Roma vuole partire dal latte: «Chiediamo che siano raddoppiati subito gli aiuti che si possono dare alle aziende in regime “de minimis”, portandoli a 30 mila euro per impresa». Ma non basta: «Si parla di una proposta della Commissione sul versante della riduzione volontaria della produzione che vogliamo valutare con attenzione. Servono però scelte strutturali e per noi è fondamentale chiudere presto un accordo sull’etichettatura, soprattutto dopo aver incassato l’appoggio francese». L’Italia poi lancerà una proposta innovativa: «Istituire una Ocm latte (Organizzazione comune di mercato) come è stato fatto con successo per il vino».
Il fronte del Sì
Come si stanno muovendo gli agricoltori europei? All’interno del Copa-Cogega c’è un fronte favorevole alla riduzione anche se con posizioni diversificate. Ne fanno parte Austria (taglio delle produzioni su base volontaria con aiuti di 10 centesimi finanziati dalla Commissione con fondi presi dal bilancio generale), Finlandia, Spagna (più tagli per i paesi che hanno una maggiore eccedenza di produzione). E poi ci sono Francia, Polonia, Portogallo e Gran Bretagna dove l’85% degli allevatori ricevono un prezzo tra 15 e 23 cent. Per la Scozia il contingentamento deve «essere molto temporaneo».
La posizione italiana è diversificata. Confagricoltura è favorevole ad una riduzione volontaria della produzione da rendere però obbligatoria in tutti gli Stati membri con un incentivo di aiuti da parte dell’Ue. L’Alleanza delle Cooperative chiede la fine dell’embargo alla Russia e si dice favorevole ad iniziative per ridurre la produzione. Secondo Coldiretti il contingentamento sarebbe troppo costoso mentre si possono incrementare i consumi attraverso l’etichettatura obbligatoria.
L’asse del No
Irlanda e Irlanda del Nord, invece, non sono favorevoli ad una riduzione delle produzioni perché le crisi di mercato sono cicliche. Gli agricoltori tedeschi sono favorevoli a stimolare gli accordi a lungo termine tra agricoltori e trasformatori. Lettonia, Lituania e Estonia chiedono l’aumento del «de minimis». La Danimarca non è favorevole ad una gestione della produzione perché non vi sono fondi per tale intervento e non si vogliono usare i fondi di riserva. Contrari anche gli olandesi.
Arance e pomodori
Durante il vertice a Bruxelles il ministro Martina chiederà il «raddoppio degli aiuti anche per l’ortofrutta». Darà battaglia anche per ottenere l’aumento del prezzo di ritiro per arance e pomodori e «per questi ultimi anche una differenziazione per tipologia, in modo da tenere in considerazione la qualità delle nostre produzioni». Intanto in Italia sono partite le campagne che puntano a sostenere il consumo di pomodoro nazionale e arance attraverso un’informazione sulle qualità nutrizionali dei prodotti italiani.