la Stampa, 13 marzo 2016
Come e quanto risparmiano gli italiani
Cibo, viaggi, abbigliamento, addirittura istruzione. La grande crisi ha stravolto i consumi delle famiglie: dal 2007 a oggi sono state costrette a tagliare la spesa annuale, passata da 23.737 euro a 22.882. La grande sforbiciata – in media vale 855 euro – è iniziata a tavola, spiega una fotografia scattata da Confesercenti: la stretta sulla carne «pesa» 100 euro l’anno, quella sul pesce 74. Gli italiani hanno risparmiato pure in panetteria: quasi settanta euro. In compenso, hanno riempito i carrelli del supermarket di frutta e ortaggi (+16,4%). Un piccolo boom che non basta a compensare lo scontrino, più leggero di 91 euro. La «spending review», se possibile, è stata ancora più severa quando è stato il momento di programmare il tempo libero: il budget per alberghi e ristoranti è crollato di 304 euro, quello per trasporti e carburanti – qui, però, ci sono anche effetti legati al prezzo delle materie prime- di 1290 euro. Eppure qualche settore è cresciuto: le spese per la cura della persona, e soprattutto quelle per servizi di assistenza sociale (+945 euro). Negli ultimi nove anni, tra l’altro, in pochi hanno fatto meno di smartphone e contratti di telefonia: un fenomeno sociale, certo, ma pure una necessità lavorativa.
La ripresina economica del 2015, che ha fatto tornare il segno più davanti alla voce consumi, non basta a recuperare il terreno bruciato dalla recessione. «La crescita è ancora troppo debole», dice Mauro Bussoni. Secondo il segretario generale di Confesercenti «la diminuzione di vendite registrata in molti comparti suggerisce che la domanda sia più debole di quanto previsto».
Difficile che l’asticella torni velocemente ai livelli pre-crisi: qualcosa è cambiato per sempre, nelle teste e nelle abitudini dei consumatori. Per sentirsi di nuovo ricco il ceto medio ha imparato a puntare sul glamour a prezzi stracciati, a partire dalla grandi catene in stile Ikea, Tiger, Zara, Hm fino a Carpisa e Decatlhon. Si sono mossi in quella direzione anche i discount, con locali più curati, prodotti raffinati e nuove iniziative di marketing.
Negli ultimi sette anni sono andate in controtendenza, e per i bilanci delle famiglie non è una buona notizia, soprattutto le uscite fisse: acqua, luce e combustibili per il riscaldamento costano 536 euro in più, e le spese sanitarie hanno fatto un balzo di 142 euro.