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 2016  marzo 13 Domenica calendario

Una Legione in meno val bene una lezione (di civiltà) in più

Nel mezzo del cammin di nostra vita: bell’inizio, vero? Tranquilli, non mi sono montato la testa, è solo per introdurre l’argomento dell’età. Per Dante a 35 anni o giù di lì c’era il giro di boa. Mentre oggi si usa il termine ragazzo anche per un trentottenne. Se vale questa scala di misurazione, a 70 anni si è in piena maturità, poi si sa che camperemo fino a 110, ma divertendoci sempre meno. In settimana il calcio è stato ricco di riferimenti anagrafici. Ha cominciato Sacchi, piazzando in due concetti il pane e la sassata. «La Juve è dieci anni avanti a tutte le altre per coesione e competenza. Il suo limite sono i verbi. Noi al Milan ne coniugavamo tre: vincere, convincere, divertire. La Juve ne coniuga uno: vincere». Segue paragone, non proprio generoso, con il Rosenborg. Commento di Allegri: «Sacchi è un guru del calcio, poi si può essere d’accordo o no. Gli voglio bene, e poi è una persona di 70 anni...». I tre puntini di sospensione sono nel sommarietto della Stampa, quasi impossibile capire se li contenesse la risposta di Allegri, quindi 4 alla Stampa. Da Palermo Iachini: «Non è facile continuare a discutere con una persona di 75 anni». Be’, dipende. Se si tratta di Zamparini, non è facile. Ma il problema non sono i 75 anni, è Zamparini. Un altro presidente, Mattarella, ha la stessa età di Zamparini ma diversi modi. E anche Francesco Guccini, che scrisse Auschwitz nel 1964, che è andato in settimana a visitare il lager con l’arcivescovo di Bologna e una scolaresca di Gaggio Montano, che è scivolato su una mattonella e s’è rotto una spalla. Poco, per abbattere una roccia come il Maestrone. Con lui discutere era e resta una buona esperienza. Zamparini, molti dicono rimpianga di non essere nato nell’Alabama pre-Lincoln. Non ci credo, vive bene anche in questo secolo. Come il koala si nutre di foglie d’eucalipto, Zamparini si nutre di allenatori. Li chiama, li carica, li tiene sulla graticola, li scarica, a volte li insulta (Iachini se l’è cavata con un “deficiente”), poi li caccia. Oppure li fa venire a Palermo (Schelotto), salvo accorgersi che non possono allenare nel nostro campionato. Zamparini è nato a Bagnaria Arsa, che a scriverlo già sembra una contraddizione ma una spiegazione c’è. Arsa fu aggiunto dopo il 1848, quando il paese fu incendiato dall’esercito austriaco. Da qui partì ufficialmente il primo colpo di cannone italiano nella prima guerra mondiale.
In guerra sono attualmente gli inglesi con il punto esclamativo, o meglio con l’abuso che ne fanno i ragazzi nei loro messaggi. S’è mosso il Ministero dell’istruzione per l’utilizzo “coscienzioso e consapevole” di quel che una volta era chiamato punto ammirativo. Più punti esclamativi mettono più i ragazzi si sentono sicuri. Nel mio piccolo, nessuna guerra. Non ne faccio uso, punto (non esclamativo) e basta. In inglese il punto esclamativo è detto bang. Quindi !! è il titolo di una canzone. Ma anche un pretesto per spostarci a Jacksonville, in Florida. Jamie Gilt, 31 anni, è attivista convinta del movimento pro-armi. Sul web girano sue immagini col figlio in braccio e un fucile. E la frase: “Anche mio figlio, 4 anni, saprebbe prendere la mira e sparare con una pistola”. In effetti, seduto sul sedile posteriore, il figlio ha trovato una calibro 45 e le ha sparato nella schiena. Non è grave.
Nemmeno è grave rifiutare la Legion d’Onore, anzi. Dal Giorno: “Clamoroso gesto di Sophie Marceau, che ha rifiutato la Legion d’Onore che gli avrebbe conferito a giorni il presidente Hollande”. Gli a lei? Ragazzate (2). Brava Sophie, grande Sophie, 8, la courbe de tes yeux fait le tour de mon coeur (Eluard). Succo del rifiuto: “L’avete data al principe ereditario saudita Mohammed ben Nayef, rappresenta un Paese che ha raggiunto 153 esecuzioni capitali nel 2015 e già 70 in questo scorcio di 2016. Tenetevela pure, io non la voglio”. Il giornale francese Causette ha pubblicato una serie di mail da cui risulta che erano stati i sauditi, il 2 marzo, a chiedere l’assegnazione dell’onorificenza. Velocissimo l’iter: consegna all’Eliseo il 4 marzo, senza dare troppa pubblicità alla cosa, da parte francese, mentre a Riad suonavano le grancasse. Una Legione in meno val bene una lezione (di civiltà) in più.
Qualcosa di importante, sia pure a livelli meno alti, ha detto anche Spalletti, 7, nel dopo-Madrid. È andato contro un mare di luoghi comuni: il grazie lo stesso, il non ho nulla da rimproverare ai ragazzi, il non meritavamo questo punteggio, il si cresce anche grazie a queste esperienze. Niente di tutto questo. Se l’è presa con i suoi che uscivano dal campo sorridendo e dandosi il cinque come avessero vinto. Come all’andata, forse ancora di più, la Roma poteva segnare e aveva perso ancora. «Guai a chi si complimenta, abbiamo perso 2-0, zitti e a casa. Non abbiamo ancora la mentalità giusta». Non ancora, ma a tratti qualcosa si vede.