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 2016  marzo 13 Domenica calendario

Otto italiani su dieci si piacciono

La sorpresa è scoprire che siamo soddisfatti di noi. Del nostro corpo. Lato A e lato B. Disposti a molto pur di trasformarlo, il corpo, ma anche, in fondo, capaci di accettare i nostri difetti fisici, senza per questo detestare lo specchio, maledire la natura o rimpiangere le troppe merendine divorate in gioventù. La gran parte degli italiani, l’85%, si guarda e dice “sì, vado bene così”, certo a vent’anni è meglio, a 40 anni già si fatica tra palestre e saune, a 70 la sfida è quella di avere un cuore sano e gambe forti, a 80 una mente lucida e uno spirito che non si appanna, ma così è la vita, così sono le stagioni. Il Censis racconta il “Fronte del corpo”: è questo il titolo di una ricerca che scandaglia il rapporto tra noi e la nostra immagine, come appare, come vorremmo che fosse, diaframma ma anche biglietto da visita verso il mondo, in una società dove sul corpo è possibile fare molto, se non tutto. Scolpire, tatuare, gonfiare, sgonfiare, abbellire, operare, trasformare. Ecco allora che dai dati del Censis appare un’Italia simmetrica, dove il 42% afferma «sono soddisfatto, il mio corpo è come lo desidero» e il 43% che sottolinea «mi apprezzo, anche se il mio corpo non è proprio come vorrei che fosse». Nel mezzo, un 15% che non si piace affatto, anzi, diciamolo, si detesta.
E anche simmetrico è il fronte di chi (il 51%) per avere quelle gambe, quelle spalle, quella snellezza, quella tonicità, fatica duramente, e il 49% che invece no, non combatte, l’esercito dei semi-pigri, iscritti in palestra e presenti soltanto al party di inaugurazione, camminatori e camminatrici pronti a riposarsi e prendere il sole sulla prima panchina disponibile...
In realtà, entrando nel dettaglio si vede che la soddisfazione fisica di sé corre di pari passo all’età. Se i Millennials (18-34 anni), si piacciono integralmente, già i Baby Boomers (35-64 anni) sono meno decisi (solo il 41% non cambierebbe nulla di sé), e oltre i 65 anni si riduce ad un 36% il coraggioso campione che si guarda allo specchio senza rimpianti. Massimiliano Valerii, nuovo direttore del Censis, il centro di studi e ricerche sociali fondato nel 1964 da Giuseppe De Rita, spiega che «parlare del corpo, analizzarne i cambiamenti, è parlare della società, di quanto oggi possiamo affermare la nostra soggettività». Ossia di come possiamo trasformarlo, migliorarlo o imbruttirlo, ma comunque scolpirlo a nostra immagine e somiglianza, sfiorando quasi l’onnipotenza. «Fino agli anni Cinquanta la percezione del corpo era soggetta a rigide norme sociali. Poi è arrivata una rivoluzione culturale, a partire dalla minigonna di Mary Quant passando per il femminismo, la rivendicazione del “corpo è mio e lo gestisco io”, fino ad oggi, in cui noi pensiamo di poter fare del nostro fisico quello che vogliamo. E quindi allenamenti, palestre, chirurgia estetica, oppure tatuaggi, piercing, insomma il cambiamento è che ognuno di noi ritiene di poter ottenere, anzi di avere il diritto ad un corpo diverso da quello in cui si ritrova…».
Se apriamo allora il paniere dei desideri, che arricchisce l’industria del wellness, “nuovo segmento di consumo – scrive il Censis – nato negli anni Ottanta, e nemmeno intaccato dalla crisi» ecco che a 40 come a 60 anni maschi e femmine vorrebbero essere, tutti, più magri. E poi, nel dettaglio: i maschi amerebbero un corpo più atletico (41% dei casi), più magro (26%), muscoloso (20%). Le donne sono afflitte dal problema peso (55%), vorrebbero un aspetto più tonico (22%) e giovane (21%), ed essere più alte (18%). Mentre per gli “aged” dalla mezza età in poi, ciò che conta è avere un fisico che resiste all’età. Aggiunge Valerii: «Ciò che differenzia la nostra società da altre culture, quella islamica ad esempio, è proprio la soggettività del corpo, il nostro poterne disporre come vogliamo. Possiamo farci tatuare, mettere il piercing o fare il il lifting: non sempre tutto questo è positivo, ma è sinonimo comunque di libertà».
Corpi personalizzati dunque, orrendi o bellissimi a seconda di chi li guarda, ma comunque fatti da sé. Senza dimenticare però la relazione tra dentro e fuori, perché il corpo altro non è che l’involucro di ciò che vogliamo comunicare al mondo. E quindi è la relazione “sana” tra fisico e mente che appare oggi il vero segreto della longevità. Basta guardare il successo planetari dei corsi di yoga, per capire che forse la trasformazione non passa dal bisturi.