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 2016  marzo 13 Domenica calendario

«Volevo uccidere mio padre e forse ho combinato tutto questo per vendicarmi di lui». Manuel Foffo, uno dei due assassini di Varani, racconta tutti i problemi che ha avuto col padre

La Repubblica
«Volevo uccidere mio padre e forse ho combinato tutto questo per vendicarmi di lui». Manuel Foffo, uno dei due assassini di Varani, racconta tutti i problemi che ha avuto col padre
Il mix di alcol e cocaina rimbomba nel cervello, vecchie frustrazioni si riaffacciano all’improvviso. Nel corso del festino lungo tre giorni che si è chiuso il venerdì della scorsa settimana con la morte di Luca Varani, uno dei due killer del Collatino aveva in realtà puntato un altro obiettivo per sfogare la rabbia repressa negli anni: «Volevo uccidere mio padre e forse ho combinato tutto questo per vendicarmi di lui». A parlare in carcere è di nuovo Manuel Foffo.
Il proprietario della casa dell’orrore si siede davanti al pm Francesco Scavo. Ha saputo che anche Marco Prato, il pr suo complice, ha parlato – anche in prigione le voci corrono – e deciso di ribaltare un’altra volta lo scenario. Foffo è un fiume in piena. Incontrollabile, specie quando gli investigatori gli chiedono della famiglia. Papà Valter, l’uomo che lo ha difeso in tv, è il suo demone: «Io e Marco abbiamo iniziato a parlare a lungo di mio padre – racconta Manuel – e la cosa mi ha fatto “salire il veleno”. Mi sento una persona incompresa. Una forte incomprensione che unita ad alcol, droga e nervosismo mi ha fatto fare quel che ho fatto».
L’elenco dei «no» paterni è lungo: «A 18 anni – continua Foffo ha regalato il motorino che io amavo a un’altra persona. Poi, quando volevo una Yaris, mi ha detto che ci voleva una macchina più resistente». Anche sugli studi: «Mi hanno costretto a fare economia. Ma io volevo fare giurisprudenza». Come suo fratello Roberto, il suo idolo: «Mio padre lo ha sempre trattato meglio, ma non sono stato mai geloso. Gli voglio molto bene. Sono dispiaciuto perché ora il suo nome sarà sempre associato a questa storia». Parole dure anche per la madre Daniela: «Credo che anche lei sia malata, con problemi psichici». Gli stessi, forse, per cui Manuel girava con la ricetta per il Minias, il sedativo che poi Prato ha preso in hotel, a suo dire, per suicidarsi. Il focus si sposta sul festino: «Con Marco abbiamo parlato a lungo. Sembrava darmi ragione, ma mi guardava con uno sguardo criminale. Mi ha fatto vedere il suo cellulare. Aveva immagini e video di bambine nude e donne violentate». Nella casa a cui hanno bussato anche due fattorini per consegnare cibo e bevande a domicilio entrano prima Giacomo («Mi hanno rubato il bancomat e hanno prelevato dei soldi», ha raccontato ai carabinieri) e poi Alex il pugile. L’ultima ragazza di Manuel, Arianna, ha invece spiegato di aver rifiutato l’invito dei due killer. «Dopo che Alex è andato via – riprende Foffo – ho avuto un rapporto sessuale con Prato per ringraziarlo per la cocaina. Ha iniziato a toccarmi. Ma non ho mai avuto fantasie omosessuali». Infine, la mattanza: «Quando Luca è entrato in casa, Marco lo ha invitato a mettersi nella vasca da bagno. A quel punto mi ha detto che doveva morire. Poi non ho ricordi precisi. So solo che il gioco sessuale tra noi tre non si è mai concretizzato e che Marco era vestito da donna. Ora, però, voglio pagare per quello che ho fatto a quel ragazzo». Ed è proprio sulla vittima che ora si apre un altro giallo. Tra Luca e i suoi assassini ci sono state 5 chiamate venerdì mattina, ma i dettagli restano un mistero. Si cerca ancora la ragazza bionda che ai carabinieri venerdì ha raccontato di aver solo salutato il 23enne e non averlo ascoltato mentre era al cellulare.