Corriere della Sera, 14 marzo 2016
Il giorno in cui Angela Merkel perse le elezioni
Abituata a vincere le elezioni, Angela Merkel si trova da ieri sera su un territorio nuovo. Scivoloso. Alle elezioni in tre Länder ha dovuto registrare una netta sconfitta: non imprevista ma non per questo meno problematica. Dovuta a una serie di fattori, non solo alla ribellione di una parte del suo elettorato alla politica di apertura nei confronti dei rifugiati. Ma che comunque quella politica ora mette ancora più sotto pressione.
L’affermazione di Alternative für Deutschland (AfD), partito di destra radicale anti immigrati, ha alcune caratteristiche scioccanti nel panorama politico della Germania: e sicuramente ha strappato il cuore dei suoi voti ai cristiano-democratici della cancelliera.
Nel Land più importante tra quelli che votavano ieri, il Baden-Württemberg, da sempre un bastione della Cdu, per la prima volta il partito della cancelliera non è finito in testa. Hanno vinto i Verdi del premier regionale uscente Winfried Kretschmann, che ha ottenuto un notevole successo personale. Il partito di Merkel scende dal 39% del 2011 al 27%, superato dai Verdi a oltre il 30%. I socialdemocratici della Spd sono crollati dal 23 a un 13% scarso, quarto partito, superati anche dalla AfD non lontana dal 15%.
Nella Renania-Palatinato, la sfida tra la premier in carica, Malu Dryer della Spd, e la vicepresidente della Cdu Julia Klöckner è stata vinta dalla prima 36 a 32%, con la AfD al terzo posto, sopra al 12%.
Nel piccolo Stato della Sassonia-Anhalt, nell’Est ex socialista, lo choc è il 24% della destra di AfD, secondo partito dietro la Cdu, che però scende dal 32,5 a un po’ meno del 30% (la Spd supera a malapena il 10%).
Questo voto non racconta tanto che la Germania respinge l’apertura di Frau Merkel ai rifugiati: i voti non andati alla AfD sono tutti per partiti favorevoli a dare asilo. Crea però una realtà nuova: un partito di destra, alla destra della Cdu, un’entità che dal Dopoguerra non c’era mai stata ed era fino a poco tempo fa un tabù politico. L’accusa alla cancelliera, ora, è di avere spostato il partito troppo a sinistra – sulla questione dei rifugiati ma non solo – e di avere lasciato spazio a un movimento xenofobo. Frau Merkel dovrà difendersi da questa analisi. Lo farà sostenendo che i tedeschi sono in gran parte sulla sua linea di apertura: che anzi quando la candidata del partito nella Renania-Palatinato, Klöckner, ha iniziato a criticare la linea di apertura ai profughi ha anche iniziato a crollare nei sondaggi. Dirà che nel Baden-Württemberg hanno addirittura vinto i Verdi, più aperti nei confronti dei profughi di lei. E continuerà a rifiutarsi di chiudere le frontiere. Il fatto è, però, che quando una leader vincente perde, e fa temere che possa perdere di più in futuro, la fronda nel suo partito si organizza: per ora alternative non ce ne sono, ma non c’è niente così di insuccesso come l’insuccesso. La Csu, partito gemello della Cdu nella Baviera, accentuerà le accuse di avventurismo alla cancelliera. Saranno giorni e settimane difficili.
La Cdu potrà in qualche modo consolarsi con il fatto che, probabilmente, in nessuno dei tre Länder si potrà governare senza di lei. E che addirittura nel Baden- Württemberg si potrebbe dovere passare a un’alleanza inedita tra Verdi e Cdu, dal momento che la Spd – partner dei Verdi nei cinque anni scorsi – è crollata. Si vedrà. La realtà è che è nato un nuovo partito; che è di destra, novità nella Germania postbellica; e che non è detto sia il lampo di un pomeriggio.
D.Ta
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Giornata orribile per Angela Merkel, ieri. Ma anche choc per tutto il sistema politico tedesco. Il 24% di voti raccolto da Alternative für Deutschland in Sassonia-Anhalt fa vacillare alcuni pilastri del panorama, storicamente abbastanza stabile, dei partiti. Pone almeno tre questioni: la difficoltà sempre maggiore a formare governi con un sesto protagonista che si insedia sul palcoscenico; la nascita di un partito alla destra della Cdu-Csu, mai esistito dalla fine della Seconda guerra mondiale a oggi; la realtà di una Germania Est diversa da quella dell’Ovest.
Dal punto di vista sociale, è quest’ultimo l’aspetto che probabilmente più turba la maggioranza dei tedeschi: scoprire che la parte del Paese che ha vissuto per più di quarant’anni nel socialismo reale, sotto l’influenza sovietica, è decisamente più chiusa nei confronti dei rifugiati.
Di base, i cinque Länder formati dopo la riunificazione del 1990 sono più poveri di quelli della parte Ovest del Paese. E questa è una ragione che in parte spiega i timori di chi pensa che la concorrenza dei nuovi arrivati possa sottrargli lavoro e benefici sociali.
Ma a Est c’è anche una minore pratica di democrazia, di accettazione dell’obbligo di dare asilo a chi ha ragioni per chiederlo. Ci sono 40 anni di uno Stato chiuso. E c’è anche un elemento culturale non secondario: mentre la Germania Ovest si interrogava sul passato, sul nazismo e l’Olocausto e sulle responsabilità della Nazione, la Germania Est liquidava la questione spiegando ai suoi cittadini che Hitler fu il frutto del capitalismo e dell’imperialismo. Mentre a Occidente si sviluppava un senso di responsabilità verso il mondo, a Oriente le coscienze non venivano toccate.
Il risultato è il 24% di ieri e il fatto che nei Länder dell’Est i partiti di estrema destra, non solo AfD, raccolgano molti più voti che altrove (anche il partito della Sinistra, Die Linke, d’altra parte, è più forte nella terra dell’ex socialismo reale che altrove). È uno schema non solo tedesco: non è un caso che praticamente tutti i Paesi della Ue un tempo di là dalla Cortina di Ferro – dall’Ungheria alla Polonia, dalla Repubblica Ceca alla Slovacchia – abbiano chiuso, in qualche caso anche fisicamente, le porte ai rifugiati. È la storia che si fa sentire.
Fatto sta che l’arrivo sulla scena di AfD cambia gli equilibri del quadro politico tedesco. I due grandi partiti popolari, i cristiano-democratici e i socialdemocratici, soprattutto i secondi, vedono calare considerevolmente il loro bacino elettorale, nei decenni scorsi già intaccato dai Verdi e dalla Linke. I Liberali, addirittura, rischiano di essere schiacciati e diventare irrilevanti.
Per dire della portata del cambiamento, succede ad esempio che, visti i risultati di ieri, Cdu e Spd, un tempo dominanti, non hanno i voti per formare un governo di Grande Coalizione, come quello nazionale, sia nel Baden-Württemberg sia nella Sassonia-Anhalt. Se la AfD, come è probabile, non si rivelerà un fuoco di paglia, la complicazione delle alleanze è destinata a pesare e a creare instabilità nel Paese che della stabilità ha fatto un totem.
In più, ora la Germania ha rotto il tabù del partito di destra radicale, che dopo il nazismo era dato per escluso nella pratica e nella teoria politica del Paese. Non è cosa da poco: influirà sull’idea di eccezione che i tedeschi hanno di se stessi. Nel medio periodo avrà conseguenze.
Danilo Taino