la Repubblica, 14 marzo 2016
Mihajlovic si rassegna, Berlusconi s’infuria
La finale dell’ex Coppetta Italia, il 21 maggio con la Juventus, è per il Milan il traguardo più nobile di un modesto triennio. Ma in mezzo ci sono ancora due mesi di complicatissima gestione, con Berlusconi e Mihajlovic sempre più separati in casa. Ieri il padrone furioso ha completato la sconfessione dell’allenatore, che già da settimane medita di rimpiazzare a luglio con Brocchi o Montella e magari con Lippi dt. Ma Mihajlovic, squalificato in tribuna e osservato specialissimo della Lazio, era ancora più furente: se già sapeva di non potere contare sul sostegno reale del presidente, ha constatato anche che buona parte della squadra è inadeguata a prenotare il sesto posto dell’Europa League. I veterani Abbiati e Abate sono dalla sua parte: si sono esposti con dure dichiarazioni pubbliche di richiamo a qualche compagno, scoprendo le crepe dello spogliatoio, dove Bacca, Ménez e naturalmente Balotelli non sembrano più in sintonia col gruppo.
Formalmente soltanto una traversa di Abate e un palo di Bertolacci nella stessa azione, dopo un’ora e un quarto di mediocrità diffusa, hanno impedito la violazione del domicilio del Chievo. Ma nella sostanza il primo tempo è stato così orrendo da fare dubitare che la partita all’ora di pranzo della domenica possa davvero conquistare alla serie A il mercato televisivo asiatico. È stata più appetibile Levante-Valencia, contemporanea offerta della Liga spagnola, nobilitata dal gol del redivivo Pepito Rossi.
Il fragile principio della Cina di bocca buona, disposta a spendere e spandere a prescindere, per il calcio italiano, è lo stesso in base al quale Berlusconi ritiene plausibile che misteriosi investitori d’Asia acquistino il 48% delle quote del Milan per mezzo miliardo di euro, con successivo boom di tifosi azionisti sulla borsa di Hong Kong. Per ora il primo a esplodere è stato lui, furibondo per l’inconsistenza dell’attacco: eppure, per circostanze fortuite, era proprio quello che caldeggiava. Il salsero Bacca ha danzato stanco in mezzo a frotte di avversari. Al suo fianco Ménez, rilanciato titolare dall’infortunio muscolare di Kucka nel riscaldamento, si è segnalato per l’insofferenza verso i compagni. Aveva ammesso in un’intervista all’Equipe di non essere contrario a priori a un trasferimento in Cina a fine stagione. Questa la dovrà concludere giocando meglio di ieri: è uscito senza avere tirato in porta e col mal di pancia, forse metaforico o forse no, dato il gesto di stizza verso Sakic, vice di Mihajlovic. Luiz Adriano è ricomparso, dopo 2 mesi di assenza in campionato, e non ha avuto modo di chiarire ai telespettatori cinesi se il mancato ingaggio a Nanchino meriti rimpianti. Balotelli, infine, si è beccato la bocciatura più esplicita: si è scaldato per entrare, ma poi è entrato Josè Mauri, tra gli ultimi nella gerarchia di Mihajlovic e al debutto in campionato. Lui, cresta al vento, ha ottenuto il permesso di non salire sul pullman e di tornare a Brescia da solo: scena alquanto simbolica.
La partita è rapidamente sintetizzabile, nel suo grigiore. L’infortunio di Kucka ha impedito il varo del 4-3-3, ma il 4-4-2, rallentato dai molti passaggi sbagliati in assenza di Montolivo, ha fatto il solletico al Chievo, tranquillo, privo di stimoli e dedito alla solita, efficace difesa che impastoia quasi sempre gli avversari. Una zuccata con Cacciatore ha portato all’ospedale Donnarumma e Abbiati ha salvato su Floro Flores e Meggiorini. Il Milan, dopo l’intervallo, si è un po’ svegliato: gol sfiorati da Bacca di testa e da Bonaventura di piede, prima della percussione di Honda, con traversa di destro in diagonale di Abate, ripresa di controbalzo da Bertolacci, e palo.
Il veleno era nella coda. Un cronista di Mediaset ha captato una frase dello sconsolato Mihajlovic. «Con questa squadra non si può fare di più». Mentre la società smentiva, Abbiati e Abate hanno rincarato la dose. «È inconcepibile che qualcuno pensi di staccare la spina adesso e di riattaccarla prima della Coppa Italia o di risentirsi, quando viene ripreso sul campo. Così si perde la finale e si arriva settimi o ottavi. Chi veste la maglia del Milan non può mai accontentarsi di un sesto posto». Berlusconi pretende l’ex Coppetta Italia (dopo l’ultima vittoria nel 2003, 3 semifinali). Chissà se l’ex Allegri è d’accordo.