la Repubblica, 14 marzo 2016
Commento al campionato di Gianni Mura
La Juve parte per la Baviera carica d’ottimismo, forse in dose eccessiva, ma è giusto così. A Torino, sotto di due gol, quanti pensavano di andare a Monaco ancora in corsa, quasi alla pari? Quasi perché il 2-2 l’obbliga a vincere, a certi livelli un 3-3 difficilmente esce. Il quasi, c’è da aggiungere, è ravvivato da qualche speranza e da qualche certezza. La speranza è che spesso le squadre tedesche patiscono il confronto con le italiane. La speranza-certezza l’ha espressa Bonucci: loro sono fortissimi ma hanno anche punti deboli, e noi li conosciamo. Vero, ma è un discorso a doppio taglio: anche la Juve ha i suoi punti deboli, il più vistoso e non da oggi è che segna poco in rapporto alle occasioni costruite, come ha confermato l’1-0 al Sassuolo. La certezza è che Dybala è già un grandissimo, ha colpi deliziosi e una rapidità rara tra pensiero e azione. Il Bayern resta favorito ma dovrà fare molta attenzione sui calci da fermo, se Kimmich resterà al centro della difesa. Il recupero di Benatia consentirà a Guardiola di spostare Alaba sulla fascia sinistra. E Alaba sa essere un attaccante aggiunto.
Il Napoli resta a 3 punti: un rigore ( piuttosto generoso) di Higuain basta per battere il Palermo, ben messo in campo e anche coraggioso. Uno scudetto a otto giornate dal termine, come quello del Psg, qui è difficile vederlo, come il 9-0 del Psg al Troyes. In questa giornata solo la Lazio ha vinto con più di un gol di scarto, insomma nessuno va a passeggio. Generosità del rigore a parte, il Napoli ha dominato, subito aggressivo e con una precisione d’alto pregio negli scambi rasoterra. Due difetti: tutto bene fino ai 16 metri, poi è mancato l’ultimo passaggio. E molta, troppa preoccupazione nel finale. Giocare per ultimi, sapendo i risultati dei rivali, non sempre aiuta, anzi può creare una certa pressione psicologica. Le buone notizie per Sarri vengono dalla condizione atletica: lì, niente da eccepire.
DUE grandi deluse: il Milan, che ormai punta tutto sulla Coppa Italia, e la Fiorentina, raggiunta dall’Inter e staccata dalla Roma. Un punto appena contro un Verona con un piede e mezzo in B, ma orgoglioso. Un po’ come Sarri, Sousa non può permettersi di rinunciare a due o tre titolari. A volte si è obbligati, ma il gioco ne risente. L’Inter, che Mancini pilota in modo meno avventuroso, ha gli stessi punti ma un altro morale, anche se sabato dovrà affrontare la Roma senza Icardi e Palacio. Già, la Roma, arrivata a Udine all’ottava vittoria consecutiva. Spalletti e Garcia sono accomunati da un grande punto interrogativo. Com’era riuscito a Garcia, appena sbarcato, di dare subito gioco e personalità a una Roma contestata a tutti i livelli? E com’è riuscito a Spalletti, trattato inizialmente da minestra riscaldata, di ridare gioco, personalità e voglia a una squadra che sembrava spenta e sfasciata? Non si sa. Spalletti è stato per qualche anno lontano dai nostri stadi e dai nostri teleschermi. A parte il sapiente uso di bastone e carota, indispensabile nel bagaglio di un buon tecnico e applicato con Totti e Dzeko, Spalletti sembra aver affinato la comunicazione. Chiamiamola strategia della sincerità. Siamo talmente abituati alle frasi fatte da considerare rivoluzionarie le prese di posizione, assolutamente logiche e normali, di Spalletti.
Non è normale che Florenzi ogni tanto s’inventi gol talmente belli che si fatica a credere li abbia fatti lui. Dopo il pallonetto da metà campo al Barça, altra cosa di sapore blaugrana: scucchiaiata alla Iniesta di Pjanic, doppio tocco in velocità alla Messi di Florenzi, ma di destro. Non è normale, infine, anzi è proprio un brutto spettacolo, che l’Udinese vada a farsi insultare e processare sotto la curva dopo una partita ben giocata, contro una squadra molto più forte, che poteva anche finire pari con un po’ di fortuna (palo di Zapata). Uno stadio senza barriere dovrebbe rendere più responsabili i tifosi. Appunto, dovrebbe. A volte i tifosi migliori sono quelli che stanno altrove, mai allo stadio. Come, dopo Praga, può confermare la Lazio.