14 marzo 2016
Attacco terroristico in tre resort della Costa d’Avorio: sedici morti • Autobomba ad Ankara: 34 morti • La Libia ha un governo di unità • In Germania alle regionali si afferma la destra anti-immigrati • Giorgia Meloni vuole candidarsi a Roma al posto di Bertolaso
Costa d’Avorio 1 In Costa d’Avorio ieri all’ora di pranzo jihadisti arrivati dal mare, armati di kalashnikov e granate, con il volto coperto dai passamontagna, hanno assaltato tre resort a Grand-Bassam urlando «Allah Akbar» e colpendo i turisti inermi che si godevano il sole. Sedici morti: 14 civili, 2 soldati. La polizia locale parla in via non ufficiale di quattro vittime europee. A rivendicare, in serata, è Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqim) già responsabile di attacchi in Mali e in Burkina Faso. «Salutiamo i nostri tre eroi», hanno scritto i jihadisti sul canale Telegram Al Andalus. «Abbiamo neutralizzato sei terroristi», spiegherà più tardi il ministro degli Interni ivoriano, Hamed Bakayoko. Numeri che dunque non coincidono con la rivendicazione di Aqim. È la prima volta che la Costa d’Avorio è obiettivo di un attacco del genere (Serafini, Cds).
Costa d’Avorio 2 Alessandro Rabbiosi, delegato dell’organizzazione umanitaria «Terre des Hommes» in Costa d’Avorio: «Eravamo a pranzo in spiaggia con degli amici al “Boblin La Mer” quando all’improvviso abbiamo cominciato a sentire le raffiche di kalashnikov e a vedere la gente che scappava: “Stanno sparando all’Etoile du Sud”, gridavano correndo. L’Etoile du Sud è a circa 200 metri dal “Boblin”, dove ci trovavamo noi. Così siamo corsi alle auto, la strada era piena di gente impazzita, mentre stavano già arrivando le camionette delle forze speciali. C’era un gruppetto di italiani a un tavolino vicino a noi, quattro uomini di mezza età, probabilmente imprenditori, uomini d’affari, li abbiamo sentiti urlare “Smammiamo, smammiamo”, poi li abbiamo persi di vista. È la prima volta che succede un fatto del genere in Costa d’Avorio. Questo è un Paese multiconfessionale, ma la convivenza tra cattolici e musulmani finora aveva funzionato benissimo» (Caccia, Cds).
Costa d’Avorio 3 Gli alberghi presi di mira, il Pailotte, l’Hotel de France, il Kovia Beach, sorgono tutti nella zona storica di Grand-Bassam che fa parte del patrimonio mondiale dell’Unesco (Mastrogiocomo, Rep).
Ankara Un’autobomba è esplosa ieri alle 18.30 nella centralissima zona di Kizilay ad Ankara. L’esplosione è stata tremenda, si è sentita fino a chilometri di distanza. Diverse automobili hanno preso fuoco. I morti sono almeno 34, compresi i due kamikaze. I feriti sono più di 125. I primi sospetti cadono sui curdi del Pkk, proprio ieri nel Sud-est del Paese era iniziata l’ennesima operazione contro il gruppo terroristico e due villaggi erano stati messi sotto coprifuoco. L’altro grande sospetto è l’Isis che dal giugno 2015 ha compiuto almeno quattro attentati in Turchia, incluso che ha ucciso 10 turisti tedeschi a Sultanhamet (Ricci Sargentini, Cds).
Libia Il governo di unità nazionale libico, guidato da Fayez al-Sarraj, è entrato in carica. Con o senza la fiducia del Parlamento di Tobruk. Forte dell’appoggio della comunità internazionale, e di un articolo dell’accordo in Marocco che gli permette di agire nel rispetto delle forme, Al-Sarraj ha rotto lo stallo che si prolungava da più di due mesi. Ora chi si oppone rischia «sanzioni internazionali». L’Isis in Libia si rafforza «ogni giorno di più», dice l’Onu. Ma per intervenire c’è bisogno di un governo riconosciuto. Di qui la riunione a Tunisi che ha dato il via libera ad Al-Sarraj, e scavalcato Tobruk. Ieri all’alba il Consiglio presidenziale libico ha proclamato l’entrata in funzione del suo governo. Il consiglio, formato da nove membri e presieduto dallo stesso Al-Sarraj, ha chiesto alle autorità libiche di «mettersi immediatamente in contatto con il governo di unità per attuare le modalità di passaggio dei poteri in modo pacifico». Il riferimento è agli altri due esecutivi libici, ora decaduti: quello di Tobruk guidato da Abudallah al-Thani e quello di Tripoli, con premier Khalifa al-Ghwell. Dovranno adeguarsi perché l’Ue e gli Stati Uniti assicurano il loro «totale sostegno» al governo di unità. Un appoggio che arriva fino a mettere in cantiere «sanzioni a livello europeo» per chi si oppone, come ha annunciato il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni all’incontro di ieri a Parigi con i colleghi di Germania, Usa, Francia, Italia e Gran Bretagna (Stabile, Sta).
Germania Ieri in Germania, alle elezioni in tre Länder, Angela Merkel ha dovuto registrare una netta sconfitta, mentre si è affermato Alternative für Deutschland (AfD), partito di destra radicale anti immigrati. Nel Land più importante tra quelli che votavano ieri, il Baden-Württemberg, da sempre un bastione della Cdu, il partito di Merkel scende dal 39% del 2011 al 27%, superato dai Verdi a oltre il 30%. I socialdemocratici della Spd sono crollati dal 23 a un 13% scarso, quarto partito, superati anche dalla AfD non lontana dal 15%. Nella Renania-Palatinato, la sfida tra la premier in carica, Malu Dryer della Spd, e la vicepresidente della Cdu Julia Klöckner è stata vinta dalla prima 36 a 32%, con la AfD al terzo posto, sopra al 12%. Nel piccolo Stato della Sassonia-Anhalt, nell’Est ex socialista, lo choc è il 24% della destra di AfD, secondo partito dietro la Cdu, che però scende dal 32,5 a un po’ meno del 30% (la Spd supera a malapena il 10%). (D. Ta., Cds).
Meloni A sorpresa Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia, annuncia la sua disponibilità a candidarsi a Roma «come gesto di amore e di responsabilità» nell’istante esatto in cui Guido Bertolaso, davanti a fotografi e telecamere, esulta per i dati delle cosiddette “gazebarie”: «Quasi 50 mila persone hanno votato ai banchetti ». Se fosse vero, nei 70 gazebo aperti per 12 ore, avrebbe votato un elettore al minuto. Ininterrottamente. Un solo nome sulla scheda: alla fine Bertolaso. incassa il 96,7%. Matteo Savini appoggia la Meloni, Silvio Berlusconi difende la scelta già fatta: «Si va avanti decisi e convinti su Bertolaso». L’ex capo della Protezione civile da parte sua esclude nettamente la possibilità di farsi da parte: «Io sto in campo. La Meloni deve fare la mamma» (Favale, Rep).
(a cura di Roberta Mercuri)