ItaliaOggi, 11 marzo 2016
Henning Zoz, l’imprenditore tedesco in cerca di giovani da assumere, ma non vuole quelli coi capelli tinti di viola, tatuaggi troppo evidenti o piercing. Polemiche
La polemica è antica. Il datore di lavoro può pretendere di ordinare come debbano vestirsi o quale pettinatura sfoggiare i dipendenti? Ho il diritto di tatuarmi come mi garba, tingermi i capelli di viola e lavorare in banca? E se rispondo di sì, chi mi dovrebbe assumere non ha, a sua volta, il diritto di manifestare i suoi gusti? In Nord Renania Westfalia ha fatto scandalo l’annuncio di un imprenditore che, con un bando, ha invitato i ragazzi a candidarsi per un posto nella sua azienda di nanotecnologia.
Una produzione dunque orientata sul futuro che ha bisogno di tecnici giovani.
Il professore Henning Zoz che dirige l’azienda omonima ha inviato una lettera a tutte le scuole nella zona di Wenden, cittadina della Westfalia, invitando i ragazzi a presentarsi a un seminario organizzato dalla «casa» per spiegare gli obiettivi dell’azienda, e i criteri di selezione per chi avesse voluto candidarsi: «Noi organizziamo corsi di fisica e di chimica per i giovani che vogliono prender parte a un progetto innovatore per decidere il futuro della nostra regione». Però ha aggiunto una raccomandazione: si astengano i ragazzi che hanno i capelli tinti con colori stravaganti, di arancione o di viola, che sfoggino tatuaggi troppo evidenti, o che abbiano piercing. Tollerati gli orecchini, ma niente anelli al naso, o alle labbra. Non basta: i possibili candidati dovrebbero anche vestirsi in modo ragionevole, evitare minigonne, pantaloni cadenti che lascino scoperto l’ombelico, e cose del genere. E niente berretti o cappucci, maglie slabbrate, collane fosforescenti.
Zoz ha sollevato un putiferio, come riferisce la Bild Zeitung e la Frankfurter Allgemeine, un giornale popolare e un quotidiano serissimo, che evitano tuttavia di prendere posizione limitandosi a raccontare i fatti. Al seminario, Zoz aveva invitato anche il ministro dell’economia della regione, il socialdemocratico Garrel Duin. Appena è venuto a conoscenza delle condizioni poste dall’azienda, il ministro si è subito affrettato a disdire: «Non verrò, trovo l’invito fuori posto, non posso approvare le condizioni poste». Henning Zoz, 51 anni, dunque non proprio un decrepito matusa, si è rifiutato a sua volta di ritirare una sola parola del suo invito: «La mia azienda è tollerante e aperta, come posso dimostrare. I nostri dipendenti lavorano in ambiente libero. Non siamo una dittatura. Il mio invito era rivolto soprattutto agli insegnanti e ai genitori. Dovrebbero impedire ai figli minorenni di fare quel che vogliono del loro corpo. Quasi tutti se ne pentiranno da adulti». A nessun adolescente dovrebbe essere consentito di deturparsi con tatuaggi e piercing. Tutto qui.
Zoz è padre single di quattro figli. Come li educa? gli ha chiesto Die Welt. «Non sono un padre dittatore, io esorto i ragazzi ad esprimere la propria possibile personalità, a essere originali, ma anche al rispetto delle regole. Durante una mia assenza, mia figlia adolescente e quindi minorenne si è fatta un piercing sull’ombelico. Come ho reagito? Senza rimproveri. Le ho avvicinato una calamita al corpo e lei ha sentito gli effetti. E si è affrettata a togliere il piercing». Ognuno è libero di compiere le sue scelte, ma una scelta ha sempre delle conseguenze. Per esempio, non venire prescelto per il lavoro desiderato».
«Ritengo», aggiunge Zoz, «che l’aspetto non sia un particolare senza importanza, tradisce un atteggiamento interiore. Anche noi abbiamo diritto a selezionare i ragazzi che riteniamo più adatti alla nostra impresa. Ho forse sbagliato a esternare il mio pensiero nella lettera alle scuole, ma non ritiro una sola parola, e dopo non avrei scelto i ragazzi tatuati o vestiti male».
La polemica sconfina ovviamente nel diritto del lavoro, e in passato si sono avute diverse cause tra imprese e dipendenti, con sentenze contraddittorie. Un negozio di cosmetici non ha potuto licenziare una giovane commessa che all’improvviso si è convertita all’Islam e pretendeva di servire le clienti con il volto velato. Il risultato che la catena di prodotti di lusso eviterà in futuro di assumere giovani turche o arabe, pur senza annunciarlo come ha fatto Zoz con i suoi consigli sull’abbigliamento.
In genere, i giudici consentono ai dipendenti la massima libertà, tranne quando lavorano a contatto con il pubblico. Una banca, ha deciso la magistratura, può ordinare al cassiere di portare giacca e cravatta, e alla collega di non indossare camicette trasparenti. Forse la Bild dovrebbe pubblicare le foto dei collaboratori del ministro Duin. Come sono vestiti e come si pettinano? Ma ovviamente è vietato dalla privacy. Ho i miei dubbi che la sua addetta stampa abbia la chioma a strisce viola e arancioni.