La Stampa, 11 marzo 2016
Il lago dell’amore dei rospi
A poco più di quattrocento metri di altitudine, in questo piccolo specchio d’acqua, si respira aria di leggenda. Sul sasso della strega, il masso a poca distanza dal lago di Sant’Agostino, mezz’ora a piedi da Varallo Sesia, ogni martedì di luna piena si racconta che si radunino streghe e folletti. Forse richiamati dai loro riti, come vorrebbe la leggenda, o forse più semplicemente perché l’ambiente naturale è incontaminato, ogni primavera un esercito di rospi marcia compatto verso l’acqua. Dai boschi della Valsesia segue i sentieri, rigidamente incolonnato, fino a raggiungere le sponde e gettarsi nel lago. Che per i rospi (e le rane più comuni) è il lago dell’amore.
Luna piena
La migrazione ha richiamato, negli anni, tanti curiosi e appassionati botanici e fotografi, al punto che per vedere il fenomeno di migliaia di anfibi in movimento ci si muove in gruppi organizzati. Anche perché la migrazione ha un momento preciso, il terzo plenilunio dell’anno, che questa volta cade il 23 marzo. Così è prevista un’escursione serale, venerdì prossimo, aperta a tutti. Una guida naturalistica e un botanico faranno da ciceroni dell’ambiente partendo con il gruppo da Quarona, l’altro centro valsesiano da cui è raggiungibile, sempre a piedi, il lago dell’amore. Così come l’esercito dei rospi, il gruppo degli uomini seguirà i sentieri segnalati dal Cai, che il Comune di Varallo ha pulito con cura, per raggiungere lo specchio d’acqua paludoso, lungo circa trecento metri e largo cinquanta, nella frazione di Roccapietra. Se ci si ferma sulle pietraie, accanto alle sponde, non si vedono nè immissario nè emissario, in un’ altra anomalia del territorio. «C’è chi pensa che questo fenomeno sia legato alla Pasqua – spiega Mario Soster, botanico e fotografo varallese che guiderà il gruppo – ma quando cade ad aprile i rospi non ci sono già più. L’unico loro punto di riferimento temporale è la terza luna piena».
Sasso delle streghe
Perché proprio il lago? «Siamo ad una altitudine ridotta, in un luogo isolato, lontano dalle macchine: un ambiente ideale per la riproduzione, che riguarda la rana temporaria e dalmatina ma soprattutto il rospo comune, il bufo bufo». L’esercito che più che gracidare emette come un sordo borbottio, si muove tanto di giorno che di notte, con le femmine, più possenti, che nel tragitto portano sul dorso il loro compagno. Secondo gli esperti la colonna dei bufo bufo gracidanti arriva dall’area verde e dai boschi nel raggio di un chilometro. Proprio dove si trovano il «saas di strij», il sasso delle streghe, ma anche i ruderi del castello d’Arian, i resti di un insediamento medievale che custodirebbero una cisterna e una (mai trovata) botte piena d’oro. Per chi vive tra le montagne di Varallo Sesia, andare a vedere i rospi al lago di Sant’Agostino è quasi una tradizione. E il sindaco della cittadina Eraldo Botta non sfugge alla regola, sin da quando era un ragazzino: «È un lago pieno di leggende. Ricordo quando ci venivo in gita ai tempi della scuola». Allora giocava con i compagni e andava a caccia di pesci, oggi fa parte del gruppo sui sentieri, che rispetta rigorosamente le regole silenziose dei camminatori. Passate le due settimane dell’amore, a ridosso della luna piena, tutto intorno al lago Sant’Agostino torna alla normalità e al più rigoroso silenzio. Non restano che migliaia di girini che si preparano a disperdersi nell’ambiente circostante. Pronti a tornare al lago, due anni dopo, come «soldati» dell’esercito.