la Repubblica, 11 marzo 2016
Elena Ferrante è tra i finalisti del Man Booker Prize
Lei non appare, dunque non sappiamo come starà vivendo questo momento, né concede commenti. Peccato, perché alla scrittrice misteriosa Elena Ferrante avremmo voluto domandare cosa si prova ad essere tra i tredici scrittori selezionati per il Man Booker International Prize. Ieri è stata annunciata la long list, nella quale compare Storia della bambina perduta, ultimo libro della saga dell’Amica geniale. Si tratta del più importante premio letterario del Regno Unito e non è facile rientrare nella rosa dei finalisti, quasi impossibile. È successo ad Antonio Tabucchi sette anni fa e prima nel 2005 – l’anno in cui è stata lanciata la versione internazionale del Booker Prize – e poi a Dacia Maraini nel 2011, quando ha vinto Philip Roth. Ma sono gli unici casi. E comunque non c’è mai stato un nostro scrittore sul trono. Nella biografia pubblicata sul sito del premio leggiamo: «Elena Ferrante è nata a Napoli. Questo è tutto ciò che sappiamo di lei». Gli editori, Sandro Ferri e Sandra Ozzola, che pubblicano la scrittrice con E/O in Italia e con Europa Editions negli Stati Uniti e in Inghilterra, forse per scaramanzia preferiscono non parlare. Sono a Parigi, i telefonini squillano a vuoto. Ferrante dovrà vedersela con due premi Nobel, Orhan Pamuk e Kenzaburo Oe, e con romanzi molto belli alcuni dei quali tradotti in Italia, come Riparare i viventi di Maylis de Kerangal (Feltrinelli), Un bicchiere di rabbia di Raduan Nassar (Einaudi), Una vita intera di Robert Seethaler (Neri Pozza), L’uomo tigre di Eka Kurniawan (Metropoli d’Asia) e Tram 83 di Fiston Mwanza Mujila (Nottetempo).
La Ferrante Fever, la febbre che ha contagiato il mondo anglosassone, non accenna a diminuire e coinvolge tutti: i lettori, che ormai sarebbe giusto chiamare fan, visto che fanno la fila nelle librerie, si tatuano sulla pelle i nomi delle protagoniste della saga, le amiche napoletane Elena e Lila, e ai reading si commuovono come si fa ai concerti rock; e i critici più severi. Ferrante è anche nella lista pubblicata su Esquire degli 80 libri che ogni persona dovrebbe leggere: nell’elenco ci sono solo due italiani, lei e Tomasi di Lampedusa con Il Gattopardo, scelti da una giuria di donne, tra cui la temutissima Michiko Kakutani, critica letteraria del New York Times. Elena Greco, la protagonista, è tra Anna Karenina e Madame Bovary, insieme a Harper Lee, Joan Didion, Arundhati Roy. Insomma, l’Olimpo.
I quattro libri dell’Amica geniale finora hanno venduto quasi un milione di copie negli Stati Uniti e in Canada, 150 mila solo la Storia della bambina perduta. Sono tradotti in più di trenta paesi, anche in Cina e a Taiwan. Ora non resta che aspettare la prossima tappa: il 14 aprile conosceremo i sei romanzi della short list, il 16 maggio il vincitore.
Il Man Booker International Prize va sia allo scrittore che al traduttore. Dovesse vincere Elena dovrà dividere le 50 mila sterline con la sua traduttrice in inglese Ann Goldstein. Sarà lei probabilmente a concedere interviste, come ha già fatto, prestando la sua faccia alla scrittrice fantasma.