la Repubblica, 11 marzo 2016
Elogio di Gherardo Colombo che ha deciso di non candidarsi a Milano
A Gherardo Colombo non convince la candidatura di Sala, simbolo «di una managerialità efficiente ma lontana dai valori sociali e civili determinanti per la crescita di una comunità». Ma non ha accettato l’offerta di una sua contro-candidatura perché «mi porrebbe nella precisa posizione di chi esprime la sola sinistra della città». La mia stima nei suoi confronti, già grande, diventa grandissima. Il candidato della sinistra-sinistra a Milano, chiunque esso sia, sarà un candidato anti-Sala (e anti-Renzi) ben prima che un candidato anti-Parisi. Il risultato, piuttosto facile da pronosticare, sarà che il centrodestra tornerà a Palazzo Marino, in uno sventolio di bandiere della Lega, di Fratelli d’Italia, di Formigoni e delle stremate falangi berlusconiane. Colombo lo sa; ma la vanità personale, in certe occasioni, è un demone invincibile, che porta anche le persone più serie a ritenersi in grado di sovvertire un destino già tracciato. È capitato a tanti. Poteva capitare – con le migliori intenzioni – anche a lui. Se non gli è capitato è perché la sua visione della politica è tutto meno che settaria. Da quando ha lasciato la magistratura Colombo è, a tempo pieno, una sorta di educatore civile, che gira per l’Italia (soprattutto nelle scuole) per divulgare la cultura della democrazia. Diventare il candidato di una sola parte («la sola sinistra della città») non deve essergli sembrato un buon esito del suo lavoro: neppure a Pisapia, del resto, che proprio per l’ampiezza delle sue alleanze e della sua visione politica stravinse le elezioni