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 2016  marzo 11 Venerdì calendario

Draghi non poteva fare di più

Quanti cavalli bisogna avere nel motore per risalire rapide sempre più violente? Tutto si può sostenere salvo che ieri Mario Draghi non ne abbia aggiunti per quanto tecnicamente (e politicamente) poteva. Pur di ridare vita agli investimenti privati e ricacciare indietro la minaccia della deflazione, in pochi mesi la Banca centrale europea ha innovato così tanto da entrare in una sorta di universo convesso. Come se si riflettesse in uno specchio, il sistema finanziario dell’area euro ha preso le forme di un mondo al contrario che nessuna teoria economica aveva contemplato. Sembrava impensabile solo pochi anni fa. Invece i tassi negativi – si paga per tenere fermo il proprio denaro – sono diventati realtà da un pezzo e da ieri nell’area euro sono ancora più alti. Adesso la Banca centrale è persino disposta a pagare essa stessa gli istituti, se solo questi accettano di prendere la sua liquidità e di prestarla alle famiglie e alle imprese. Le banche potrebbero persino farlo gratis, senza chiedere interessi alla clientela, eppure guadagnarci.
Gli acquisti di titoli di Stato aumentano al punto che le Banche centrali nazionali, su mandato della Bce, ne compreranno per circa 80 miliardi al mese. È una colossale operazione di creazione di moneta da 1.750 miliardi di euro.
Al termine la Banca d’Italia avrà comprato oltre 200 miliardi in titoli del Tesoro, il quale verserà le cedole alla stessa Banca d’Italia, la quale a sua volta renderà parte di quelle risorse al Tesoro. È come se il debito pubblico diventasse più piccolo, più sopportabile, più spalmato nel tempo, grazie alle decisioni che ieri la Bce ha rafforzato. Non è tutto. Per la prima volta, Francoforte ha deciso che inizierà a comprare anche titoli di debito delle imprese. Basta che non siano emessi dalle banche e che siano accettabilmente solidi, ma anche questo tabù è caduto.
Difficile pensare che Draghi avrebbe potuto fare di più. Ha letto la psicologia dei mercati, ha capito che la Bce doveva sorprenderli per eccesso e ci è riuscito. Ciò che forse avrà sorpreso anche lui, assieme a chiunque altro, è che i mercati stessi hanno reagito in modo diverso da come sarebbe successo anche solo poco tempo fa. Nel 2012 o persino nel 2015 gli investitori avrebbero accolto gli annunci della Bce con un pomeriggio di pura e semplice euforia, seguita da mesi di rialzi. Vedremo cosa accadrà in primavera, ma ieri non è andata così. Un iniziale, violento balzo delle Borse è stato seguito da un ripensamento e alla fine da una caduta. L’euro si è prima svalutato, poi è risalito. Volumi colossali di denaro sono passati freneticamente di mano, diretti da nessuna parte.
Le spiegazioni possibili per tanta incertezza si sprecano: dalla annunciata riluttanza della Bce a tagliare i tassi ancora più in negativo, a misure che secondo alcuni non aiutano abbastanza le banche in difficoltà (ma non è questo il mestiere della Bce, ad oggi), al fatto che migliaia di miliardi ormai vengono spostati sui mercati ogni ora da algoritmi ciechi alle logiche umane. Tutto questo sarà vero in parte, ma le spaventose oscillazioni di ieri danno soprattutto la misura di quanto violente siano le rapide che la Bce deve risalire. La pressione verso la deflazione resta fortissima: l’economia internazionale frena, l’Europa rimane debole e il futuro finanziario della Cina ricorda la Russia secondo Churchill: un indovinello, avvolto in un mistero, all’interno di un enigma. I prossimi giorni mostreranno se i mercati sono in grado di stabilizzarsi, o se il resto dell’anno sarà caotico come il suo inizio. Ieri però la Bce ha dimostrato che non è disposta a subire gli eventi senza reagire, e qualcosa ci dice che non sarà l’ultima volta.