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 2016  marzo 10 Giovedì calendario

L’olio tunisino diventa un caso internazionale

Tutte le cronache riportano di un impegno diretto di Federica Mogherini nella battaglia – che oggi si concluderà con una vittoria – per aumentare le quote di olio d’oliva tunisino importabili nell’Unione europea senza dazi. Una decisione che sarebbe più d’interesse del commissario al Commercio piuttosto che del “ministro degli Esteri” Ue: questa scelta – su cui ieri i 28 Paesi membri hanno trovato un accordo e che oggi sarà ratificata a grande maggioranza dall’Europarlamento – ha poco a che fare con l’olio e molto col ruolo che la Tunisia dovrà giocare contro l’Isis.
La frontiera tunisina con la Libia è già oggi area di conflitto (6 i morti jihadisti ieri) e ancor più lo diventerà quando si aprirà il conflitto vero. Per questo, il governo di Tunisi va accarezzato col linguaggio universale del denaro: e così arrivano le nuove 70 mila tonnellate totali di olio importabili senza dazi per gli anni 2016 e 2017, che si aggiungono alle 57 mila tonnellate l’anno già previste dall’accordo Tunisia-Ue. Non solo: ieri è arrivata all’esame dell’Europarlamento una recente decisione della Commissione europea, che prevede un prestito alla Tunisia per 500 milioni (stessa cifra già garantita dagli Usa) sempre per il biennio 2016-2017.
Questi soldi si aggiungono agli stanziamenti per 350 milioni circa che Bruxelles ha destinato ai programmi di sostegno all’economia di Tunisi. Il presidente dell’Europarlamento, Martin Schulz, ha persino fatto uno spot perché i turisti europei tornino in Tunisia, meta il cui appeal s’è decisamente abbassato dopo l’attentato al museo del Bardo del marzo 2015. È stato lo stesso Schulz, peraltro, con un blitz parlamentare, a garantire il voto rapido (oggi, come detto) sulla maggior quota di olio tunisino importabile senza dazi doganali. A parte l’ex ministro Mogherini, che ora fa un altro lavoro, non ci sono stati interventi di rilievo di personalità italiane, governative e non.
E dire che questo aumento dell’import di olio tunisino sta per scatenare una vera e propria rivolta nel mondo dell’agricoltura italiana (che sarà ovviamente cavalcata da tutte le opposizioni politiche). Coldiretti ha già annunciato una mobilitazione che parte oggi in Sicilia: “È una scelta sbagliata, che non aiuta i produttori tunisini, danneggia quelli italiani e aumenta il rischio di frodi”, dice il presidente Roberto Moncalvo.
Effettivamente, complice una enorme flessione della produzione di olio d’oliva in Italia nel 2013 e 2014, le importazioni dalla Tunisia in questo settore sono aumentate esponenzialmente: +481% nel 2015 per un totale di oltre 90 mila tonnellate. L’anno scorso, però, la produzione è tornata a salire: le previsioni si aggirano sulle 400 mila tonnellate totali – ancora ben al di sotto, comunque, della quota storica di mezzo milione – gran parte delle quali rischiano di essere vendute a prezzi stracciati per la concorrenza dell’olio tunisino, in parte persino tax free.
Per questo in Italia monta la protesta: “Il rischio concreto è il moltiplicarsi delle frodi – dice Coldiretti – con gli oli di oliva importati che vengono mescolati con quelli nazionali per acquisire una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri”.
Per di più, questo accordo “rischia di non aiutare gli agricoltori tunisini e di favorire solo gli imbottigliatori, anche perché corrisponde appena ad un incremento del 3%, un dato decisamente insufficiente per garantire un reale impatto sulla situazione della popolazione rurale”.