La Stampa, 10 marzo 2016
È nata la bad bank tedesca che salverà gli istituti privati
Intervenire in modo più rapido e flessibile non appena un istituto membro inizia a mostrare segni di difficoltà, agendo prima ancora che si arrivi a un’insolvenza. È con questo obiettivo che l’associazione delle banche private tedesche ha dato vita a un proprio istituto, la “Eis Einlagensicherungsbank” (banca di tutela dei depositi), presentato ieri. Si tratta di fatto di una sorta di «bad bank» delle banche private, anche se i diretti interessati evitano questa definizione. «Il nostro obiettivo – spiegano dall’associazione – non è tenere in vita artificialmente delle banche, non abbiamo il compito di stabilizzare ogni istituto che sia finito in una situazione problematica». In generale le banche devono poter scomparire dal mercato, tuttavia in alcuni casi un intervento preventivo può essere economicamente più sensato di un’insolvenza, mentre in altri può essere necessaria una liquidazione ordinata, argomentano dall’associazione.
Che ruolo gioca lo Stato tedesco nel neonato meccanismo? In fondo Berlino detiene circa il 15% di Commerzbank, che è iscritta all’associazione delle banche private tedesche. Lo Stato non c’entra nulla col nuovo istituto di tutela dei depositi, precisano tanto dall’associazione quanto dal Bafin, la Consob tedesca.
In Germania il sistema obbligatorio di tutela dei depositi, del quale fanno parte tutti gli istituti che ricevono una licenza bancaria, garantisce di norma una copertura massima di 100.000 euro per cliente ed istituto (fino a 500.000 euro in casi eccezionali). Al di là di questa soglia interviene un fondo volontario di tutela, creato dall’associazione delle banche private, che copre i depositi fino a un tetto variabile in base ai singoli istituti. Fanno eccezione le Casse di risparmio, gli istituti pubblici e quelli cooperativi, che dispongono di propri sistemi di tutela interbancari.
In concreto la neonata Eis funzionerà come un veicolo del fondo volontario gestito dall’associazione delle banche private e interverrà per conto di quest’ultimo. La Eis, che ha ricevuto già a gennaio la licenza bancaria dal Bafin e ha una dotazione di capitale di 25 milioni di euro, avrà tre compiti: anzitutto potrà rilevare portfolio prestiti e titoli, nonché passività degli istituti iscritti all’associazione che siano finiti in difficoltà e potrà intervenire anche in via preventiva, senza aspettare che si materializzi una crisi; in secondo luogo sarà responsabile dell’eventuale liquidazione tecnica delle banche che siano dovute ricorrere al fondo; infine si occuperà dei risarcimenti ai depositanti danneggiati. Ciò significa, ad esempio, che il fondo non dovrà più fornire, come avveniva finora, delle garanzie a sostegno di un istituto in difficoltà, ma potrà liberare quest’ultimo dei portfolio problematici e cederli alla Eis, in modo da stabilizzare la banca in crisi. Non solo, ma, come ammesso dal direttore dell’associazione delle banche private, Michael Kemmer, potrebbe anche accadere che la Eis rilevi, «in funzione di holding», un istituto in difficoltà. Resta tuttavia anche la possibilità di un’insolvenza ordinata con tanto di risarcimento dei depositanti, come avvenuto con la Maple Bank, chiusa a febbraio dal Bafin.
La novità rappresenta una reazione al caso della Düsseldorfer Hypothekenbank, finita l’anno scorso in difficoltà a seguito della crisi della Hypo Alpe Adria. Per evitarne il crollo l’associazione delle banche private tedesche era intervenuta, fornendo delle garanzie e acquisendo alla fine l’istituto dall’investitore statunitense Lone Star.