La Stampa, 10 marzo 2016
I fratelli Wachowski ora sono le sorelle Wachowski
Le menti che hanno creato l’universo alternativo di Matrix hanno pure vissuto in una doppia dimensione. Andrew e Lauren Wachowski oggi sono Lilly e Lana Wachowski, donne nate uomini che hanno deciso di cambiare identità. Si sono rivelate in tempi e in modi diversi, ma ora che entrambe sono uscite allo scoperto è come se il complicatissimo puzzle uscito dalla loro carriera hollywoodiana finalmente tornasse.
Adesso che le Wachowski hanno un nome e una faccia diversa, la fissazione per gli universi paralleli che domina tutti i loro film si specchia nella loro storia e quelle trame intricate, gli scambi di mondi, di sessi, di ruoli sembrano molto più logici. Non erano solo visioni amplificate dagli effetti speciali, erano vere e proprie testimonianze di uno stato d’animo, quello che la stessa Lilly, nata Andrew, chiama «difficile transizione».
La lettera
La sorella minore, un tempo un ragazzone calvo, fa coming out sei anni dopo Lana e a differenza della primogenita, che si è presentata davanti alle telecamere con i dreadlock fucsia e le intenzioni chiare, Lilly esce allo scoperto in modo forzato: «Non ero pronta ma non ho potuto scegliere il momento». Un giornale, il Daily Mail, la perseguitava: la testata inglese nega le minacce, però Wachowski ribadisce di aver ricevuto diversi ultimatum: «Pubblicheremo le foto». Volevano un’intervista e per evitarla Lilly ha scritto una lettera.
I Wachowski sono registi e sceneggiatori famosi, vivono a Chicago, in una città aperta ai venti e al progresso, eppure Lilly spiega, parola dopo parola, come una scelta così radicale porti a conseguenze pericolose: «Da transgender devi accettare l’idea di stare in un mondo che in larga parte ti è ostile. La maggioranza si muove in un universo binario». Non dentro il cinema che firmano i Wachowski, dove le regole sono sconvolte e mischiare i sessi è lo schema più facile. L’esordio con Bound - Torbido inganno (1996) parte subito da una trama di tradimento e truffa architettata da una coppia di donne. Ormai è considerato un classico lesbo, che l’etichetta piaccia o no. Troppo semplice, in realtà è solo un’idea e il percorso vero inizia quando non sono solo i generi a perdere i confini ma proprio la realtà. Nel mondo Wachowski cambia di continuo, fratelli o sorelle non danno mai punti di riferimento, disegnano pianeti confusi, stratificati, in movimento. Credevamo fossero mutamenti temporali, magari sono più semplicemente rimandi a un’evoluzione sociale. E c’è da capire che il tracciato non sia troppo lineare.
Lana e Lilly parlano di una vita che loro hanno conosciuto in un modo e sperimentato in un altro. Cloud Atlas (2012) è il primo titolo firmato come Lana e Andrew Wachowski e ci sono attori chiamati a interpretare personaggi con un altro sesso. Un messaggio neanche tanto cifrato e ancora una volta frammentario. Da fratelli Wachowski, a «i Wachowski» alle sorelle Wachowski, nome polacco e gioventù americana, altra miscela che si porta dietro una lotta tra tradizione ed emancipazione. Un’esistenza in tre atti che è ancora in divenire.
Non così fantascienza
Lilly prova a costruire definizioni labilissime: «Transizione è una parola difficile da dire e da capire, l’uso che ne facciamo abitualmente toglie tanta complessità che invece è fondamentale». Le sorelle detestano spiegare, non sopportano le interviste e nelle conferenze stampa rimbalzano le domande con altre domande in un’eco di punti interrogativi. Credono che svelare i meccanismi della loro arte spenga la magia. Spesso vendono percorsi così tortuosi che è impossibile seguirli e certe sceneggiature si muovono su equilibri troppo instabili per funzionare, come succede nella serie prodotta da Netflix: Sense8, da leggere «Sensate», giusto per sottolineare che anche qui è l’ennesimo gioco di specchi.
Nella prima puntata una provatissima Daryl Hannah si dimena sofferente. È l’innesco del telefilm e pure delle otto persone che da quel momento si connettono senza nemmeno conoscersi ed è anche la messa in scena di «una transizione». Un processo lento e tortuoso che la seconda sorella Wachowski non aveva troppa voglia di condividere: «Sì, sono un trans e sì, ho cambiato sesso e ora proverò a essere l’esempio delle potenzialità di un altro mondo». Il prossimo film sarà molto più facile da capire.