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 2016  marzo 10 Giovedì calendario

L’atletica russa continua ad affondare sotto un mare di doping. Difficilmente la vedremo alle Olimpiadi

La marcia su Rio finisce qui.
L’avventura olimpica dell’Orso è in pieno deragliamento. La Russia sul doping non ha cambiato passo, anzi continua come prima. Le Marie Sharapova sono tante, in tutti gli sport. E hanno le stesse cattive abitudini. Per questo la Russia dell’atletica è sempre più lontana dai Giochi. Lo dimostra un altro documentario dell’Ard, la rete televisiva tedesca che rivela come Vladimir Mokhnev, coach russo già squalificato, continui tranquillamente ad allenare a Gubkin, 600 chilometri a sud di Mosca, mentre un altro tecnico, Yuri Gordeev, accanto a lui, offre di vendere prodotti illegali («Ma non parliamone per telefono»). In più ci sono le rivelazioni su Anna Antselevich, nuovo segretario generale della Rusada, la donna che avrebbe dovuto riabilitare l’agenzia antidoping russa ma che in passato, quando era una semplice impiegata, avrebbe avvisato gli atleti delle date dei test a sorpresa. Sua voce al telefono: «Va bene se facciamo il test la settimana prossima? Così abbiamo tempo e non ci sono problemi».
La Iaaf, federazione internazionale di atletica, ha acquisito il materiale dell’Ard, ma devono esserci veramente pochi dubbi se Craig Reedie, presidente della Wada, l’agenzia antidoping mondiale, dice: «Le speranze dell’atletica russa di mandare i suoi atleti a Rio e di veder revocata l’attuale sospensione sono seriamente compromesse. C’è ancora molto lavoro da fare nel paese». Mancano solo quattro mesi ai Giochi. La Russia non è un piccolo concorrente che chiede visibilità per una settimana, ma una grande potenza sportiva che ha sempre lottato per il comando nel medagliere. Ora rischia di sparire dallo sport olimpico più importante. Il tempo per sradicare il male è poco, soprattutto se manca la volontà. La Russia pecca: come prima, più di prima. Lo ha confermato anche Dick Pound, ex presidente della Wada: «Sembra che ci sia qualche evidenza che stanno solo cambiando le sedie a sdraio sul Titanic. La mia ipotesi è la Russia potrebbe non riuscire a tornare a Rio. La Iaaf e la Wada non rischieranno la loro reputazione facendo finta di nulla. Quanto a Maria Sharapova, merita assolutamente di essere squalificata». E già, perché i casi di positività toccano molte discipline: nuoto, tennis, pattinaggio, volley, ciclismo. L’ultima caduta nel Meldoniumgate è Ekaterina Konstantinova, 21 anni, nazionale dello short-track. Subito difesa, ci mancherebbe altro, dal presidente della federazione russa pattinaggio, Alexey Kravtsov: «Molto probabilmente si tratta di errori di laboratorio. È una congiura contro le stelle del ghiaccio, sono sicuro che riusciremo a provare la completa innocenza degli atleti. Abbiamo dei dati sulla questione ma non possiamo renderli pubblici». Un vero e proprio contagio di meldonium, il prodotto lettone che lo sport russo assume come fosse vitamina. Non è un caso che su 4,316 test effettuati l’anno scorso su atleti russi, 724, e cioè il 17%, era positivo alla sostanza (al tempo non ancora vietata) mentre tra gli atleti non russi la assumevano solo 182 su 8.230, il 2.2%. Tutti malati di diabete o a rischio ischemico? Ma una volta lo sport non lo faceva chi era di sana e buona costituzione fisica? Per il Cremlino sono casi isolati, non bisogna tentare di politicizzare lo sport. Per Prokop Clemens, presidente della federazione di atletica tedesca, la situazione in Russia non è cambiata: «Le condizioni per la partecipazione ai Giochi non sono state soddisfatte». Addio Rio?