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 2016  marzo 10 Giovedì calendario

Rcs deve ristrutturare di nuovo il suo debito, questa volta sul serio

Non basta più solamente riscadenziare o rimodulare il debito che grava sui conti di Rcs Mediagroup: 487 milioni a fine 2015 con una perdita stimata di 143,7 milioni come riportato ieri da MF-Milano Finanza. Ma bisogna nuovamente intervenire in maniera più complessiva per ristrutturarlo nel suo complesso. È questo il cambio di scenario che sta maturando in questi giorni, in vista della scadenza fissata dalle parti in causa, ovvero fine marzo, e confermata anche martedì 8 da Laura Cioli, il nuovo ad della casa editrice di via Rizzoli.
In realtà gli istituti di credito coinvolti (Ubi Banca, Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Unicredit  e Bnp) non vogliono rallentare il processo o cambiare le carte in tavola (l’ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, ha confermato nuovamente che «in tempi ragionevolmente veloci» si troverà la soluzione) ma chiedono un’operazione a più ampio raggio.
A questo punto, quindi, azienda e banche dovranno trovare l’accordo sull’impianto del progetto che sarà l’ennesimo intervento sul debito dopo quello del 2013, avvenuto in concomitanza con l’aumento di capitale da 400 milioni che portò Fca a diventare il primo azionista con il 16,73% – quota che ora verrà spalmata tra tutti gli azionisti tra cui Exor, che avrà il 5% e pure l’ad Sergio Marchionne – e le successive revisioni degli ultimi periodi.
Ovviamente, gli istituti di credito non hanno alcuna intenzione di convertire parte dei loro crediti in equity della società di via Rizzoli e al momento non chiederanno il lancio della seconda ricapitalizzazione, già autorizzata, da 200 milioni.
Ma è possibile che vogliano dettare condizioni più stringenti sul rientro dell’esposizione ai vertici di Rcs. Il tutto rientro in un quadro più ampio e complesso che vede la casa editrice procedere sulle direttrici del nuovo, sfidante piano industriale presentato a fine 2015 dall’ad Cioli. Un percorso che per ora non prevede il ricorso a nuove iniezioni di liquidità da parte dei soci: opzione, questa, che però non viene mai del tutto accantonata dal mercato e dai broker. Così come, per il momento, la società ha smentito la dismissione di altri asset dopo la vendita di Rcs Libri a Mondadori  per 127,5 milioni (si è in attesa del pronunciamento dell’Antitrust) e della spagnola Veo Tv.
Uno dei nodi centrali della trattativa sul debito è l’ammontare dell’incasso derivante dalla cessione del business librario che dovrà essere stornato alle banche per abbassare l’indebitamento. Sul mercato, più volte è circolata l’indiscrezione della possibile valorizzazione del polo sportivo (la controllata Rcs e le testate Gazzetta dello Sport e Marca), ma il gruppo non ha negato ogni opzione in questo senso, nonostante le avance di Sky Italia e della cinese Dalian Wanda che dopo l’acquisto di Infront (1 miliardo) e della società che organizzata l’Ironman di triathlon (500 milioni) ha messo nel mirino il ciclismo e sta trattando pure l’acquisto del Tour de France.