la Repubblica, 9 marzo 2016
Anna Karina, l’attrice, musa e moglie di Godard, che ha ispirato Gainsbourg e Coco Chanel, racconta i suoi 50 anni di cinema con Visconti, Mastroianni e Zurlini
L’attrice che negli anni sessanta turbò i sogni di una generazione di maschi cinefili ha ancora negli occhi lo sguardo malizioso d’allora. «Ingenuo, semmai» dice Anna Karina seduta davanti a un bicchiere di rosé in una brasserie sul boulevard Saint-Germain. Ha una bellezza senza ritocchi. E nessuno si sarebbe mai aspettato da lei qualcosa di artificiale. Non li ha delusi. Da anni Anna Karina si presenta in pubblico indossando un cappello quasi maschile dal quale, però, spunta la celebre frangia. Un timbro di voce specialissimo, il contrasto tra i capelli scuri, la pelle chiara e quegli occhi profondo blu degli abissi danesi dai quale proviene, fecero di lei l’anti Bardot. Karina moglie e musa di Jean-Luc Godard, irresistibile in tacchi bassi, icona della Nouvelle Vague; Bardot, bionda, volubile, inquieta regina di notti agitate. Nel ’63 Godard la preferisce alla moglie per Il disprezzo.
Ma il personaggio di Camille è ispirato ad Anna. «In quegli anni la-Bardot era la più bella del mondo: come avrei potuto offendermi?».
Lo spogliarello di La donna è donna o la danza schioccadita di Bande à part l’hanno resa immortale. Divenne all’istante uno dei simboli dello charme francese. La sua grazia speciale, femminilità e
mauvais garçon uniti in un corpo lungo e sottile: Karina seduceva ballando, correndo. Oggi, superati con leggerezza i settanta, viaggia dalla Corea al Brasile tra omaggi e retrospettive nei festival. E domani sarà ospite del Bergamo Film Meeting (la 34ª edizione fino al 13 marzo). E naturalmente adora l’Italia. Nel ’66, ultimo anno della sua collaborazione artistica con Godard – «Con Jean-Luc ho fatto sette film e mezzo. Il mezzo è un episodio di L’amore attraverso i secoli» -, girò Lo straniero di Visconti accanto a Mastroianni. Nel ’65 aveva girato Le soldatesse di Zurlini. E nel ’71 arrivò Pane e cioccolato di Brusati. «Visconti è sempre stato paterno con me», racconta, «ricordo che sul set di Lo straniero, verso Natale ad Algeri, alla fine di una scena in acqua ero morta di freddo. Lui si precipitò su di me e mi coprì con il suo cappotto».
La figura paterna è sempre stata il problema di Anna Karina. Ha visto suo padre, capitano di lungo corso, soltanto tre volte, «un’ora e mezza in tutto». E scappò a Parigi perché il terzo marito di sua madre la maltrattava. Era il 1958, aveva quasi 18 anni, pochi soldi in tasca e non un letto dove dormire. «Partii e nessuno mi chiese mai di tornare. Il parroco della chiesa danese di Parigi mi trovò una stanza nel Marais. Cercai di imparare il francese, iniziai a frequentare Saint-Germain e un giorno ai “Deux Magots” – ero sempre in tacchi bassi e coda di cavallo – mi si avvicina una signora: farebbe delle foto?». Il resto è storia. Hanne Karin Bayer inizia a fare la modella per Cardin e per Chanel (sarà proprio “mademoiselle” a cambiarle il nome), è in prima pagina su Elle, gira spot per Palmolive e Monsavon contemporaneamente: «Erano rivali, ma non lo sapevo. Non avevo ancora 21 anni, ero minorenne, non firmavo mai contratti». Finché Godard, vedendola coperta di schiuma in una vasca da bagno, la convoca nel suo ufficio. «Era nascosto dietro grandi occhiali. Misterioso, ma non sgradevole. Mi offrì una parte in Fino all’ultimo respiro. Dovevo spogliarmi. Rifiutai. Dopo la pubblicità del sapone mi credeva disposta a tutto. Ma non ero mica nuda in quella vasca». Quando nel 1959 gira con lei
Le petit soldat, Godard è al suo secondo film. Siete cresciuti insieme? «Avevo 19 anni, lui aveva dieci anni più di me». Un mentore, un pigmalione. Un altro padre. Si sposano nel ’61. La foto delle nozze è di Agnes Varda. Divorziano nel ’64. «Lui non c’era mai e quando c’era non parlava». Con Godard, Anna Karina perde un bambino. Non ne potrà più avere. «Era un’epoca in cui se perdevi un bambino era colpa tua. Mi hanno dileggiata, insultata. Non mi sono mai ripresa». Tenterà il suicidio varie volte – mostra cicatrici verticali sui polsi, come si taglia chi vuole davvero morire – e passerà anni di depressione. Nel frattempo, però, gira ancora molto con Godard, canta nel musical Anna canzoni scritte per lei da Gainsbourg, si sposa altre tre volte. L’ultima delle quali, nell’82, con Dennis Berry, attore e regista «per il quale cucino ogni sera». Nel corso degli anni Anna ha lavorato con Rivette, Cukor, Schloendorff, Fassbinder, Ruiz, Demme. Ha scritto quattro libri, girato due film come regista, inciso canzoni. Da qualche tempo si diverte a sceneggiare le audiofavole di Hans Christian Andersen. «Me le leggeva il nonno materno quando ero piccola. Per La sirenetta mi sono assegnata il ruolo della strega del mare. Da piccola mi facevano sentire un brutto anatroccolo, ma io mi sono sempre sentita una strega».