Il Sole 24 Ore, 9 marzo 2016
Sono italiani i paracaduti con cui la sonda ExoMars atterrerà su Marte
Paracadute italiani per atterrare su Marte. Il primo atterraggio sul pianeta rosso di una sonda spaziale europea – ExoMars, lancio previsto il 14 marzo – avverrà con l’aiuto di paracadute prodotti da una piccola-media impresa italiana. La Aero Sekur di Aprilia (Latina) si è salvata diversificando la produzione per resistere alla forte contrazione nell’uso del suo prodotto storico, il paracadute.
L’impegno nella ricerca ha portato a nuove applicazioni nell’aerospazio e nella difesa. Dai galleggianti gonfiabili per elicotteri – airbag giganteschi – in caso di ammaraggio, incluse le zattere per l’equipaggio, ai serbatoi flessibili per automezzi blindati ed elicotteri. Se il serbatoio viene colpito da una pallottola, il foro si richiude in pochi istanti, per evitare l’uscita del carburante che provocherebbe un incendio. Un elicottero Mangusta delle forze armate italiane è stato colpito in Afghanistan: il serbatoio si è richiuso, il velivolo ha potuto proseguire il volo, l’equipaggio si è salvato.
«Tutto quello che produciamo ha a che fare con il tessile e l’aria. Quattro galleggianti tengono a galla un elicottero da 7 tonnellate», spiega Silvio Rossignoli, l’imprenditore che guida Aero Sekur, controllata al 54% dal fondo inglese Tosca Penta. L’azienda ha un fatturato di oltre 36 milioni di euro nel 2015 e circa 230 dipendenti, di cui 36 ingegneri, tra Aprilia e Caselle Torinese, dove ci sono le produzioni per il settore spazio, Arenzano (Genova) e San Pietro Infine (Caserta). Le ultime due fabbriche sono dedicate alla commessa per il cacciabombardiere F-35, bandita da Northrop Grumman nel 2011, per realizzare gli “hangar gonfiabili”. È una struttura che copre l’aereo per la manutenzione “in campo”, accompagnata da condizionatori che consentono di lavorare nei climi più diversi, dal deserto alle zone artiche. «Abbiamo ordini da Northrop fino al 2019», dice Rossignoli, puntualizzando che la commessa è legata al programma generale dell’aereo lanciato dagli Stati Uniti e non al contratto italiano. «Per l’F-35 l’anno prossimo dovremo crescere. Pensiamo di fare una nuova fabbrica in Basilicata, stiamo ancora trattando le condizioni».
Rossignoli non manca di esprimere qualche preoccupazione. «Negli ultimi tre anni siamo cresciuti di più del 10% all’anno. Possiamo continuare a crescere a questo ritmo. Ma siccome la base della crescita è la ricerca, se non ci daranno contributi pubblici dovremo finanziarci da soli». Nel 2015, secondo dati non definitivi, l’utile netto è diminuito da 0,8 a 0,6 milioni, l’indebitamento finanziario netto è aumentato da 18 a 20,4 milioni. Per quest’anno è previsto un fatturato di almeno 40 milioni. La cifra finale dipenderà anche dai rapporti con il principale cliente, il gruppo Finmeccanica che, secondo diverse imprese dell’indotto dalla Lombardia alla Campania, ha inasprito le condizioni a molti fornitori.