Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  marzo 09 Mercoledì calendario

Il pollicione non è più solo. Ora su Facebook si potranno esprimere altre cinque emozioni

È finita senza clamore una vera dittatura culturale a cui l’Occidente sottostava senza grosse rimostranze: il like di Facebook. Pollicione mono-emozione e, onestamente, anche un po’ mono-emozionante. Geroglifico moderno che viaggiava con la velocità degli spot. Unico neo: mentiva sfacciatamente. Impariamo molto presto nei primi anni di vita che il mondo – quando usciamo di casa al mattino anche con le migliori intenzioni – non può sempre piacerci. Come spiegherebbero gli psicologi noi esseri umani, a differenza di server e algoritmi, abbiamo bisogno di tutta la rosa delle emozioni per sentirci completi: la realtà non ha una sola dimensione. Il pollicione era ormai il vessillo del consumismo, la fumettistica rappresentazione di come ci vorrebbero i pubblicitari di fronte agli spot del loro prodotto. È vero, come direbbe Woody Allen, che siamo una generazione sistematicamente lobotomizzata da anni di trasmissioni televisive interrotte dalle musichette degli sketch con strani personaggi dai denti bianchissimi impossibili da avere nella vita reale, ma anche in quel mondo finto era ammesso più di un livello di emozioni. Il social network lo ha capito e dopo una fase di test in alcuni Paesi ha ampliato le possibilità di reazione aggiungendo al like altre cinque emozioni base. Va riconosciuto che l’operazione è stata raffinatissima, perché pur aggiungendo reazioni che potremmo classificare come negative (sono triste, sono arrabbiato, wow, ah! ah! grrr...), non è comparso il pollice verso. Si potrebbe discutere a lungo sulla lungimiranza di questa scelta: l’assenza di quello che era stato battezzato il dislike potrebbe essere una scelta positiva perché eviterà che venga usato contro le persone, trasformandosi in uno strumento di violenza verbale. Il pollice verso era usato dal senato romano per emettere una sentenza negativa e dagli antichi romani nel Colosseo per manifestare la propria volontà di condannare a morte il malcapitato gladiatore. Dunque, dobbiamo riconoscere che forse è meglio così: una raffica di pollicioni versi avrebbe generato un facile strumento di tortura per i teenager. Ma allo stesso tempo non può sfuggirci che il modello di business di Facebook è la pubblicità e che l’assenza del pollice verso impedirà di criticare apertamente e senza mezzi tempi l’invasione degli spot. La dittatura (ah, ah!), comunque (wow!), è crollata (like!) senza gr...