La Stampa, 8 marzo 2016
Perché Carla Fracci continua a ballare
Scimitarra sguainata, volto fiero, atteggiamento minaccioso, l’aspetto di Carla Fracci è molto lontano dall’imitazione che ne ha fatto Virginia Raffaele al Festival di Sanremo, una ballerina svaporata, persa nel suo mondo.
Ma la cosa le ha fatto piacere. «Tantissimo, ci siamo anche sentite per telefono», spiega Nostra signora della Danza che in questi giorni, alla soglia degli 80 anni (li compirà il 20 agosto) è piena di progetti e si divide fra Roma e Lecce per affrontare un nuovo personaggio: «Sarò la regina Thalassa, la dea del mare, un ruolo creato da Fredy Franzutti per Shéhérazade e le mille e una notte con il Balletto del Sud».
Debutto sabato a Foggia, poi al Teatro Nuovo di Torino il 16 marzo e quindi a Bari ad aprile. La signora appartiene alla schiera di leggende inossidabili della scena. Se personaggi come Zizi Jeanmaire o Alicia Alonso hanno preferito ritirarsi a vita privata, lei di appendere le scarpette al chiodo neanche ci pensa: «È il pubblico che me lo chiede; è quasi un plebiscito, ricevo sempre un’incredibile accoglienza. Per spostarmi in città mi servo di taxi perché se salgo su un mezzo pubblico la gente mi riconosce e mi festeggia». E lei, che ha un carattere riservato, aggiunge: «È imbarazzante. Ma è lì che trovo la forza di continuare».
La forza fisica però è un’altra cosa. Col passare degli anni il corpo, benché temprato, di una ballerina diventa fragile: «Faccio gli esercizi giusti per me, ogni giorno la sbarra con i miei maestri, persone straordinarie che danno sempre una mano». L’importante è non fermarsi e Carla Fracci non si ferma mai: «Ho continuato a partecipare a diversi eventi dopo aver lasciato la direzione dell’opera di Roma. Per esempio l’Orfeo e Euridice di Gluck o uno spettacolo su Artemisia Gentileschi. Ho scritto un libro sulla mia vita, Passo dopo passo».
Ora c’è questa Shéhérazade che non segue la trama del balletto di Fokin e Bakst per i Ballets Russes, incentrata sulla bella Zobeide e lo schiavo d’oro: «Qui si riparte dai Racconti delle Mille e una notte e dalle avventure di Sindbad il marinaio. Il mio personaggio è solo apparentemente malvagio. Insegue Sindbad per recuperare il gioiello sottratto in India alla dea Kalì. Alla fine si rivela un essere benevolo, un po’ come la Regina della Notte nel Flauto magico di Mozart. È un viaggio fra l’India e la Palmira e intende essere anche un omaggio alla cultura dell’Islam».
Per fare uno spettacolo a serata intera Fredy Franzutti ha inserito nel poema sinfonico altre musiche di Rimskij-Korsakov: «Per esempio la Canzone indiana dall’opera Sadkò in una registrazione d’epoca del tenore svedese Jussi Björling, su quella ha costruito un grande assolo per me».
In scena c’è anche un attore che recita, fra l’altro, dei versi di Montale, il poeta che cantò la ballerina. Con il coreografo Fredy Franzutti Carla Fracci ha una lunga consuetudine: «Ha lavorato con me all’Opera di Roma: aveva realizzato la ricostruzione di Bacchus et Ariane di Albert Roussel con le scene e i costumi di Giorgio De Chirico. Ha una cultura coreografica di prim’ordine».
Ma Carla Fracci continua a pensare al futuro della danza in Italia e non ha rinunciato al suo antico progetto di una compagnia che porti la danza nei teatri italiani. Spiega: «Per esempio una grande città come Torino potrebbe diventare un centro di produzione. Per contrastare la chiusura di tante realtà di balletto classico. Penso a una troupe che porti spettacoli dove non ci sono compagnie di danza».