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 2016  marzo 08 Martedì calendario

La scivolata della bella, altera e strapagata Sharapova

Stavolta è una sfilata mesta, forse l’ultima passerella per la top model del tennis. Maria Sharapova scivola goffa su una pillola. Lei così elegante, altera, distante, inciampa nell’umanità di un peccato da disperati. Eppure ha potuto tutto, aveva tutto: la più pagata, amata, cliccata e per gli stessi motivi chiacchierata e anche odiata. Quelle grida da troppi decibel sui court, mal sopportati soprattutto a Wimbledon dove Maria è nata davvero: lì, a 17 anni, la terza più giovane di sempre sull’erba londinese, vinse il primo dei suoi 5 Slam. Serena Williams spodestata del titolo da una russa della Siberia, nata lontano da Chernobyl per via di Chernobyl, più forte e pure più bella della Kournikova. Per la gigante americana fu solo l’inizio dei guai: avrebbe potuto vincere tutto come infatti ha fatto Serenona, ma quella ragazzina bionda le avrebbe per sempre rapinato la scena. Sulle copertine, nelle pubblicità, pure sulle carte della caramelle (le Sugarpova) trovi Maria. Il glamour con la racchetta: per i suoi completi neri in campo compreso una specie di tuxedo femminile, come andasse a una prima alla Scala. Straziante raffinatezza, anche in tempi in cui il gusto ha virato troppo spesso su accostamenti rosa fluo e verde ramarro, lei entrava in campo col suo passo lieve e leggermente alieno. Separata dalla massa sudata e faticante, anche per lo stipendio. L’atleta donna più pagata al mondo: 29,5 milioni di dollari nel 2015, di cui 23 dagli sponsor. La seconda giocatrice di sempre (dietro Serena) che ha guadagnato più dollari dai montepremi: 36,5 milioni. 21 settimane da numero 1 in totale in carriera (la prima volta nel 2005), ma la Sharapova è Number One da un decennio nella letteratura sportiva al femminile. In Florida per diventare Sharapova, da Nick Bollettieri, Maria ci è andata su consiglio della Navratilova con una borsa studio colletta. Forse anche per questo non ha mai dimenticato il deserto delle sue origini: con le Nazioni Unite lavora a progetti per Chernobyl. La campionessa che vince e si impegna, e a cui raramente si scioglie il rimmel. Quei passetti in fondo al campo prima di servire la palla o riceverla, dando la schiena all’avversaria. Poi di colpo il saltino indietro per rimettersi in posizione. Le chiacchierate con se stessa in quei momenti, lunghe come una nenia angosciante. Anche i suoi tic sono diventati un marchio. Sexy e spaventosa, in questo unica. Pochi gli amori noti (Dimitrov), rare le amicizie. La grande bellezza è anche la grande solitudine di Maria, che scivola nel niente.