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 2016  marzo 08 Martedì calendario

La casa di Ugo Tognazzi a Velletri diventa un tempio della cucina

Del coté enogastronomico di Ugo Tognazzi si conoscono gli aneddoti (fra cui le classificazioni “pre-MasterChef” che gli amici davano ai suoi piatti durante le cene dei “12 apostoli”: cagata, grande cagata, grandissima cagata), un po’ meno le sue quattro pubblicazioni (Afrodite in cucina, La mia cucina, L’abbuffone e Il rigettario, oltre alla direzione del giornale “La nuova cucina”, durata ben 12 anni) e tanto meno il suo versante di sperimentatore (ai fornelli, ma anche coi vini). È da qui che è partito il figlio (e attore) Gianmarco Tognazzi (nella foto) inaugurando due settimane fa l’“Associazione Ugo Tognazzi” che ha sede nella sua storica casa di Velletri e presto diventerà un tempio della tavola d’autore.
«È nato tutto 7 anni fa con i vini, allora mi limitavo a riproporli come li faceva mio padre, etichette comprese: rustici. Per come ci siamo però abituati tutti alla qualità, oggi risulterebbero quasi imbevibili» ci dice in esclusiva Gianmarco Tognazzi, ridendo. «Poi ho pensato che se Ugo ci fosse ancora si sarebbe servito di tutte le tecniche moderne possibili e immaginabili, per come amava il “nuovo”, ed è così che nel 2011 – anche grazie all’incontro con Alessandro Capria – abbiamo messo in piedi i nuovi vini de “La Tognazza”, tutti ispirati alle battute dei suoi film: Il Tapioco (un bianco a base di Malvasia, Bellone e Chardonnay), Come se fosse (Merlot) e Antani (con Syrah e Cabernet Franc). Ma presto usciranno altri due prodotti qualitativamente superiori, e attualmente in fase di sperimentazione: il primo con Grechetto e Chardonnay, mentre l’altro dovrebbe essere a base Merlot e Cabernet Sauvignon”.
LA STRUTTURA
«Mi sono ritrasferito a Velletri qualche anno fa, sentivo il bisogno di tornare all’autenticità della campagna, quella in cui sono cresciuto, visto che il mestiere dell’attore non sempre ti permette di proporti per come vorresti. Ho allora pensato che la casa di Ugo, e la terra intorno, meritassero di più: è così che ho iniziato a ristrutturarla. Presto diventerà un museo dove poter ripercorrere tutta la carriera di mio padre, ma in tempi altrettanto rapidi verrà ultimata la risistemazione della cucina del casolare a fianco, dove Ugo avrebbe voluto aprire un ristorante chiamato sempre La Tognazza: perché la cucina, come la cantina dove si tengono i vini, è femmina”, precisa. Un ristorante in cui verranno utilizzati i prodotti di quella specie di “ranch”, dalle verdure (“Ugo amava il suo orto, è stato un antenato del chilometro zero”) al pollame, che verrà allevato seguendo tutti i crismi del caso».
Gianmarco Tognazzi si metterà per caso ai fornelli? «Non credo, non amo cucinare, preferisco mangiare», prosegue, «Piuttosto quell’area ci servirà per ospitare degli chef stellati che di volta in volta potranno riproporre i piatti di Ugo, tipo il suo celebre risotto allo champagne». Tra il “ristorante”, la casa e il giardino si svolgeranno anche numerosi eventi di teatro, musica, letteratura e cinema, sempre accompagnati dalla degustazione dei vini de La Tognazza: «Abbiamo iniziato sabato scorso con uno spettacolo di cabaret/brani dal vivo/racconti – Atti Oshany in luogo pubblico – realizzato da Shany Martin, un artista che ha lavorato a Edicola Fiore, cioè con Fiorello, ed Enrico Brignano». Il 10 aprile si segnala un curioso corso di potatura degli ulivi, mentre a breve ne partirà uno di avvicinamento al vino che durerà diversi incontri e consterà di vari ospiti importanti. Altro che supercazzola!