Corriere della Sera, 8 marzo 2016
Che fine hanno fatto i provvedimenti per rimborsare i risparmiatori raggirati dalle 4 banche fallite?
È certamente strano che un membro del governo, addirittura il viceministro dell’Economia, non sappia spiegarsi il perché del ritardo dei provvedimenti per rimborsare i risparmiatori raggirati dalle 4 banche fallite (Etruria, Marche, CariFerrara e CariChieti) che lo stesso esecutivo deve emanare. La denuncia di Enrico Zanetti è solo l’ultimo episodio di una condotta che finora è apparsa incerta e contraddittoria. Ricordiamo tutti il travaglio dell’esecutivo, colto di sorpresa dal fallimento dei 4 istituti di credito; sconfitto nel braccio di ferro con la commissione europea per attenuare gli effetti del bail in; e infine in difficoltà nel trovare una soluzione che rassicurasse i risparmiatori (non solo i 12.459 possessori di obbligazioni subordinate delle 4 banche).
Difficoltà che il governo ha cercato di superare mandando fin da gennaio un messaggio chiaro all’opinione pubblica: faremo presto e i risparmiatori truffati riavranno tutto, «fino all’ultimo centesimo», come ha ripetuto l’altro ieri Matteo Renzi, in tv. Solo che nel frattempo sono passati più di due mesi e mancano un paio di settimane alla scadenza fissata nella legge di Stabilità per l’emanazione dei provvedimenti. Ci ridurremo all’ultimo minuto, come al solito? Il ritardo, e Zanetti lo sa bene, è colpa dello stesso governo. Che a un certo punto, proprio per accelerare, aveva pensato di chiudere la partita con un decreto legge, anziché con un dpcm (decreto della presidenza del Consiglio) e un decreto interministeriale (Economia e Giustizia), come previsto dalla Stabilità. Poi ci ha ripensato ed è tornato sulla via originaria. Che però, a differenza di una legge, potrebbe non bastare ad evitare la temuta valanga di ricorsi. Per questo il governo ha chiesto una valutazione preventiva al Consiglio di Stato. Fare le cose per bene è importante. Ma in questo caso, anche farle presto.