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 2016  marzo 08 Martedì calendario

Nel favoloso mondo delle lacrime, che altro non sono che microscopiche opere d’arte degne di un Pollock

«C’è una lacrima nascosta che nessuno mi sa disegnare». L’aveva intuito già Fabrizio De André, che le lacrime non sono riproducibili. Ovviamente gli scienziati lo sanno da tempo: le lacrime, ingigantite sotto le lenti di un microscopio, hanno forme mai identiche tra loro. E non solo per le diverse composizioni chimiche: più ricche di lisozima oppure più dense di prolactina. Ma per mille ragioni che sfuggono ai più e che non dipendono dalla causa scatenante o dall’identità di chi le produce.
Chissà se qualcuno ha indagato la qualità chimica delle lacrime di coccodrillo e di quelle prodotte dal latte versato. Fatto sta che il fotografo olandese Maurice Mikkers è rimasto allibito nel gennaio 2015 quando, dopo aver picchiato un piede contro il tavolo della cucina, ha visto le stelle: e ha subito pensato di raccogliere una lacrima (di dolore) con la pipetta da laboratorio per posarla sul vetrino di un microscopio. Che cosa ha scoperto? Ha scoperto un mondo. Il fantastico mondo della morfologia delle lacrime. Non solo, quando ha esaminato un’altra sua lacrima, ha constatato che il microscopio gli restituiva un’immagine completamente difforme dalla prima. E da allora non ha più smesso di piangere (e di far piangere), avviando un progetto artistico intitolato Imaginarium of Tears (L’immaginario delle lacrime) in cui ha riunito un’infinità di gocce lacrimali ravvicinate invitando (nel suo studio) decine di persone a sottoporsi al suo esperimento artistico-scientifico: con la richiesta di piangere portandosi da casa un oggetto capace di favorire la lacrimazione, il libro o il film più emozionante. Nei casi di estrema imperturbabilità, Mikkers avrebbe tirato fuori la cipolla o il ventilatore: e si spera che non abbia mai dovuto ricorrere a oggetti contundenti. Lacrime di dolore, di commozione, da acido sulfenico, da raffreddamento o da allergia, purché lacrime fossero.
Ogni lacrima (liquida, evaporata, basale, emotiva o di riflesso) un paesaggio unico, irripetibile, e sempre bellissimo. Degno di diventare un’opera d’arte astratto-informale o espressionista, l’arte contemporanea meno concettuale e più materica: fiocchi di neve elegantemente distribuiti in una sfera irregolare, infiorescenze, foglie d’edera vaganti nel vuoto, boschi innevati di pino, pianeti nebulosi, stelle marine, agglomerati di simil-fibre nervose in movimento.
Una pinacoteca: lacrimiamo come nulla fosse, e senza saperlo, microscopici capolavori (in bianco e nero) di Pollock, Capogrossi, Tancredi, de Kooning... Ora, come rivela la rivista online Quartz, Mikkers, dopo aver sperimentato il suo talento fotografico in pubbliche performance lacrimali (per esempio alle conferenze Ted di Amsterdam), ha deciso di mettere a frutto il suo passato di tecnico di laboratorio e sembra più interessato a studiare le ragioni di tanta difformità visiva.
La prima domanda è: l’occhio destro, nella stessa occasione, produce le stesse lacrime dell’occhio sinistro? E poi: si riesce a distinguere la tristezza, il lutto, il dolore fisico, il riso? Ovvero: fisica e metafisica della lacrima.