8 marzo 2016
La Turchia raddoppia le sue richieste (sei miliardi anziché tre) per garantire all’Ue di bloccare sul suo territorio i maxi-flussi di profughi • Luca Varani è stato torturato per una notte intera • Arrestata per tangenti la sindaca di Maddaloni • Scambio di soldi ai seggi del Pd a Napoli • Ogni lacrima ha una forma diversa • Padma Lakshmi dice che l’ex marito Salman Rushdie è ossessionato dal sesso
Turchia La Turchia ha aumentato le sue richieste per garantire all’Ue di bloccare sul suo territorio i maxi-flussi di profughi siriani, iracheni e afghani diretti principalmente verso la Germania. Il premier turco Ahmet Davutoglu, incurante delle proteste di molti Paesi Ue per l’ennesima violazione della libertà di stampa con l’occupazione della polizia nel giornale d’opposizione Zaman, ha sollecitato i 28 capi di Stato e di governo dell’Ue a un raddoppio dei tre miliardi promessi dall’Europa fino al 2018. Ha aggiunto una accelerazione nel processo di adesione all’Ue sostenendo che «la Turchia è pronta». Per ogni migrante illegale ripreso vuole dare in cambio un rifugiato. Da Istanbul il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha protestato perché i primi tre miliardi Ue ancora non arrivano. Angela Merkel punta sull’accordo con Ankara per promettere uno sbarramento efficace ai molti elettori tedeschi preoccupati dalla sua politica di «porte aperte» ai rifugiati. Il presidente francese François Hollande, pur in linea con Berlino sull’accordo, ha esortato «a essere estremamente vigili sulla libertà di stampa». Renzi, che appoggia Merkel per avere in cambio la revisione del Trattato di Dublino, ha minacciato il veto se l’accordo con Ankara non includerà il rispetto della libertà di stampa (Caizzi, Cds).
Varani Luca Varani è stato torturato dalla notte di giovedì 3 marzo, poi ucciso la mattina del giorno successivo, con una coltellata al cuore. Quando i carabinieri sono entrati nell’appartamento di Manuel Foffo al Collatino, nella serata di sabato, la lama era ancora conficcata nel petto del ragazzo di 23 anni attirato in una trappola dall’amico del padrone di casa, Marc Prato, organizzatore di eventi gay. Ora dopo ora gli investigatori del Reparto operativo stanno ricostruendo i momenti da incubo vissuti dal giovane massacrato dalla coppia di ragazzi che, annebbiati dall’alcol e dalla cocaina — avrebbero speso 1.800 euro in droga —, volevano (ed è questa la convinzione di chi indaga) uccidere qualcuno a tutti i costi. «Per vedere che effetto che fa», avrebbe detto Foffo. Secondo il verbale reso dal padrone di casa, la droga sarebbe stata portata da Marc Prato, che più volte avrebbe chiamato uno spacciatore per rifornirsi. Dai primi responsi dell’autopsia è emerso che Varani è stato seviziato a lungo, dopo essere stato tramortito con un martello. Decine di ferite, da punta e taglio, hanno devastato il volto e il collo. Dettagli di una mattanza che oggi saranno analizzati dal gip nell’udienza di convalida del fermo di Foffo e Prato accusati di concorso in omicidio premeditato aggravato dalla crudeltà. In aula verrà ripercorso quanto è accaduto da mercoledì, quando i due universitari — ora a Regina Coeli — hanno organizzato il loro festino. Giovedì poi sono usciti in macchina per fare un giro, forse per cercare una vittima da sacrificare, fino a quando la scelta è caduta su Varani, che Prato già conosceva negli ambienti dei locali notturni. Quest’ultimo avrebbe telefonato al ragazzo proponendogli 100 euro per un incontro sessuale nell’appartamento di via Igino Giordani e la vittima avrebbe accettato. «Ricordo - mette a verbale Foffo — che il 4 marzo Marco ha mandato un messaggio WhatsApp a Luca. Quando è arrivato c’è stato quasi un tacito accordo tra me e Marco: gli abbiamo offerto alcol nel quale aveva versato Alcover. Poi Luca ha sofferto tanto». Stordito con il farmaco narcotizzante e con un colpo alla testa, il ventenne è così finito, nudo, in balìa dei due. Ucciso Varani, Foffo e Prato hanno ripulito la scena del delitto — il pavimento della camera da letto e il bagno —, fatto sparire gli abiti della vittima e il suo telefonino. «Poi abbiamo passato la giornata e abbiamo dormito con il morto in casa», avrebbe raccontato il proprietario dell’appartamento (Frignani, Cds).
Varani 2 Marta Gaia Sebastiani, fidanzata di Luca Varani, ha raccontato ai carabinieri che alle 9.30 di venerdì mattina dal cellulare di Luca le è arrivato un sms. “Ti chiamo più tardi”, c’era scritto. Ma a quell’ora, secondo il medico legale, Varani era già morto. A rispondere alla ragazza sarebbe stato uno dei killer (ibidem).
Varani 3 Valter Foffo, padre di Manuel, titolare del ristorante «Dar Bottarolo» a Pietralata e di un’agenzia di pratiche automobilistiche in cui lavora anche l’altro figlio, Roberto, avvocato: «Voglio credere che sia stata la droga a mandarlo fuori di testa, altrimenti cosa dovrei pensare, di aver generato un mostro?» (Dellapasqua, Cds). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del Giorno]
Maddaloni Arrestata ieri per tangenti Rosa De Lucia, sindaco di Maddaloni, provincia di Caserta. Finito in carcere anche l’imprenditore Alberto Di Nardo, assegnatario dell’appalto per la raccolta dei rifiuti. Secondo quanto è emerso dalle indagini, il sindaco De Lucia intascava da Di Nardo in media diecimila euro al mese garantendogli in cambio il continuo rinnovo del servizio rifiuti che l’imprenditore aveva ottenuto nel 2011 con assegnazione diretta, ma anche una serie di coperture, come l’annullamento di multe o l’esenzione di fatto dall’obbligo di rispettare nei suoi depositi le normative sulla sicurezza. Ma l’affare più grosso sarebbe stato il rinnovo dell’appalto dei rifiuti, che avrebbe garantito a Di Nardo una commessa di 24 milioni di euro: in questo caso la tangente sarebbe stata di un milione e 200 mila euro. Secondo quanto riferito agli investigatori da un ex dipendente di Di Nardo, l’imprenditore avrebbe anche finanziato un viaggio all’estero, ad Antibes, fatto insieme dal sindaco De Lucia e dall’assessore alla Cultura Cecilia D’Anna (ora ai domiciliari). Nel corso di questo viaggio, sempre a dire del teste, le due donne, legate sentimentalmente, si sarebbero sposate (Bufi, Cds).
Napoli Un video realizzato da Fanpage.it a Napoli mostra una serie di scambi di denaro e indicazioni di voto che avrebbero favorito la vittoria di Valeria Valente, disegnando il rischio di un clamoroso ribaltamento del risultato. Siamo al seggio di Scampia, dove la vincitrice ha preso 297 voti contro i 102 di Antonio Bassolino. Un uomo spiega a una ragazza come deve votare: «Metti una croce su Valeria Valente, non sugli altri, su Valeria, è una femmina». Poi, quando quella esce, qualcuno gli fa: «Vai a darle l’euro, vai». E lui: «Aspettiamo prima se esce. Se esce glielo do». A Villa San Giovanni Valente si impone con 300 preferenze contro le 45 per Bassolino. Fuori dal seggio Gennaro Cierro, presidente della VIII municipalità, accoglie due persone che spiegano di avere «solo la tessera». Dalle immagini Cierro sembra consegnare loro 10 euro spiegando che per votare «ne serve solo uno a testa». Sempre a San Giovanni in un altro seggio Valente si impone con un distacco considerevole: 591 a 159 su Bassolino. Le telecamere nascoste filmano il consigliere Antonio Borriello mentre distribuisce monetine da un euro a un capannello di persone. Lui non nega ma spiega: «L’ho fatto per non essere scortese come partito. Faceva freddo, erano venuti lì, non avevano l’euro e così gliel’ho dato io. Avrei fatto lo stesso al bar per un caffè» (Maesano, Sta).
Lacrime 1 Le lacrime, ingigantite sotto le lenti di un microscopio, hanno forme mai identiche tra loro. E non solo per le diverse composizioni chimiche: più ricche di lisozima oppure più dense di prolactina. Ma per mille ragioni che sfuggono ai più e che non dipendono dalla causa scatenante o dall’identità di chi le produce (Di Stefano, Cds).
Lacrime 2 Il fotografo olandese Maurice Mikkers nel gennaio 2015, dopo aver picchiato un piede contro il tavolo della cucina, ha subito pensato di raccogliere una lacrima (di dolore) con la pipetta da laboratorio per posarla sul vetrino di un microscopio. E ha scoperto il mondo della morfologia delle lacrime. Quando ha esaminato un’altra sua lacrima, ha constatato che il microscopio gli restituiva un’immagine completamente difforme dalla prima. E da allora non ha più smesso di piangere (e di far piangere), avviando un progetto artistico intitolato Imaginarium of Tears (L’immaginario delle lacrime) in cui ha riunito un’infinità di gocce lacrimali ravvicinate invitando (nel suo studio) decine di persone a sottoporsi al suo esperimento artistico-scientifico: con la richiesta di piangere portandosi da casa un oggetto capace di favorire la lacrimazione, il libro o il film più emozionante. Nei casi di estrema imperturbabilità, Mikkers avrebbe tirato fuori la cipolla o il ventilatore (ibidem).
Rushdie 1 Padma Lakshmi, ex modella e presentatrice televisiva, per cinque anni moglie di Salman Rushdie, autore de I versi satanici (hanno divorziato nel 2009) in un libro descrive l’ex come un uomo insensibile, freddo, geloso, ossessionato dal sesso al punto da definirla «un cattivo investimento» quando lei rifiutava le sue avance. Lakshmi racconta pure che Rushdie sosteneva che la malattia della modella — l’endometriosi — fosse in realtà una scusa per non fare sesso. Proprio l’endometriosi è stata la causa del litigio finale: lei tornò a casa dalla clinica dopo un intervento di 5 ore e il giorno successivo lui partì per un viaggio di lavoro spiegando che «the show must go on». Lei, appena fu in grado di camminare, si recò da un avvocato divorzista. Nella sua autobiografia, Joseph Anton, Rushdie parlando di Padma Lakshmi l’aveva descritta come «la modella americana di origine indiana che aveva grandi ambizioni e progetti segreti», dal «regale narcisismo», affetta da sbalzi d’umore e avida, «tanto ambiziosa da cancellare ogni altro sentimento», sincera nell’ammettere di portare «dentro una “me” cattiva che fa cose cattive». Rushdie aveva anche scritto della fine di quella storia: «Alla fine l’ha persa, ma è stato meglio veder svanire un’illusione e vivere nella realtà del mondo come è davvero» (Matteo Persivale, Cds).
Rushdie 2 La fama di Rushdie come marito e compagno non è buona. I quattro matrimoni del romanziere — con Clarissa Luard dal 1976 al 1987, con Marianne Wiggins dal 1988 al 1993, con Elizabeth West dal 1997 al 2004; e l’ultimo con Padma — sono sempre finiti malissimo. L’identikit è più o meno sempre quello: un uomo insicuro, geloso, meschino, ossessivo e fissato con il sesso, puntiglioso e arrogante. Anche l’ultima compagna Pia Glenn ha detto di lui dopo la fine della storia cose molto cattive («è immaturo e codardo»), guadagnandosi una risposta adeguatamente acida: «Pia è una donna instabile che porta sempre con sé un grande secchio radioattivo pieno di stress» (ibidem).
(a cura di Roberta Mercuri)