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 2016  marzo 08 Martedì calendario

Werner Faymann, il cancelliere austriaco che segue le orme di Orbán. Alla faccia della solidarietà

Mai dare credito definitivo al cancelliere austriaco Werner Faymann. Dev’essere stata questa la riflessione che hanno fatto ieri – e nelle settimane scorse – Alexis Tsipras e Angela Merkel. Lo scorso ottobre, a crisi dei rifugiati iniziata da poco più di un mese, Faymann, che con il primo ministro di Atene ha avuto un buon rapporto anche durante la crisi finanziaria, visitò due campi profughi in Grecia. Al che Tsipras si lasciò andare a definirlo «la faccia buona dell’Europa, la faccia della solidarietà». E della leader di Berlino, che ai migranti in fuga dalla Siria aveva aperto le porte della Germania e dell’Europa, il cancelliere di Vienna disse che aveva «mostrato un grande senso di responsabilità», che il problema dei rifugiati l’avrebbero risolto assieme. 
Questo era l’autunno 2015. Nei primi mesi del 2016, Atene e Berlino – due capitali in questo momento piuttosto vicine sulla gestione europea dei profughi – hanno scoperto che con l’anno nuovo c’è anche un Faymann nuovo. Prima criticava il premier ungherese Viktor Orbán per i muri che alzava, ora segue orme simili: ha deciso che l’Austria accetterà di dare asilo a 80 rifugiati al giorno e ne lascerà passare quotidianamente, diretti in Germania, 3.200, non di più. Una capriola politica di tutto rispetto, per il leader dell’Spö, i socialdemocratici austriaci che a Vienna guidano un governo di Grande Coalizione con i cristiano-democratici dell’Övp. Quando il governo austriaco ha annunciato la svolta restrittiva, la Commissione europea ha fatto sapere che si tratta di una decisione «palesemente incompatibile» con la Convenzione di Ginevra di cui Vienna è tra i fondatori, con la Convenzione sui Diritti Umani e con la Carta dei Diritti Fondamentali della Ue. Faymann ha risposto che Bruxelles ha certi legali, Vienna i suoi. 
Faymann è un cancelliere piuttosto discusso anche sul piano personale, in Austria. Spende parecchio denaro pubblico per coiffeur e consulenti di stile (uno dei governanti meglio vestiti, secondo Vanity Fair ). E coltiva amicizie nel jet-set, a cominciare dalla gloria nazionale Arnold Schwarzenegger. Le ragioni della svolta, però, sono più politiche. Da una parte, il sospetto che la Germania voglia fare dell’Austria la camera di attesa per i profughi rallentati alla frontiera tra i due Paesi. Soprattutto, dall’altra, il clima politico interno in Austria, dove i due partiti storici che hanno governato il Paese nel dopoguerra, oggi alleati nella Grosse Koalition, sentono il fiato sul collo delle formazioni xenofobe e nazionaliste, in netta crescita: nelle elezioni del 2013, socialdemocratici e cristiano-democratici hanno raccolto appena più del 50%, in ribasso dal 78% del 2002. Alle elezioni che si debbono tenere entro il 2018 rischiano di non potere più nemmeno governare assieme e di essere superati dai partiti anti immigrati. Così, Faymann ha pensato di diventare egli stesso duro con gli immigrati. E con Tsipras e Merkel.