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 2016  marzo 05 Sabato calendario

Monica Mondardini, la signora dei giornali

Il nascente primo polo editoriale italiano rappresentato dai quotidiani La Repubblica, La Stampa e Il Secolo XIX (oltre alle 18 testate locali della Finegil e tre emittenti radiofoniche) avrà un’impronta femminile. Perché alla guida del nuovo Gruppo L’Espresso ci sarà Monica Mondardini, che dal 1° gennaio 2009 è il top manager della società editoriale di casa Cir.
La manager romagnola, classe 1960, nubile e accanita fumatrice, non vivrà la classica crisi del settimo anno. E, nonostante le sirene provenienti da Trieste, targate Generali, resterà al suo posto. Contando sul pieno appoggio della famiglia De Benedetti, ma anche dei nuovi alleati: gli Agnelli-Elkann e i Perrone. Un sodalizio, sigillato da un patto di sindacato che sarà firmato dalle holding Cir ed Exor, che torna in auge esattamente a 40 anni di distanza da quei 100 giorni vissuti da Carlo De Benedetti ai vertici dell’allora Fiat (oggi Fca), chiamato da Gianni e Umberto Agnelli. E proprio quest’anno, le holding Cir e Cofide  festeggiano i 40 anni di vita. E lo fanno nel modo migliore: con l’operazione che rivoluziona il mercato editoriale e imprime una svolta al necessario consolidamento di un segmento, quello della carta stampata, che nel quinquennio 2010-2014 ha visto i primi otto player perdere quasi 2 miliardi di giro d’affari (fonte Ufficio studi Mediobanca), con i ricavi da diffusioni calati del 30%. Un contesto nel quale la raccolta pubblicitaria complessiva è diminuita del 40%.
Ora in scia al matrimonio – che si definirà comunque entro il 31 marzo 2017 – altre case editrici dovranno studiare merger e aggregazioni (vedere articolo a pagina 13). Mentre nel frattempo, Mondardini dovrà lavorare all’integrazione, studiando il modo migliore per non disperdere il valore dei marchi e dei prodotti e assicurando al contempo lo sviluppo che sarà soprattutto in ambito digitale e multimediale. Ovviamente, una manager di carattere e dai modi decisi come lei non potrà non intervenire su tutte le voci di costo (gli analisti stimano risparmi e sinergie per il 15-20%), giornalisti compresi.
La dirigente, laureatasi in Scienze statistiche ed economiche all’Università di Bologna, è partita proprio dall’editoria: ha iniziato nel 1985 nel gruppo Fabbri, finito poi a metà anni Novanta a Rcs  e ora in procinto di finire sotto il cappello della Mondadori, e ha proseguito la carriera, a partire dal 1990, nel gruppo francese Hachette.
Per questo il suo rientro nel business, datato gennaio 2009, dopo una lunga e brillante carriera nel gruppo Generali (dapprima Europ Assistance e poi a capo di Generali Spagna), non ha stupito il mercato e i competitor. Chiamata dall’Ingegner Carlo De Benedetti e dal figlio primogenito Rodolfo (quasi coetaneo della Mondardini, essendo nato nel 1961), in pochi anni è riuscita a risanare L’Espresso, il primo grande gruppo media che ha deciso di tagliare, ristrutturare e rivedere le sue strategie. Al punto che nel periodo 2009-2015 ha generato, unico caso tra gli editoriali quotati, utili per 167 milioni (i profitti 2015 sono stati di 17 milioni) a conferma della solidità del business.
Queste sue doti, particolarmente apprezzate da Carlo De Benedetti, l’hanno poi fatta portato, nel maggio del 2013, ai vertici anche della holding Cir  che proprio in quel momento necessitava di una figura forte e decisa per trovare una soluzione al problema del forte indebitamento (1,8 miliardi) di Sorgenia, il business energetico nato per diversificare le attività e che dopo una prima fase (10 anni) di buon risultati è incappata nella crisi dei consumi e non si è più rialzata finendo schiacciata dall’eccessivo indebitamento e finendo per essere poi ceduta, e quindi, salvata, nel luglio di due anni fa alle banche creditrici.
Archiviata questa fase, le attenzioni di Mondardini si sono tutte spostate sullo sviluppo degli altri business di Cir. A partire dalla Sogefi (componentistica automotive) che tra la primavera del 2013 e lo scorso anno ha visto avvicendarsi due amministratori delegati (Guglielmo Fiocchi ha preso il posto di Emanuele Bosio a sua volta sostituito dal francese Laurent Hebenstreit, visto che il mercato transalpino è il principale per la società) continuando a crescere a livello internazionale e a macinare risultati: nel 2015 ricavi per 1,5 miliardi, mol di 115,5 milioni e risultato positivo, benché in calo, per 1,1 milioni.
E se per la controllata Kos (sanità) si sta definendo il riassetto societario, con il probabile ingresso del fondo F2i al posto di Ardian, in un’operazione che valorizza la società da 5 mila dipendenti e 75 strutture in gestione tra gli 800 milioni e il miliardo, per il Gruppo l’Espresso la strada è stata segnata dal merger con Itedi. Del resto, Mondardini, uno dei pochi top manager italiani ad avere avuto una carriera internazionale di tutto rispetto (siede anche nel board della banca francese Crédit Agricole), godendo inoltre del riconoscimento della famiglia reale spagnola e di buona parte dell’establishment transalpino, lo aveva già annunciato durante l’assemblea dei soci di Cir  del 2015. Le priorità erano: la concentrazione sulle tre partecipazioni industriali, la razionalizzazione degli investimenti non core e l’impegno di risorse disponibili (al momento la holding ha quasi 400 milioni di liquidità a livello di capogruppo) dando la priorità al rafforzamento dei business presidiati. Il prossimo banco di prova sarà rappresentato dai piani di consolidamento della casa editrice. Nel frattempo, l’ad di Cir, che continua a trattare a forte sconto (36% per Equita e 47% per Akros rispetto al nav), deve approvare i conti 2015 che lunedì 14 potranno beneficiare anche dei 42 milioni di plusvalenza incassati dalla cessione del 17,4% nella scuola di formazione svizzera Seg. Ed è probabile che Cir  torni a distribuire un dividendo che manca dal 2011. Il modo migliore per festeggiare i 40 anni d’attività e celebrare il lavoro della nuova signora dei giornali.