ItaliaOggi, 5 marzo 2016
Distrutte in Ucraina 800 statue di Lenin
Roba da far accapponare la pelle a chi ha ancora il cuore rosso, ai vecchi comunisti che quando posano gli occhi su una falce e martello gli scende una lacrima. Ma in Ucraina il percorso di desovietizzazione continua senza tregua e cancella anche quello che ormai era semplicemente storia.
Nel villaggio di Kalini via Lenin è diventata via John Lennon: dall’omaggio del leader della rivoluzione bolscevica al ricordo del cantante dei Beatles. E questo è solo l’ultimo esempio del processo di rinominazione di vie, piazze, paesi e anche città che è in atto in Ucraina, da quando nell’aprile del 2015 il parlamento ucraino ha votato la legge sulla decomunistizzazione del paese, voluta dal presidente Petro Poroshenko per smarcare la nazione dalla Russia e dal suo passato sovietico.
Sono già 900 i centri abitati che hanno cambiato nome, a resistere al cambiamento voluto da Kiev sono solo le regioni di Donetsk e Luhansk, l’area del Donbass filorussa, quella che si sente vicina a Vladimir Putin, e che è sconvolta dalla guerra civile.
Nel gennaio scorso Volodymyr Vyatrovych, direttore dell’istituto della memoria nazionale di Kiev (l’organismo che si esprime sui nuovi nomi), aveva detto che più di ottocento statue di Lenin erano state smantellate in Ucraina, sottolineando come il processo di decomunistizzazione fosse «spontaneo» e iniziato «ben prima dell’adozione della legge».
La toponomastica cambia in fretta e riguarda anche centri importanti. La città di Illichivsk, per esempio, non esiste più: il centro portuale dedicato a Vladimir Ilych Lenin è stato ribattezzato Chornomorsk, vale a dire città sul Mar Nero. E anche la squadra di calcio dell’Illichivets Mariupol deve cambiare il suo nome: diventerà Mettalurg o Fk Mariupol.
Le piazze rosse sono diventate rosa e i nuovi viali dell’inverno o dell’estate hanno preso il posto di quelli dedicati ai personaggi del partito comunista. In altri casi sono state riproposte le vecchie denominazioni imperiali.
Qualche problema, tuttavia, c’è. Per esempio per Dnipropetrovsk, la terza città più grande dell’Ucraina intitolata a Hryhoriy Petrovsky, il primo leader della repubblica socialista sovietica d’Ucraina. La sua statua è stata abbattuta i primi giorni di febbraio, ma cambiare nome a una città così importante non è come cambiarlo a un villaggio sperduto nelle campagne. Tra le ipotesi in ballo ci sarebbe Dnipro, così come proposto dal comitato parlamentare, in riferimento al fiume che attraversa la città, o un ritorno al nome originale di Ekaterinaslava, in riferimento all’imperatrice Caterina II.
A Kiev, invece, si sta discutendo di cambiare il nome di via Mosca in via Stepan Bandera, in ricordo del leader nazionalista ucraino. Mentre il sindaco della capitale, l’ex pugile Vitali Klitschko, vorrebbe dedicare a Boris Nemtsov, il politico russo ucciso a due passi dal Cremlino, l’attuale Povitroflotski Prospect.