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 2016  marzo 05 Sabato calendario

Eco, gli intellettuali e gli appelli. Piccola considerazione

Uno dei privilegi dei morti è che fino al funerale tutti, anche i peggiori di noi, hanno diritto a parole affettuose, sofferte. Chiusa la bara, cominciano i «sì, ma», poi via via vengono fuori tutte le nostre turpitudini più nascoste. Nessuno di noi è puro, i nostri armadi contengono scheletri di varie pezzature, se poi sei vissuto a lungo avrai senz’altro compiuto atti moralmente commendevoli. A questo punto se sei un personaggio pubblico l’outing si impone. Ricordate Norberto Bobbio? In vita fu elevato al soglio di Papa laico, in tarda età fece outing su un episodio epistolare con Mussolini, lo fece con il Foglio, immagino per avere la certezza che venisse pubblicato (chapeau!).
Episodio banale per un cittadino comune, non per lui, e per cosa sarebbe diventato dopo morto. Confesso che da allora la mia stima verso Bobbio, prima tiepida, crebbe. Non solo, Bobbio fu uno dei pochi fra i sottoscrittori (tutti intellettuali doc) dell’infame proclama-documento del giugno 1971 contro il Commissario Calabresi, ma seppur 27 anni dopo, lui si pentì: «Rileggo con orrore quelle parole».
C’era un’altra lettera-appello, altrettanto infame, inviata alla Procura di Torino (ottobre ’71), con la quale molti degli intellò firmatari del precedente documento (ma non Bobbio), diedero sostegno pubblico alla lotta armata dei nemici della Stato: Umberto Eco c’era. Nessuna scusa ricevemmo da costoro. Ero convinto che sarebbe esplosa una polemica su questa doppia associazione, mai disconosciuta, del celeberrimo semiologo. Invece nulla. Curiosamente, la polemica è esplosa su un quotidiano svizzero, ove il direttore, ben articolandolo, ha avuto il coraggio di definire Eco «cattivo maestro».
Mal gliene incolse, un dotto lettore elenca le qualità di Eco (nessuno le discute), si aggrappa disperato alla «contestualizzazione» dell’evento (signor Christen, terreno scivoloso), ma non è in grado di rispondere alla banale domanda del direttore: «Com’è possibile che una persona colta, capace di utilizzare strumenti e metodi che permettono di distinguere i fatti dalle mistificazioni, sottrarsi alle mode, possa arrivare a tanto?».
Da uomo della strada tento una risposta: a volte, più sono intellò, meno sono uomini.